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Torino: la città della Mole, della lotta No Tav e di molti spazi antagonisti che, ognuno a modo proprio, portano avanti quel concetto di resistenza a noi tanto caro. Da alcuni anni però, dalle parti del capoluogo piemontese, si sta sviluppando fortemente anche un altro ambito che potremmo tranquillamente definire come “militante”: quello dello sport popolare.

Dalla Dynamo Dora rugby fino alla neonata ASD Aurora Vanchiglia sono molti gli esempi che si possono fare da questo punto di vista. Per unire tutte le realtà sportive popolari torinesi, poche settimane fa, è stata creata una vera e propria rete chiamata Torino Sport Pop.

 

Ma come mai si è scelto di far partire un progetto del genere? Come spiegano gli stessi ideatori, durante una intervista che ci hanno rilasciato pochi giorni fa, tale idea nasce per «la necessità di avere un campo dove potersi allenare, dove poter fare le partite, dove praticare lo sport di modo che sia accessibile a tutt* al di là dello stipendio».

Non è il solo motivo per cui è nata la rete Torino Sport Pop. Difatti, oltre alla necessità appena descritta, si sta cercando di sviluppare anche un vero e proprio «luogo di confronto fra realtà differenti ma affini».

Tale confronto si poggia su tre basi in particolare: l'esperienza accumulata e la pratica sia sportiva che politica che ogni realtà ha avuto modo di mettere in pratica fino a questo momento.

Un'altra caratteristica di questa nuova realtà è il fatto che si provino a riqualificare i vari campi abbandonati cittadini. A Torino, infatti, vi è una grande quantità di luoghi abbandonati che, una volta recuperati, rappresenterebbero degli ottimi posti dove potersi allenare.

Ma come ogni pratica burocratica che si rispetti anche su questo piano si deve partire da un vero e proprio confronto sul cosiddetto “piano istituzionale”. I contatti avuti con l'assessore allo sport del comune di Torino e con le varie circoscrizioni del capoluogo piemontese non hanno portato, almeno finora, ai risultati sperati. Tutto questo perché dai piani alti si è sempre risposto che i campi abbandonati potevano essere rimessi a nuovo tramite l'assegnazione di bandi.

Purtroppo però, come spiegato dai diretti interessati durante la nostra chiacchierata, «il problema dei bandi è che hanno un onere economico che associazioni come le nostre non sono in grado di coprire, soprattutto per quanto riguarda le fideiussioni su concessione e sui lavori nel caso fossero necessari. Prima dell'estate abbiamo mandato una lettera alla segreteria generale per chiedere se fosse possibile applicare il regolamento dei beni comuni all'impiantistica sportiva per uscire così dalla dinamica dei bandi. La risposta è stata “dipende”. Dipende dall'impianto e dal tipo di progetto presentato, ma tutto sommato è sembrata possibilista. Ora chiederemo un nuovo incontro con assessorati e circoscrizioni per decidere se intraprendere questa strada dei beni comuni o altre alternative all'impossibile via dei bandi».

Il desiderio che tale questione venga risolta nel minor tempo possibile lo si capisce da questa frase: «Ad ogni modo siamo determinati nella nostra idea di ottenere un campo, l'importante è che ci permetta di poter offrire la possibilità di praticare sport in maniera gratuita e/o a bassissimo costo».

Un'altra domanda che abbiamo fatto alla Torino Sport Pop è il suo rapporto con il movimento No Tav che, da circa 25 anni, combatte contro la costruzione della linea ferroviaria Alta Velocità Torino-Lione. A tal proposito ci è stato spiegato che non vi è un appoggio diretto visto che è una rete che ha iniziato da troppo poco tempo il suo percorso.

A livello di singole realtà, però, il discorso è ben diverso. Difatti le varie squadre popolari o partecipano alle manifestazioni che vengono ogni volta convocate oppure organizzano iniziative sportive popolari come il torneo “Rugbysti a sostegno della Valle”.

Ampliando un po' il nostro raggio di interesse abbiamo fatto notare come negli ultimi anni, a livello nazionale, si sia cercato di tenere separato in più occasioni l'ambito sportivo da quello politico. Abbiamo chiesto ai ragazzi torinesi cosa ne pensassero di ciò; la risposta non lascia spazio a dubbi: «secondo noi non è possibile e non lo è mai stato».

Nonostante questa chiarezza nella risposta, continuano gli intervistati, «la questione non è semplice, nella narrazione mainstream spesso lo sport, più in generale il campo, viene indicato come un luogo neutro, un'isola felice, lontana dalle problematiche sociali in cui i conflitti politici vengono lasciati alla porta e in cui posso confrontarmi con i miei “nemici” secondo le regole, da ambo le parti accettate, di una disciplina».

Per dar man forte a questa tesi chi la sostiene ricorda che, durante il periodo delle Olimpiadi, nella Grecia antica ogni conflitto veniva interrotto per permettere di dedicarsi solamente allo sport.

Per i ragazzi della rete torinese, però, tale ragionamento pare assurdo nel mondo moderno. Tutto questo perché «lo sport è uno specchio delle contraddizioni sociali che invadono l'esistente, per questo lo riteniamo inseparabile da una pratica politica. Lottare per garantire uno sport accessibile a tutt* è politica, impegnarsi per diffondere un'idea di sport lontana dagli stereotipi machisti è politica, opporsi alla diffusione di ideologie discriminanti è politica».

Finendo la nostra intervista lasciamo la rete Torino Sport Pop chiedendole se un'idea del genere possa essere riprodotta anche in altri contesti cittadini del Belpaese. La risposta, che riportiamo per intero, è un vero e proprio augurio a tal proposito: «Ullalà che domandone. Bisogna dire che la rete è appena nata e non sappiamo come questa esperienza si evolverà, riteniamo che l'incontro tra realtà affini sia sempre un momento proficuo, ma che ogni luogo ha le sue specificità ed esperienze».

Dopo questa bella intervista non possiamo che augurare la miglior fortuna alla rete torinese dicendo semplicemente, giusto per riprendere il motto di una famosa saga cinematografica, «che la forza sia con voi!».

Roberto Consiglio

 

 

Categoria: Interviste

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