Potremmo cincischiare un po’ e appellarci, anzi arrampicarci, al politically-correct, ma senza girarci particolarmente intorno lo diciamo sin dall’inizio: non appena sono stati stilati i calendari federali, tutti gli appassionati romani (compresi noi della redazione), e non solo, di calcio popolare, oltre a un non indifferente numero di persone della “compagneria locale”, si sono informati sulla date del primo derby ufficiale del calcio popolare romano, di Roma Est, anzi più specificamente dello stesso quartiere.
Ci riferiamo a Villa Gordiani, quella che originariamente era una borgata voluta appositamente da Mussolini per deportare i poveri che vivevano nel centro città e ghettizzarli in delle baracche senza nessun servizio essenziale, e che restò in piedi fino all’inizio degli anni ’80, quando il quartiere cominciò ad assumere le sembianze attuali, quelle di un territorio periferico, ormai più concettualmente che fisicamente, e che come tale ora sconta la tara storica dell’abbandono da parte delle istituzioni. Ed è questo il contesto in cui già qualche anno addietro si è sviluppata la prima esperienza di calcio popolare per come lo intendiamo noi nel quartiere, quella dell’ASD Villa Gordiani, un’esperienza significativa e importante che abbiamo avuto il piacere di raccontare più volte dalle nostre pagine. Successivamente, in seguito a dei dissidi interni e delle visioni differenti tra le diverse anime del progetto, la scorsa estate ha visto la luce il Borgata Gordiani, anch’esso votato alla causa del calcio popolare.
È inutile, o comunque lo è ai fini di questo articolo, andare a ricercare le cause della scissione, la storia del calcio ne è piena: solo per restare in Italia, l’Inter nacque ad opera di quarantaquattro dissidenti all’interno del Milan, e anche il Torino nasce grazie all’apporto decisivo di diversi fuoriusciti dalla Juventus; come dicono a Roma “tocca stacce!”, e poi diciamocelo chiaramente, la rivalità quando è sana può essere un valore aggiunto che ancora manca quasi del tutto nel nostro cosmo.
Originariamente la data fissata per questo primo match era quella di domenica 2 dicembre, ma poi è slittata al week end successivo a causa della decisione dell’Associazione Italiana Arbitri di non inviare nessun fischietto sui campi dilettantistici del Lazio dopo l’ennesima aggressione subita al termine di una partita di Promozione.
Questa legittima decisione da un lato non fa altro che aumentare l’attesa soprattutto nelle due squadre, che alla fine vivono il match-day quasi come una liberazione, mentre complicano e non poco i piani del sottoscritto. Uno dei miei incubi ricorrenti è quello di saltare le trasferte al seguito della mia squadra, ma quando la domenica mi sveglio consapevole che a causa di problemi logistici non si tratta di un incubo, ma della realtà, guardo il bicchiere mezzo pieno e finalmente potrò togliermi lo sfizio di vedere cosa provano gli inviati dei vari “Supertifo”, “Fan’s Magazine” e “Sportpeople”, quando vanno in giro per l’Italia a fare tifo-cronache, cosa si sente a dover fare… il neutrale.
Il calcio d’inizio è previsto alle 15.00, per le 13.30 è previsto il corteo della Gradinata Est, i supporters del Villa Gordiani che in quest’occasione è la squadra ospite; ovviamente la stanchezza del corteo NO TAV di Torino a cui ho partecipato il giorno precedente e il solito fancazzismo domenicale mi fanno arrivare già in ritardo, perciò decido di portarmi direttamente sul campo Vittiglio, uno dei vari campi della “Pro Roma” (anche l’Atletico San Lorenzo disputa le partite casalinghe nel medesimo complesso). Non ho bisogno di domandare quale sia con esattezza il campo, mi lascio guidare dal trambusto dei tamburi che scandiscono l’avvicinarsi della contesa. Al mio arrivo sulle gradinate, la scena che mi trovo davanti supera di gran lunga le mie aspettative: oltre 200 persone sulle due piccole gradinate, da una parte in granata i supporters del “Borgata” e dall’altra parte bardati di biancorosso quella del “Villa”. Devo essere sincero, sapevo che ci sarebbe stata un bel po’ di gente e che la partita era sentita, ma un accanimento e un coinvolgimento nel tifo così generale non è scontato trovarlo neanche in categorie ben maggiori, e ve lo dice uno che gira senza soluzione di continuità i campi della serie C da tanti (troppi) anni, e il pensare che fino allo scorso campionato facevano parte di un unico progetto fa venire in mente il potenziale mostruoso che avrebbe questo quartiere. Forse solo pochissime realtà come il Lebowski, l’Ideale Bari o il Palermo Calcio Popolare hanno a disposizione numeri simili, ma dopo anni e anni di lavoro, ma chi è abituato a frequentare i nostri ambienti sa bene quanto le divisioni siano il nostro pane quotidiano oltre che il nostro peggiore nemico.
