L'ultima di campionato del Centro Storico Lebowski è uno di quegli appuntamenti da non perdere, specie per chi come il sottoscritto arriva cullandosi in un'illusione, quella per cui vincendo i grigioneri andrebbero ai playoff, come del resto la classifica sembrerebbe affermare senza lasciare spazio a dubbi. Arrivo quindi aspettandomi una partita da vivere col cuore in gola, pronti a far esplodere in un boato tutta la tremenda tensione di un match come questo. Ci pensano subito alcuni cari amici a riportarmi alla realtà: se tra la seconda e la quinta in classifica ci sono 10 punti o più, niente playoff per la quinta, i grigioneri lo sanno già da un paio di settimane.
Poco male, anche perché sono l'unico per cui la notizia è una doccia fredda. La giornata è speciale lo stesso, nonostante un tempaccio che neanche nel peggior novembre: si festeggia la nascita della scuola calcio del C.S. Lebowski, protagonisti bambini dal 2009 in su, intitolata a Francesco “Bollo” Orlando, sempre più impresso nella storia di questa società. E quindi si inizia al mattino, con la presentazione, una mostra di materiale storico riguardante calcio e ultras, un grosso pranzo molto partecipato, anche perché bambini così piccoli giocoforza si portano dietro numerosi genitori. Poi il debutto dei cuccioli grigioneri, già sostenuti da una curva semi-piena. Il futuro sorride inequivocabilmente.
Alle 16 inizia la partita della prima squadra, su un terreno costellato di pozzanghere che come si può immaginare portano il tasso tecnico della partita da bassino a drammatico. Il primo tempo si chiude sull'1-0 per gli ospiti senza regalare troppe emozioni, mentre sugli spalti la prestazione è come sempre massiccia e convincente. Nella seconda frazione il discorso si inverte, nel senso che la partita si fa bellissima mentre la curva si abbandona prematuramente alla sua proverbiale idiozia: in pochi minuti il Lebowski prima pareggia, poi di testa va in vantaggio e ancora su rigore si porta sul 3-1. A quel punto la curva a sorpresa parte in corteo per arrivare al bar facendo un giro del campo, cantando quanto le piaccia andare al bar. La mossa non porta bene: la squadra subisce un gol nel tragitto d'andata e un altro in quello di ritorno, e il punteggio non cambierà più, nonostante il forcing finale degli ospiti, che però non riescono a segnare il gol che eviterebbe loro i playout. Al termine, lungo saluto dei giocatori sotto la gradinata e appuntamento alla prossima stagione, con nuovi exploit di goliardia che però resteranno patrimonio esclusivo di chi c'era.
Nonostante il mancato obiettivo stagionale il Lebowski resta un progetto di prospettiva, che continua ad allargarsi, a interrogarsi, a sperimentare, dando la sensazione di avere ancora tantissima storia da scrivere. E per tutti i progetti di calcio popolare che sono venuti dopo, e che magari ancora sono più piccoli e gracili, lancia un messaggio del tutto chiaro: “Si può fare”.
Matthias Moretti