A qualsiasi appassionato di calcio è capitato di sentirsi dire, o magari di pensare egli stesso che la propria fede non ha prezzo. Ebbene, probabilmente quella no, ma a volte il titolo del club un prezzo ce l'ha e in determinate circostanze esso può essere davvero singolare. Questo è il caso del Motherwell che dal 28 ottobre è diventato il primo club scozzese ad azionariato popolare, vedendo il passaggio del 76% delle quote dall'ormai ex presidente Les Hutchinson al “Well Society Supporters Group”, al prezzo a dir poco simbolico di un pound, che poi è la medesima cifra che Hutchinson sborsò nel Gennaio del 2015 per rilevare la squadra oro-granata, in seguito alla quale prima ripianò i debiti della società che ammontavano a circa 30.000 sterline, per poi investirne altre 650.000.
È lo stesso ex presidente a sostenere che è stato tutto un unico atto d'amore e che non aveva mai pensato di mantenere quella carica a lungo, poiché ritiene giusto che siano i tifosi a detenere la proprietà del club (che non sta vivendo un periodo particolarmente brillante trovandosi al penultimo posto con dodici punti in altrettante partite). Il valore di questa notizia viene accentuato dal contesto in cui si sviluppa, vale a dire quella Scozia la cui federazione calcistica si è dimostrata ligia alle regole molto più di tante altre sue consorelle, basta pensare al caso emblematico dei Rangers di Glasgow appena tornati nella massima divisione scozzese dopo essere stati declassati in “Third division” per i disastri finanziari dell'ex dirigenza (immaginate se la stessa severità fosse stata applicata in Italia con tutti i casi accertati di doping amministrativo).
Infatti all'interno della Scottish Football Association è da tempo in atto un dibattito per cercare di regolamentare e favorire il fenomeno dell'azionariato popolare, visto come una garanzia di buon funzionamento delle società calcistiche, che vede in prima linea anche il Ministro scozzese dello sport Jamie Hepburn che dal Giugno del 2015 fino all'inizio del 2016 ha avviato una vera e propria consultazione pubblica per ascoltare il parere dei supporters in merito, cercando di riformulare le regole per favorire la partecipazione popolare alla gestione delle società e di conseguenza al funzionamento del calcio in salsa tartan. La convinzione del ministro è che le società di calcio sono più forti quando i sostenitori sono coinvolti nella gestione. Pertanto egli stesso si è fatto garante presso il governo della possibilità di essere coinvolti, ove possibile, ma cercando di garantire il diritto dei tifosi a influenzare le scelte del club o comunque da tenere sempre in conto le proprie idee, ma anche, come nel caso specifico del Motherwell, quello di diventare proprietari non solo morali, ma anche effettivi dei propri club, rendendo effettive queste modifiche dalla prossima legislatura.
Cercare di tracciare un parallelismo su quanto avviene in Scozia e la considerazione (che quelle rare volte che avviene è solo in termini a dir poco negativi) di cui godono i tifosi in Italia e tra l'operato dei rispettivi ministri dello sport sarebbe come sparare sulla croce rossa, visto che da noi la strada che viene perseguita e incoraggiata è quella diametralmente opposta, cioè quella dell'incoraggiamento dell'ingresso di proprietà straniere e multinazionali nel nostro calcio, guardando quasi con sospetto i fenomeni nostrani di azionariato popolare, forse perché, per quanto possa essere vero che la regina ce l'hanno loro, a essere visti come sudditi siamo noi...
Giuseppe Ranieri