Numericamente sono in leggera prevalenza i padroni di casa, che sembrano avere una maggiore organizzazione, fanno infatti sfoggio di un bel bandierone raffigurante un giocatore del subbuteo, diversi fumoni granata e bandierine dello stesso colore. Gli ospiti sembrano più spontanei e casarecci e diversi di loro arrivano alla spicciolata (nel loro settore la gente affluirà praticamente fino a metà secondo tempo), hanno con loro delle bandierine biancorosse e come i dirimpettai utilizzano un tamburo per scandire i cori.
Io, da par mio, provo ad accreditarmi come un giornalista specializzato venuto a seguire il derby, il redattore dell’unico portale specializzato con la speranza di essere trattato a modo, con un occhio di riguardo, magari portato al bar per un campari di buon augurio, ma niente, non mi hanno dato neanche due arachidi vecchie, non c’è trippa per gatti.
Scendono le squadre in campo, da una parte i granata, dall’altra i biancorossi, la Gradinata est si propone in una torciata con le bandierine di contorno, mentre i padroni di casa (che per l’occasione sono abbastanza rimaneggiati avendo diversi squalificati anche per aver saltato insieme ai tifosi), vogliono mettere le cose in chiaro sin dall’inizio e insieme alle torce espongono uno striscione che lascia davvero poco spazio agli equivoci: “Chi semina vento raccoglie tempesta!”.
Direi una cazzata, se vi dicessi di essermi soffermato con particolare interesse sull’aspetto calcistico, perché per chi ha la mia stessa deformazione vedere due gruppi che si confrontano coro su coro con torce e tamburi sarà sempre più entusiasmante del match in sé, a maggior ragione se di Terza categoria; dovendo esprimere un giudizio direi che i padroni di casa hanno fatto i cori più possenti, mentre gli ospiti sono stati più costanti con delle belle “ripetute”. La sensazione, almeno per quello che traspariva all’esterno, è che i ragazzi del “Borgata” sentissero la partita più dei “Villans” (perdonate il mio inglesismo). In campo il copione vede i biancorossi partire con più coraggio impegnando inizialmente il portiere avversario, mentre i granata vengono fuori alla distanza con una bella occasione da calcio d’angolo.
Sfrutto questo momento per soffermarmi sulle due tifoserie, su chi riesca a prendere il sopravvento e alla fine, in scala, riesco a trovare tutti i pregi e i difetti delle curve italiane: i cori troppo lunghi e densi di testo, o quelli che propongono delle cantilene, hanno un effetto controproducente soprattutto se non vengono fatti al momento giusto o se in pochi conoscono il testo. Spesso, con buona pace di tutti quegli ultras-youtubers che scopiazzano cori dai vari angoli del globo, basta un coro secco e deciso per essere davvero incisivi, e sono fattori che riscontro in entrambe le tifoserie. In ogni caso, mi viene in mente che forse il declino delle principali tifoserie è dovuto anche al fatto che tanti giovani preferiscono vivere altre identità e un calcio con meno divieti e interessi, invece di andare a foraggiare i Pallotta e Lotito di turno e subire perquisizioni e limitazioni della propria libertà a dir poco umilianti.
Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo, ecco che arriva la prima svolta: quando i granata stavano gradualmente avanzando il baricentro, proprio nel momento in cui i ragazzi del “Borgata” esibiscono uno striscione in ricordo di un abitante del quartiere che non c’è più, i biancorossi ottengono un rigore che realizzano portandoli così in vantaggio e mandando in visibilio il settore… granata!
Sì, avete letto bene e provate a immaginare il mio sgomento nello scoprire che quelli con le bandiere granata tifavano per la squadra biancorossa e viceversa, e che quindi fino a quel momento avevo visto una partita parallela. CAZZO, NON CI HO CAPITO NIENTE!!!
A rendere ulteriormente immortale questo primo gol nella storia del derby, giusto per non farci mancare nulla, l’autore del gol Mascelloni si alza la maglia ufficiale per mostrare quella di sotto che contiene una proposta di matrimonio. Paradossalmente la Gradinata Est alza il voltaggio dei propri cori proprio dopo lo svantaggio mentre i padroni di casa appaiono evidentemente gasati per il gol.
Finisce il primo tempo e, mentre i supporters del “Borgata” fanno partire un coro in romanesco, io ritento l’infausta missione di accreditarmi con un “addetto ai lavori” con la speranza di sbevacchiare di qua e di là coi medesimi risultati di prima, anzi a dirla tutta, arriva l’ulteriore beffa di una dèbacle fantacalcistica inaspettata (perché se prendi gol da Duncan che entra come secondo panchinaro e schieri Musso in porta al posto di Cragno non può essere altrimenti). All’inizio della ripresa noto che il numero di spettatori e soprattutto di tifosi è aumentato, e anche questa volta all’ingresso in campo delle due squadre le torce si sprecano (come del resto per tutti i 90 minuti), i ragazzi della Gradinata Est alzano uno striscione che recita “Nel nome del quartiere!”, mentre nell’altro spicchio di gradinata, la “Banda Colacci”, un gruppetto goliardico che prima ancora di essere tifoso del Borgata Gordiani segue questo giocatore spesso relegato in panchina, alza uno striscione ironico a rimarcare chi sia la “vera squadra del quartiere”. In campo, almeno all’inizio il “Villa” prova a giungere al pareggio, mentre sugli spalti da sottolineare un coro della Gradinata Est sulle note dell’inno sovietico, ma proprio su questo coro il “Borgata” raddoppia sfruttando un’indecisione della retroguardia ospite che indirizza definitivamente il match sui binari dei padroni di casa. Sugli spalti invece è da elogiare la prova d’orgoglio dei tifosi ospiti che seppure con gli effettivi ridotti rispetto ai numeri originari incitano senza sosta il proprio undici, mentre i tifosi di casa appaiono un po’ appagati dal risultato e abbassano un po’ la pressione alternando cori fragorosi a qualche pausa di troppo, fino all’ultimo episodio, il rigore realizzato dagli ospiti che gli consente di segnare il gol della bandiera e di sfogare la loro rabbia arrampicandosi sulle transenne per incoraggiare i propri calciatori, nonostante l’arbitro fischi la fine della partita subito dopo provocando il giubilo dei tifosi granata (della squadra con la maglia biancorossa…).
Com’è facilmente immaginabile, gli stati d’animo ai due lati della gradinata sono diametralmente opposti: la Gradinata Est pur applaudendo la propria squadra mastica amaro, mentre a fianco i giocatori del Borgata fanno il loro ingresso sugli spalti andandosi a prendere il giusto tributo del proprio popolo e continuando a fare festa fino a tardi, quando io ormai mi sono arreso all’evidenza che non solo fare il reporter di Sport popolare non mi farà mai “mangiare”, ma a quanto pare nemmeno ottenere un drink, anche se mi ritengo davvero soddisfatto per aver assistito a un bello spettacolo, soprattutto sugli spalti, e con la speranza che un tale coinvolgimento sia sempre più frequente e possa giovare a tutto il movimento nazionale dello sport popolare.
Giuseppe Ranieri