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Quella in cui si è cimentato l’amico Davide Ravan è un’opera documentaria che rende un servizio a tutti noi, a tutto l’ambito sempre più ampio, e di conseguenza variegato, del “calcio popolare”. Fra alcuni anni, cosa di cui magari oggi ancora non ci rendiamo pienamente conto, potrebbe esserci ancor più utile questa sorta di pietra miliare, di istantanea che ritrae lo stato dell’arte di questo movimento nell’anno 2019. Perché si tratta di una galassia di realtà in rapida evoluzione, in cui ogni anno nascono nuove formazioni e altre, fortunatamente in misura minore, incontrano delle difficoltà o cessano del tutto l’attività. Ci sono gli sviluppi diversi da territorio a territorio, così come le scelte di ognuno in termini di finanziamento, organizzazione, sponsorizzazioni. Le categorie diverse in cui le squadre giocano, che costringono quindi a traiettorie non sempre uguali, a sperimentazioni, a mediazioni tra la dimensione ideale e il misurarsi con la realtà dei fatti. E quindi mettere un punto, fare un ritratto completo del panorama in un dato momento è opera meritoria e fa del bene a tutti.

 

Ma oltre a ciò, la lettura del libro permette di compiere un viaggio attraverso quasi tutte le regioni d’Italia, dalla Sicilia al Piemonte, all’insegna della volontà di riappropriarsi di una passione troppo spesso mortificata dalla mercificazione e dalla repressione. Le domande e le risposte fatte alle varie realtà possono spesso apparire simili tra loro, ma al tempo stesso tra le loro pieghe si rivelano le differenze tra i vari territori, e tra le anime militanti che compongono i vari progetti. Così come in definitiva sono importanti le tante similitudini, perché ciò significa che si può parlare di un vero e proprio “movimento”, di realtà che sempre più si riconoscono tra loro a livello di caratteristiche fondanti e di tipo di obiettivi che si prefiggono.

Al di là delle letture più o meno (o per nulla) politicizzate che le varie realtà danno di sé, il minimo comune denominatore di quello che si definisce “calcio popolare” sembra essere con certezza il fatto di non avere un padrone, di fare azionariato popolare e di prendere le decisioni su base assembleare. E già questo non è poco, in così pochi anni di storia. Queste caratteristiche comuni segnano una rottura seria, e anche la chiara indicazione di un’alternativa, rispetto al sistema-calcio mainstream, che con le sue logiche permea spesso anche i campionati dilettantistici. Per completare il quadro, sono presenti anche le testimonianze del nostro progetto Sport Popolare e di Rage Sport, perché questo mondo in crescita merita di essere raccontato e vestito nel miglior modo possibile! Così come è preziosa la prefazione di Andrea “Afo” Ferreri, che oltre a essere editore del libro con la sua Bepress, è uno degli animatori della No Racism Cup salentina, da dieci anni punto di riferimento per moltissime realtà popolari. Da non dimenticare infine gli excursus su alcune realtà estere prodotti da altre belle penne che ben conosciamo, perché al giorno d’oggi ha anche poco senso ragionare solo in termini di “spazio nazionale”.

E infine, cosa non meno importante, è un libro che si presta alla perfezione al dibattito dal vivo: proprio perché offre un ritratto completo, è un naturale punto di partenza. Il punto che ti permette di andare a capo e affrontare insieme i nodi successivi, che sono e saranno sempre tantissimi, le sfide ancora da mettere in campo e anche le cose che ancora non funzionano come si vorrebbe. In fondo quello di cui parliamo è un modo di fare calcio che non ha precedenti ed è in campo solo da pochi anni, non ci sono modelli già pronti a cui ispirarsi o testi sacri da cui abbeverarsi, tutto deve nascere dalla discussione tra pari, come già avvenuto durante la presentazione al campeggio salentino. E il libro di Davide, oltre a essere un valido lavoro documentario, può rappresentare un’ottima occasione per chiunque voglia discutere in modo sincero su come fare calcio a modo nostro.

Matthias Moretti

Categoria: Recensioni

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