Questa estate il mondiale svoltosi in Francia ha sollevato grandi aspettative nel mondo del pallone femminile a livello globale. Secondo i benpensanti, infatti, tale evento avrebbe dato una grande mano nel far crescere la popolarità del calcio femminile quasi al livello di quello maschile.
Purtroppo, però, tra il dire ed il fare ve ne è di differenza, soprattutto per quanto riguarda determinate federazioni nazionali di varie parti del mondo. In Italia ad esempio, dopo gli ottimi risultati ottenuti dalle ragazze di Milena Bertolini durante la rassegna iridata, la Figc si era impegnata nel promettere di colmare tali lacune nel minor tempo possibile e aveva aggiunto che avrebbe promosso la Lega calcistica nazionale femminile al livello di un vero e proprio torneo professionistico.
Ad oggi però, a quasi tre mesi dalla fine della coppa del mondo d’Oltralpe, nulla è stato fatto e nulla sembra essere nei piani imminenti della stessa federazione sportiva del Belpaese. L’Italia, però, da questo punto di vista sembra essere (ahinoi) in ottima compagnia.
Pochi giorni fa, infatti, è stata chiamata in causa anche un’altra federazione calcistica: quella della Giamaica. Tale situazione del mondo del pallone femminile nella piccola isola caraibica sembra andare in opposta direzione rispetto a quello che avevamo descritto proprio su Sport Popolare in un precedente articolo.
A sollevare il polverone è stato il difensore della Roma femminile, nativa della Giamaica, Allyson Swaby. La stessa Swaby, attraverso il suo profilo Instagram, ha voluto mettere ben in chiaro la situazione: «Come atlete, noi giochiamo a calcio con tutto il cuore e con impegno. Gli incentivi monetari possono essere piccoli e spesso non riflettono il tempo e la dedizione che mettiamo nel nostro sport. Abbiamo combattuto per il cambiamento e siamo diventate la prima squadra di calcio femminile giamaicana a firmare un contratto con la federazione. Questi contratti simboleggiano il rispetto che meritiamo e intendiamo ricevere. Per questa ragione, io e le mie compagne non giocheremo nessuna partita né faremo sedute di allenamento fino a che i contratti non saranno rispettati».
La JFF (Jamaican Football Federation) è accusata di non aver rispettato gli accordi monetari con le atlete sottoscritti prima dell’inizio della Coppa del Mondo. Alle Reggae Girlz, infatti, sarebbe stato promesso un premio in denaro per la storica qualificazione (la prima nella storia della federazione femminile giamaicana) che, al momento, non sarebbe stato ancora pagato.
In risposta a ciò varie atlete giallo-nero-verdi hanno deciso di non proseguire con gli allenamenti e di non scendere in campo in nessuna partita ufficiale. La Swaby non è stata la sola ad alzare la voce per fare arrivare la protesta delle Reggae Girlz sul palcoscenico internazionale. Anche l’attaccante Khadija Shaw si è scagliata prepotentemente contro la JFF.
La stessa Shaw ha voluto precisare che, da parte delle calciatrici, vi è una grande voglia di tornare a correre sul campo di calcio. Prima però, come spiegato attraverso i suoi profili social, vogliono far rispettare i propri diritti per una questione di principio: «Certo, vogliamo sempre rappresentare il nostro Paese al 100%. Non si tratta solo di soldi, è una condizione che deve essere rispettata. Speriamo che questo possa essere risolto il prima possibile e possiamo lasciarcelo alle spalle e rappresentare la nostra nazione. [Questo riguarda] il cambiamento, il cambiamento nel modo di vedere il calcio femminile, specialmente in Giamaica».
Poche ore dopo il Segretario Generale della JFF, Dalton Wint, ha voluto dire la sua sulla vicenda. Per Wint si è trattato di un semplice errore burocratico visto che, come da lui stesso affermato, «abbiamo comunicato con le giocatrici sulla questione dei loro pagamenti in sospeso. Abbiamo effettuato pagamenti a queste giocatrici alla fine della scorsa settimana. Sfortunatamente, i soldi non sono arrivati sui loro conti nel momento in cui stavano facendo queste dichiarazioni, se queste provenivano direttamente da loro».
Il segretario generale della federazione giamaicana ha anche aggiunto che è stato un peccato che la questione sia stata messa in atto pubblicamente perché la JFF ha compiuto sforzi per mantenere la propria parte dell’accordo.
La stessa JFF, secondo Wint, si era impegnata con le Girlz a pagare il 50% del denaro sul proprio conto e che tutte le passività in essere sarebbero state liquidate prima o entro la fine di settembre.
Solo il tempo ci dirà come finirà tale diatriba. Per ora l’unica cosa certa è che le Reggae Girlz stanno seguendo alla lettera un ritornello di una delle più celebri canzoni della loro terra: «Get up, stand up... stand up for your rights».
Roberto Consiglio