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Il 5 maggio 1992, allo stadio Furiani di Bastia, durante la semifinale di Coppa di Francia, 18 persone morirono e più di 2000 restarono ferite.
La causa fu la decisione dei dirigenti del club Corso di sostituire in qualche giorno la tribuna esistente (750 posti) con una struttura metallica (9300 posti), allo scopo d’accogliere più persone possibili per la partita.
È stato provato che i lavori furono realizzati senza i permessi di demolizione necessari e la Lega Corsa fu investita da accuse di corruzione relative all’emissione di un falso documento che attestava l’avviso favorevole della commissione di sicurezza.
Non esiste alcuna figura in campo sportivo, e in particolare in quello calcistico, che riesca a esaltare quel romanticismo, quel misticismo di cui è carica la figura del portiere. Storie di uomini veri, eccentrici, fissatisi, nel bene o nel male, nell’immaginario popolare, odiati, amati, esorcizzati.
Wilson, giornalista, scrittore sportivo, direttore del magazine trimestrale The Blizzard, con il suo Il portiere. Vite di numeri uno (titolo originale Outsider, Isbn edizioni, 2013), ci regala un libro che ripercorre, quasi come in un romanzo epico, le vicende dei più grandi interpreti di questo ruolo dagli albori del calcio fino ai nostri giorni. E lo fa intrecciando specificità tecniche e storie personali e sportive, al netto dell’umanità intrinsecamente solitaria dell’uomo con l’Uno sulle spalle.
Non è, o non è solo, un libro per addetti ai lavori, ma un libro che rende in qualche modo giustizia a una specificità sportiva che si è continuamente evoluta nei primi centocinquanta anni del calcio secondo un percorso non sempre lineare, ma tortuoso e pieno di contraddizioni.
Il 14 maggio 1948 nasceva ufficialmente lo Stato di Israele. Questa, a parere di chi scrive, rappresenta una vera e propria data nefasta, visto che, da quel momento, lo Stato sionista si è sentito autorizzato a effettuare una vera e propria politica di occupazione nei confronti del popolo palestinese senza che nessuno abbia mai fatto nulla per fermare ciò. Per fortuna, nel corso del tempo, sono stati parecchi gli ambiti in cui si è cercato, in vari modi, di fermare questa politica repressiva. E del resto, questa regione è sempre rimasta sottoposta al meccanismo degli aiuti internazionali, sia di natura umanitaria, che anche sociale e solidale. Tra questi ambiti, naturalmente, non poteva mancare quello sportivo. Un’idea che rientra appieno in questo campo ha, manco a dirlo, un forte lato sociale.
Abbiamo visto i nostri demolire uno stand che vendeva wurstel e rovesciare un grill a carbonella. L’intero accrocco è bruciato come una torcia sovradimensionata dentro lo stadio dell’Amicizia semibuio. Io e Kai siamo rimasti spalla a spalla a incitare il fuoco, con la luce delle fiamme che si riverberava sui nostri denti scoperti, mentre Tomek e Hinkel e Toller e mio zio si sono messi a tirare pugni ai poliziotti. Quelli li picchiavano con i manganelli, ma loro mica indietreggiavano. Anche se avevano solo le mani, si difendevano con quelle. Io e Kai ci siamo guardati e lui ha pensato la stessa cosa che ho pensato io, e abbiamo giurato entrambi che anche noi non saremmo mai indietreggiati e che un giorno saremmo stati lì con loro. In primissima fila. E abbiamo sigillato il nostro giuramento dandoci il cinque. Philipp Winkler, Hool (66thand2nd, 2018)
Hool, romanzo di esordio di Philipp Winkler (classe 1986), scrittore cresciuto nei sobborghi di Hannover, è stato tra i libri finalisti al Deutscher Buchpreis, il più importante premio letterario tedesco, e ha vinto il ZDF-aspekte-Literaturpreis 2016.