Una squadra di calcio popolare a Ostia non è una cosa da poco. Una città di circa 100mila abitanti che però amministrativamente è uno dei municipi di Roma, e nei fatti una delle sue periferie, con tutte le problematiche del caso. I ritratti cinematografici che ne ha offerto Claudio Caligari ne raccontano un eloquente spaccato, ma del resto la sua storia è la stessa di mille altre periferie d'Italia e del mondo: abbandono delle istituzioni, povertà diffusa, assenza di prospettive per intere generazioni e una presenza fascista non certo maggioritaria, ma radicata nella storia recente. In questo contesto una squadra di calcio come la Spartak Lidense è ossigeno puro: raccogliendo la ricca tradizione di lotte sociali autorganizzate, il progetto porta quella visione del mondo sul campo di calcio, offrendo al territorio un'occasione di protagonismo e partecipazione dal basso.
Il luogo dove la Spartak gioca le partite interne contrasta un po' con il contesto di provenienza: la Polisportiva Centro Giano si trova nell'omonima frazione, qualche chilometro prima di Ostia, divisa dalla via del Mare da Casal Bernocchi. Una piccola enclave di basse villette, per lo più dall'aspetto moderatamente benestante, con una pace e un silenzio ben lontani dalla classica definizione di periferia.
In un sabato pomeriggio di una bellezza scintillante, con il sole che costringe alle maniche corte e a detta di alcuni tiene addirittura lontano qualcuno dalle gradinate in favore di una scampagnata, la Spartak gioca la sua seconda partita casalinga ed è alla ricerca dei primi punti della sua storia nei campionati ufficiali. È oltretutto un derby del litorale, l'avversario è l'Atletico Torvajanica, in tutto e per tutto acconciato come i più celebri omonimi di Madrid. Proprio per problemi di somiglianza cromatica, i padroni di casa sono costretti a ricorrere ad una curiosa divisa grigio-arancione, unanimemente considerata dai presenti “molto brutta”. Poco male, con qualche minuto di ritardo la partita inizia e, con un altro po' di ritardo, inizia il tifo lidense, che sarà abbastanza costante e supportato da una bandiera a scacchi rossoneri e varie bandierine. Il primo tempo non è molto ricco di emozioni, anche se i padroni di casa mostrano una maggior voglia di vincere e hanno tre discrete occasioni. Nella ripresa la musica cambia completamente: subito dopo l'avvio gli ospiti si divorano una colossale palla gol, con l'uomo solo davanti al portiere dopo un fuorigioco sbagliato dalla difesa rossonera (o grigio-arancio). Le squadre sono più lunghe rispetto al primo tempo e diventa più facile arrivare al tiro, ma a metà secondo tempo c'è l'impennata di emozioni: la Spartak passa in vantaggio con un bel calcio d'angolo spinto in rete di testa sul secondo palo. Esplode l'entusiasmo dei sostenitori, tra i quali anche alcuni giocatori non convocati, ma non c'è neanche il tempo di sognare i primi tre punti in campionato, perché succede l'imponderabile: gli avversari battono il centro tirando direttamente in porta. 1-1. Qualche responsabilità è sicuramente del portiere, molto fuori dai pali, ma a sua discolpa va detto che un numero del genere si vede davvero di rado in Terza Categoria: un tiro fulmineo che va dritto all'incrocio. Il finale di partita continua ad essere emozionante, la Spartak ci mette tutto il cuore e ci sono occasioni da entrambe le parti, finché intorno al novantesimo un bel sinistro da fuori area dei padroni di casa colpisce l'esterno del palo.
Resta comunque la soddisfazione per il primo punto conquistato dalla Spartak in Terza Categoria, perché va bene l'aggregazione, l'amicizia e la bellezza del progetto, ma anche i risultati e la consapevolezza di potersela giocare contano molto nel percorso di una squadra popolare. Lunga vita allora ai rossoneri, sperando che possano tornare ad indossare la maglia ufficiale, decisamente più bella, e che un progetto così prezioso per il territorio ostiense possa continuare a crescere negli anni.
Matthias Moretti