Il 24 marzo 1976 in Argentina avveniva un colpo di stato militare che metteva fine al breve governo guidato da Isabel Martinez de Peron. Al potere salì la giunta militare guidata dal generale Jorge Rafael Videla Redondo che rimase al potere fino al 1983.
Cominciarono così 7 lunghi e tragici anni per il paese sudamericano che, come il suo vicino Cile caduto sotto il controllo del generale Augusto Pinochet, scoprì, solamente molti anni dopo, la tragica storia dei “desaparecidos”. Questo è il termine usato per descrivere tutte quelle persone, in totale furono circa trenta mila, che, sotto molti punti di vista, si opponevano al regime militare e che sparirono letteralmente nel nulla senza lasciare traccia di sé.
Tra le migliaia di scomparsi, trentadue erano persone legate al mondo dello sport. La maggior parte di essi erano rugbisti, d’altronde il gioco della palla ovale è molto diffuso nel paese sudamericano e allora era lo sport più praticato nelle università del paese; in più sparirono un calciatore, un velista, un tennista, un atleta di pallamano, un professore di educazione fisica e, per l’appunto, due podisti.
Nonostante tutto non furono molte le voci di protesta che si alzarono, nell’intero globo, contro la giunta militare di Buenos Aires, anzi. Si pensi semplicemente che la Fifa, il più importante organo calcistico a livello mondiale, nel 1978, decise di far svolgere il campionato del mondo di calcio in programma quell’anno proprio in Argentina tralasciando le varie accuse che si levavano verso il governo Videla e presentando la giunta militare come un governo democraticamente eletto. Di conseguenza, quei mondiali vengono descritti come “La Coppa della Farsa”.
Tra i vari casi di desaparecidos, purtroppo, legati in modo diretto al mondo dello sport c’è questo. Nella notte l’8 e il 9 gennaio 1978 una Ford Falcon nera si fermò davanti alla casa di Miguel Benacio Sanchez: un atleta semplice che aveva la passione per la corsa e che amava scrivere poesia. Guarda caso lo stesso Miguel, poco prima di essere rapito, aveva partecipato a due importanti gare podistiche del continente latino americano: la Carrera de Maldonado in Uruguay e la Carrera di San Silvestre a San Paolo del Brasile.
Dalle vettura scesero alcuni appartenenti ad uno dei tanti squadroni della morte legati al governo militare e portarono via il giovane corridore, che all’epoca dei fatti aveva appena 25 anni, senza un vero e proprio perché. Da quel momento di Miguel non si seppe più nulla.
Subito i suoi familiari si mobilitarono per cercare di trovare il loro caro ma senza alcun risultato. Chissà, forse Miguel sarà salito su uno dei tanti voli della morte che sorvolavano i cieli argentini in quegli anni oppure sarà passato per le celle del tristemente noto carcere segreto di El Vesubio.
Fortunatamente in questi anni la storia di Miguel Benacio Sanchez non è stata dimenticata. Dal 9 gennaio 2000, ad esempio, a Roma si tiene una corsa podistica, chiamata “La Corsa di Miguel”, che permette di attraversare le strade della Città Eterna facendo ciò che il desaparecido argentino amava fare: correre, correre e correre per un totale di dieci km.
Per l’edizione del 2018, anno in cui ricorre il quarantesimo anniversario dalla scomparsa, la gara è stata fissata per domenica 21 gennaio. In questi 18 anni la competizione è diventata uno dei più importanti eventi podistici capitolini ed attrae, col passare del tempo, un sempre maggior numero di partecipanti e curiosi, sia semplici cittadini che volti dello sport italiano a livello agonistico.
Vorrei concludere questo pezzo con una poesia scritta dallo stesso Miguel e pubblicata da un giornale brasiliano alla vigilia della corsa di San Silvestre a cui partecipò il podista argentino:
“Per te, atleta.
Per te che sai di freddo,
di calore,
di trionfi e di sconfitte,
che no, non lo sono.
Per te che hai corpo sano,
l’anima larga e il cuore grande.
Per te che hai molti amici,
molti aneliti,
l’allegria adulta,
il sorriso dei bambini.
Per te che non sai né di gelo né di sole,
né di pioggia né di rancori.
Per te, atleta
che traversasti paesini e città
unendo stati nel tuo andare.
Per te, atleta, che disprezzi la guerra e sogni la pace”.
Roberto Consiglio