Quello di “favola” è sicuramente un concetto abusato, e che non ci piace molto. Certo è, però, che il calcio ha nelle storie contorte, avventurose e imprevedibili una delle sue caratteristiche più importanti, uno dei suoi immortali elementi di fascino. E i Mondiali sono l'evento in cui forse ciò emerge con più chiarezza. Non c'è un'edizione in cui non si mischino l'affacciarsi di qualche squadra “strana”, le grandi tensioni geopolitiche che attraversano il globo, le imprese memorabili e i tonfi sorprendenti delle grandi. Questa volta potrebbe esserci una di quelle partecipazioni che passano alla storia.
Torniamo indietro a martedì sera: minuti di recupero, un contropiede rapido ed eseguito scolasticamente, concluso con un diagonale che supera un portiere non esente da colpe. Un gol normale seguito da un'esultanza che visibilmente normale non è, i volti sono solcati da emozioni rare, molti piangono. La Siria ha appena segnato il gol del 2-2 contro l'Iran, che vale la qualificazione agli spareggi per andare a giocare Russia 2018. L'ultima giornata del girone è il più classico dei thriller calcistici: Siria e Uzbekistan a pari punti si giocano il posto agli spareggi contro le due squadre già qualificate ai Mondiali, a Teheran i primi, in casa con la Corea del Sud gli uzbeki. La Siria parte avanti nella differenza reti, e dopo pochi minuti passa anche in vantaggio. L'Iran però è squadra superiore, e pur non servendogli i tre punti prima pareggia e poi all'inizio della ripresa passa avanti. Sembra finita, anche perché nell'altro match il punteggio non si schioderà mai dallo 0-0. Poi, nel recupero, la Siria torna in vita, e forse agli iraniani, paese e popolo storicamente alleati, non dispiace poi così tanto.
Il primo spareggio sarà con l'Australia, che solo per differenza reti scongiura un caso diplomatico internazionale: altrimenti sarebbe toccato all'Arabia Saudita e non si sa bene come sarebbe stato possibile far disputare l'incontro. La vincente affronterà la quarta classificata del girone centro-nord americano, in pratica una tra Honduras, Panama e dei deludentissimi USA. Sì, avete capito bene, c'è la possibilità che lo spareggio finale sia Siria-USA. Una roba che forse non avrei azzardato neanche a sei anni nei tornei immaginari di subbuteo. Insomma il cammino è ancora duro, superare questi due turni una vera impresa, ma insomma, come sempre parlerà il campo.
Come sarà facile immaginare, la nazionale siriana è la nazionale dello Stato guidato da Assad. Non è questo il momento di addentrarsi in serie analisi politiche, né di schierarsi al fianco della propaganda che lui stesso farà, come qualsiasi altro capo di Stato del mondo, sulle fortune della sua nazionale. Se c'è qualcuno in quel teatro di guerra che cattura il nostro sostegno politico è sicuramente la rivoluzione curda guidata dal PKK. Ma qui interessa di più pensare al calcio, a come può essere vissuta una situazione del genere dai calciatori e dai tifosi, che sono ciò che davvero conta, al di là dei leader. Un paese dilaniato da anni di guerra, dal terrorismo jihadista, da un'aggressione imperialista condotta dalle potenze dell'area (Arabia Saudita, Qatar, Turchia) e da USA ed Europa. Un paese meraviglioso e ricco di storia fatto a pezzi, la popolazione in gran parte morta o emigrata. Un paese che ha anche una lunga e solida tradizione calcistica, che però non si è mai qualificato ai Mondiali. E potrebbe riuscirci proprio nel suo momento più drammatico, quando la sua stessa esistenza è in discussione.
Un altro elemento interessante sarebbe vedere lo scompiglio gettato tra i potentati del calcio mondiale da un'eventuale qualificazione della Siria. Quante ipocrisie e contraddizioni verrebbero a galla nei salotti eleganti e malavitosi della FIFA e nel mondo dell'opinionismo occidentale. A far da contraltare, va detto che la competizione si svolgerà in Russia, principale protettore del governo siriano. Insomma, sarebbe un Mondiale ad alto contenuto politico, “ci sarebbe da divertirsi”.
Tornando a noi, spesso ripetiamo come il calcio sia una passione che segna e accompagna una vita, nel bene e nel male. Può alleviare periodi bui o rovinare periodi felici. E già sapere che qualche milione di persone nei prossimi mesi avrà qualcosa di bello a cui pensare dopo anni di buio pesto, apre il sorriso. Spesso ci ripetiamo, giustamente, che quando si parla di politica non bisogna comportarsi da tifoseria. Qui però stiamo parlando principalmente di calcio. E quindi, forza Siria!
Matthias Moretti