Fino a pochissimi anni fa, sarebbe stata davvero una partita da bollino rosso. L’Atletico San Lorenzo domenica scorsa alle 17 andava per la prima volta a far visita alla Pro Appio, al campo della Certosa. Già, la Pro Appio, la squadra di “calcio popolare” di Casapound, gli scimmiottatori per eccellenza. Per anni è stata ben nota, e del resto sempre apertamente rivendicata, la presenza sugli spalti di militanti del movimento neofascista riuniti nel gruppo Viarium Crew, e in rete si possono trovare foto ma anche interviste in cui i militanti del progetto raccontano le loro attività. Del resto non è certo un mistero che Casapound investa molto in attività sociali, e tra queste nello sport, pensiamo al mondo delle palestre, ma anche al paracadutismo o all’escursionismo. Anzi, in questo caso si può dire che sia una piacevole sorpresa poter parlare di fallimento del progetto.
Si sapeva già da tempo, almeno l’intera stagione scorsa, che i neroverdi non avevano più alcun seguito di tifoseria. Comprensibilmente non abbiamo grande vicinanza con quegli ambienti, e così non sappiamo altro se non vaghe voci di “scazzi tra società e tifosi” che avrebbero messo fine alla presenza sugli spalti, che peraltro, anche nelle foto dei momenti migliori, non sembra aver mai superato la trentina di unità visibilmente militanti, con un’assenza totale di un seguito di “curiosi”, a differenza di quanto millantato dichiarando di svolgere un lavoro sociale e di coinvolgimento del quartiere. Del resto siamo abituati a vedere questo comportamento da parte di questa formazione politica: continuo lancio di progetti o di interventi territoriali con tanto di annunci roboanti, e poi, una volta svanito l’effetto mediatico, il rapido abbandono in favore di nuovi obiettivi. Il tutto finalizzato allo scopo di “buttarla in caciara”, e nel caso specifico del calcio, di far passare il concetto per cui il “calcio popolare non è di destra né di sinistra”, che “la politica deve rimanere fuori dallo sport” mentre sono loro i primi a portarcela, e nei modi più subdoli. Il solito giochino insomma. Addirittura, un breve approfondimento fatto nel 2014 da Repubblica riporta le parole del presidente che dice sostanzialmente che si occupa di tutto lui, tanto gli altri si fidano, e anche di un episodio di contestazione della tifoseria contro la squadra. Insomma, la pretesa era che bastasse stampare delle tessere e ripetere all’infinito le parole “calcio popolare”, e si era a posto.
E quindi questa squadra nata nel 2009 e che fino al 2016 portava la bandiera della destra identitaria, adesso cammina da sola, anche se è verosimile che nella dirigenza e nella squadra permanga qualche elemento schierato politicamente. Ma le scritte “tifa Pro Appio” con tanto di celtica in zona Appio-Tuscolano sono ormai molto sbiadite dal tempo. In ogni caso è una partita che attira la voglia di partecipare in numeri decisamente più alti del solito della tifoseria sanlorenzina, e poi in questi casi non si sa mai. Ma l’arrivo al campo non riserva sorprese, se non quella piacevole di assistere al finale della partita della Roma femminile, che gioca proprio lì e ha anche una piccola ma attiva tifoseria. Il colpo d’occhio sulla tribuna rossoblu è notevole, e anche il tifo è forte. Sulla tribuna opposta un piccolo manipolo di persone, così a occhio dirigenti e calciatori non convocati, e nulla più. L’Atletico è molto carico e mostra subito di avere una maggiore brillantezza di gioco, passando in vantaggio abbastanza presto con una pregevole girata in area di “Biglia”, che spalle alla porta alza una parabola che scavalca il portiere e si infila nell’angolino basso. La Pro Appio è squadra robusta ma sul piano tecnico paga molto, e nel resto del primo tempo, ma soprattutto nella prima metà del secondo, l’Atletico domina, scambia e fraseggia con grande facilità e costruisce occasioni, una delle quali sembra chiudere la partita sul 2-0. Ma a questo punto, vuoi per appagamento, vuoi per semplice stanchezza, vuoi per reazione degli avversari, si inizia a soffrire, e negli ultimi 20 minuti i neroverdi battono una quantità infinita di angoli e punizioni da posizione pericolosa. Un po’ per concessione della difesa, un po’ per una certa facilità di fischio dell’arbitro. In pochi minuti arrivano il 2-1 di testa e poi una magistrale pennellata su punizione che fa da doccia fredda. Addirittura arriva il sommo brivido del possibile 3-2.
Finisce in pareggio una partita a dire la verità molto bella, giocata su ritmi alti e con grande agonismo, con l’Atletico superiore tecnicamente ma la Pro Appio fisicamente preparata e un po’ più maliziosa. Ma soprattutto, al di là del risultato del campo, la giornata è servita a ribadire un concetto chiaro: che il calcio popolare è una cosa seria, non una bandierina da sventolare a fini di strumentalizzazione politica, specie se fatta da soggetti del genere. Non è roba per fasci, in due parole.
Matthias Moretti