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Cosa succede quando i ribelli diventano una forza stabilizzatrice, quando il contropotere scende a patti col potere per ritagliarsi i propri spazi? C’è ancora la possibilità e l’opportunità di definirsi antisistemici? Suvvia, sono sicuro che nella nostra militanza politica o di curva questo tipo di interrogativi siano passati almeno per una volta nella mente di ognuno di noi. Ecco, probabilmente Puerta 7 è ciò che si avvicina di più a una tra le possibili risposte a tutti questi dubbi.
Ero molto curioso di vedere questa serie, sia per i pregevoli lavori realizzati in questi ultimi anni dal cinema sudamericano e sia perché affascinato dal tema delle barras argentine, che per molti aspetti rappresentano un alter ego rispetto all’impostazione “italo-centrica” dei classici gruppi ultras europei, già da prima che diverse curve del Belpaese ne scimmiottassero i cori o l’impostazione in curva. Certo, le differenze sono a tratti enormi, ma in fin dei conti esse riflettono tout-court quelle tra i due paesi.
“Nessuno si salva da solo”. E il calcio può rappresentare anche il riprendere in mano la propria vita, prima di ritrovare la libertà oltre le sbarre. È questa la storia dell’ASD Polisportiva Pallaalpiede, una squadra di calcio nata nel 2014 all’interno della casa di reclusione “Due Palazzi” di Padova e che costituisce un esempio unico a livello nazionale di squadra regolarmente iscritta a un campionato di Terza Categoria della FIGC.
La Polisportiva, che ha conquistato per quattro stagioni di fila la “Coppa disciplina” e ha vinto nel 2019 il campionato di Terza Categoria (girone C), ha avuto risonanza mediatica attraverso il documentario di impegno civile intitolato Tutto il mondo fuori, diretto dal regista Ignazio Oliva e andato in onda il 13 maggio 2020 sul canale 9. Il docufilm, le cui riprese sono terminate poco prima del lockdown imposto dall’emergenza sanitaria, ripercorre le storie di tre detenuti del carcere di Padova che, attraverso i progetti formativi e l’inserimento lavorativo, hanno avuto un’occasione di recupero e di rinascita. Troppo spesso la vita quotidiana dentro gli istituti carcerari è caratterizzata da storie di degrado, vessazioni e compressione dei diritti della persona, mentre in questa Comunità, modello avanzato nella gestione penitenziaria, si vuole dare voce ai racconti dei detenuti e dei loro familiari, degli agenti, del cappellano e degli educatori, in un’ottica di speranza.
Si fa un gran parlare in queste settimane della ripresa o meno dei campionati, non solo in Italia ma in tutto il calcio europeo e oltre. Tra protocolli sanitari arzigogolati e poco credibili e pressioni dettate da esigenze di business, si va verso una ripresa con gli stadi a porte chiuse e con l'incognita che da un giorno all'altro potrebbe di nuovo fermarsi tutto, se il virus dovesse decidere di tornare a farsi vivo in modo minaccioso.
In questo contesto stanno girando anche le prese di posizione degli ultras: c'è un comunicato firmato da centinaia di gruppi a livello europeo, ci sono altri comunicati e volantini più individuali e collaterali di singoli gruppi o singole città, ma sostanzialmente tutti sullo stesso tono. Il calcio senza gli spalti affollati dai tifosi non dovrebbe riprendere. Lineare, giusto, ineccepibile.
L'immensa crisi sociale ed economica che ha colpito il paese a seguito del dramma coronavirus riguarda tutti gli ambiti, compreso quello sportivo.
Per tante società trovare i fondi per affrontare la prossima stagione appare notevolmente complicato. Molte squadre rischiano di veder venire meno le proprie fonti di finanziamento a livello sia di proprietà che di sponsor, viste le difficoltà a cui molte aziende andranno incontro, e anche riguardo all’organizzazione delle attività di autofinanziamento che solitamente riempiono l’estate. Il presidente della Lnd parla addirittura della possibilità che scompaia una società su tre.