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Pensando a Lucca, mi è sempre venuto naturale definirla una “Verona di Toscana”. Tanto per l’indiscutibile bellezza del centro storico, quanto per una borghesia storicamente florida e fieramente reazionaria, e non di meno per una presenza neofascista, se non neonazista, particolarmente numerosa e spregiudicata, specie se messa a confronto con le città circostanti. E se la curva è sempre un fedele spaccato di ciò che è presente nella società, le conseguenze sono facilmente immaginabili. Un contesto difficile insomma per chi propone una qualsivoglia attività sociale che alluda alla solidarietà, o addirittura alla conflittualità “dal basso”: andando indietro negli anni non si contano le aggressioni, anche molto gravi, le prepotenze e le intimidazioni, come da tradizione sempre più che tollerate dalla pubblica autorità. E purtroppo questa tradizione non appartiene solo al passato, ma arriva fino a pochissimi giorni fa.
Alle estati costellate di fallimenti e ripescaggi, ricorsi e tribunali, eravamo ormai tristemente abituati da tempo. Il nostro amato e odiato calcio italiano martoriato in modo quasi folkloristico da cialtroni, arraffoni, truffatori, bancarottieri. Che con la passione dei tifosi giocano come maldestri equilibristi, pronti a promettere sorti magnifiche mentre rischiano a ogni passo di cadere nel baratro, trascinando tutto con sé. E con quell’equilibrio marcio tra istituzioni, sportive e non, di vario ordine e grado, che dispensano penalizzazioni e ripescaggi con logiche e dinamiche che a noi ignari abitanti della terra non verranno mai chiarite. Si è perso il conto di quanti anni siano che, dalla Serie B in giù, i playout e i playoff si disputano come un puro esercizio di stile: partite che per loro natura sono l’emblema del pathos, che nascondono tra le loro pieghe le lacrime di folle esultanza o di irreversibile disperazione, esprimono verdetti che non arrivano quasi mai fino a settembre.
Lo scorso fine settimana ha segnato l’inizio del campionato per alcune delle categorie in cui sono impegnate le compagini popolari che anche quest’anno ci apprestiamo a seguire domenica dopo domenica, nella speranza che le sfide sempre più difficili che ci si troverà ad affrontare possano essere un’ulteriore tappa di crescita e consolidamento. Quella appena trascorsa è stata infatti una stagione colma di successi e soddisfazioni, con ben undici promozioni tra le squadre inserite nella nostra schedina. L’entusiasmo è quindi del tutto appropriato, ma altrettanto importante è la consapevolezza che adesso c’è da resistere, da mettere radici nelle categorie conquistate senza farsi travolgere dalle maggiori difficoltà. Ci sarà da sudare e da non perdersi d’animo, saranno da festeggiare anche le salvezze e non solo le promozioni, ma chissà che almeno qualche compagine non possa regalarci un’ennesima pazzesca impresa. Andiamo quindi a vedere la consueta panoramica di inizio stagione, partendo dalle categorie superiori, dove troviamo progetti magari meno “puri” dal punto di vista dell’azionariato popolare, dell’organizzazione societaria e del rapporto con i finanziatori, ma che portano avanti molti dei valori che li accomunano ai progetti popolari che seguiamo da più tempo.
Lo sport popolare, in questo periodo, viene citato soprattutto dai mezzi più diffusi per dare notizie e raccontare storie: in primis articoli di giornali o libri. Negli ultimi tempi, infatti, sono stati molti coloro che hanno cercato di farci scoprire, tramite vari pubblicazioni o articoli, un mondo sportivo che sta acquistando sempre più importanza in vari angoli d'Europa. La scrittura non è però il solo modo di farci addentrare in questo ambito. Difatti, negli ultimi tempi, sono parecchi anche i gruppi musicali che tramite le loro canzoni cercano di spingere sempre più persone ad avvicinarsi a tale contesto.
Tra i gruppi che sono più “impegnati” in questo campo non si possono non citare, almeno a parere di chi scrive, i Talco. Ad inizio di quest'anno, la band originaria della zona di Mestre ha pubblicato il suo settimo album, intitolato “And The Winner Isn't”, in cui ci sono alcune tracce, ad esempio “Bomaye” o “Domingo Road”, che trattano la tematica sportiva con un punto di vista chiaro ed estraneo al mainstream.