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«Genova non ha scordato, perché è difficile dimenticare»: prendo spunto da una delle più famose strofe della canzone Piazza Alimonda di Francesco Guccini per aprire questo pezzo. Il capoluogo ligure è stato infatti, nel corso del XX secolo, teatro di alcuni importanti episodi storici legati al concetto di resistenza.

Dall'insurrezione scoppiata poco prima del 25 aprile 1945 per arrivare fino ai giorni del G8 del luglio 2001, passando per la rivolta del 30 giugno 1960. Sono molti gli eventi che la città dei carrugi ha vissuto e che, nell'epoca attuale, cerca di ricordare in molteplici modi.

Tra questi non poteva mancare il contributo portato dal movimento calcistico popolare locale. Una storia che si può raccontare da questo punto di vista è quella della squadra di calcio La Resistente che, dopo oltre 10 anni di attività, è riuscita a ottenere un risultato importante: il debutto in Terza Categoria.

 

Già dal nome si capisce la natura militante e resistente di questa realtà sportiva. Ma, come spiegato dagli stessi giocatori della squadra popolare, che abbiamo avuto il piacere di intervistare pochi giorni fa, tale denominazione è stata scelta un po' a caso cercando di trovare un «qualcosa che fosse espressione della nostra militanza politica, ma al tempo stesso qualcosa di goliardico».

Questa decisione ha seguito però anche un filo logico perché un'avventura di questo tipo «seppur militante non è e non deve essere un soggetto politico ma fonte di aggregazione e divertimento per i tifosi».

Inoltre, vedendo le pagine social de La Resistente di Genova si nota che come data di nascita del club è stata scelta quella del 30 giugno 1960. Come mai si è presa una decisione di questo tipo che riporta alla mente uno dei vari momenti di resistenza del capoluogo ligure? Una risposta più netta non la potevamo avere dai compagni della città della Lanterna, che l'hanno adottata proprio «per dare un segnale di continuità in un momento in cui l’antifascismo sembra un po’ passato di moda. Crediamo sia importante non abbassare la guardia soprattutto in questa fase di crisi, facendo tesoro della storia che ci insegna come proprio in queste fasi avvenga una fascistizzazione della società, alimentando “guerre tra poveri” e odio razziale». Difatti, proseguono gli intervistati, «per gli antifascisti genovesi, e non solo, il 30 giugno 1960 rappresenta una data speciale. I portuali,gli operai e gli studenti che misero in fuga i fascisti e chi li difendeva, diedero lo scossone finale al governo Tambroni».

Dal punto di vista cronologico, però, l'evento più vicino a noi e che alcuni dei componenti de La Resistente hanno vissuto sulla propria pelle è stato, senza dubbio, il G8. Gli abbiamo chiesto cosa hanno rappresentato per loro quelle calde giornate del luglio del 2001 durante le quali, secondo Amnesty International, avvenne «la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale».

Riportiamo di seguito la risposta completa dei membri della squadra, che sintetizza in modo efficace: «Sono passati ormai 18 anni da quel luglio 2001 in cui le nostre strade sono state spettatrici di eventi straordinari, sia in positivo che in negativo. Su quei giorni è stato scritto moltissimo, sono state proiettate una marea di immagini, ci sono stati processi infiniti, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti. Molti di noi hanno vissuto il G8 in prima persona, alcuni hanno perso per sempre un amico, altri hanno avuto amici imprigionati, torturati, inquisiti. La Resistente, essendo una squadra di calcio, è vissuta e animata da compagni provenienti da svariate aree. Questa eterogeneità non ci permette di dare un giudizio d’insieme su un evento che molti di noi hanno vissuto in maniera diversa». Un pensiero, inoltre, non poteva non essere rivolto a Vincenzo Vecchi arrestato lo scorso agosto in Francia con l'accusa di devastazione durante quei giorni: «Sembra incredibile che, ancora dopo 18 anni, si insegua Vincenzo in giro per l’Europa come se fosse un mostro. A Vince va la nostra massima solidarietà, come a tutti i compagni che stanno pagando a duro prezzo la volontà di opporsi con ogni mezzo ad un sistema economico basato sullo sfruttamento e l’ingiustizia».

Pochi mesi fa, come detto a inizio articolo, La Resistente è riuscita a fare ingresso nel circuito del cosiddetto “calcio che conta”. Adesso arriva il bello perché, proseguono gli intervistati, «il nostro obiettivo è quello di far innamorare sempre più persone del calcio popolare. Dove vogliamo arrivare lo deciderà il livello di partecipazione della città in cui viviamo. Ma siamo già soddisfatti, c’è entusiasmo e molti nuovi compagni si stanno avvicinando a noi seguendo le partite e partecipando a eventi vari di carattere politico e culturale. Il tesseramento procede molto bene e per noi è un segnale importante di fiducia».

Manco a dirlo i valori che La Resistente vuole «promuovere sono l’antifascismo, l’antirazzismo, l’antisessismo e la solidarietà tra persone e popoli». Al contempo, però, non è facile dire quanto questa nuova realtà di calcio popolare possa dare al locale movimento antifascista. Questo perché, come spiegano i ragazzi che ne fanno parte a fine intervista, «la stragrande maggioranza delle persone che gravitano intorno alla Resistente già fanno parte del movimento antifascista genovese». Chiudiamo la nostra chiacchierata con un vero e proprio messaggio di speranza per il futuro: «Potrebbe sembrare che una squadra di calcio popolare non aggiunga nulla (all'antifascismo genovese, ndr). In realtà crediamo che uno spazio come il nostro, libero da una linea politica precostituita, abbia la capacità naturale di aggregare e in un certo senso di ricompattare compagni provenienti dalle realtà più disparate».

«Con l’aggiunta di un po’ di sana goliardia, una volta a settimana ci si ritrova fianco a fianco e ci si confronta, si tifa e si ribadiscono quei tre capisaldi sovracitati». Qualcuno penserà che non sarà granché come base di partenza; noi possiamo aggiungere che tutto questo non è che solo l'inizio!

Roberto Consiglio

 

Categoria: Interviste

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