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Oooh...magico.

Di colpo sento come una roba dolce che mi si scioglie in pancia e una botta di euforia e guardo Sick Boy, e di profilo la sua faccia si deforma intanto che un assurdo, felice ruggito spasmodico sale e il tempo si ferma e CAZZO DI CRISTO ONNIPOTENTE LA PALLA È NELLA RETE DEI RANGERS! Hendo ha battuto un altro corner, l’ha messa al centro, qualche stronzo l’ha deviata di testa e i giocatori son tutti addosso a David Gray e i tifosi stanno sbroccando totale cazzo!

Sick Boy c’ha due occhi a boccia. DA-VIE-GRAYYY-CAZZ!

Irvine Welsh, Morto che Cammina  

Il nuovo romanzo di Irvine Welsh (nato a Leith/Edimburgo il 27/9/1958) Morto che Cammina (Guanda 2019) non è semplicemente, come banalmente si pensa, l’ennesimo – fantasmagorico – capitolo della saga dei gattoni di Leith: Trainspotting (1993), il sequel Porno (2002), il prequel Skagboys (2012) e lo spin off, che vede Franco Begbie protagonista, L’Artista del Coltello (2016).

 

Morto che Cammina, ben oltre una nuova puntata della serie, è, perdonatemi la cazzata che sto sparando, il ritorno dell’uguale. Questo libro, come un drago che si morde la coda, apparentemente immobile ma in eterno movimento, divora e rigenera tutti i temi, elementi, soggetti e figure della produzione welshiana. In questo grande romanzo lo scrittore ancora una volta, seguendo le orme delle sue creature lungo un cerchio senza inizio e né fine, ritorna, per poi ripartire, sempre dove tutto è cominciato: a Leith.            

Come un cantastorie, raccontando le gesta dei suoi personaggi, canta di passione calcistica, droghe, dipendenze, scene musicali, stili di strada, impicci illegali, party, bevute al pub, locali a luci rosse e le città (Los Angeles, Berlino, Londra, Amsterdam, Miami, Glasgow, Ibiza, Istanbul, Edimburgo) – attraversate – da lui vissute in compagnia dei suoi amici tossici e hooligans. I suoi soci di una vita sono il pozzo dove lo scrittore attinge per creare i suoi personaggi. Non è un caso che Welsh, anche se non l’ha mai detto esplicitamente, per creare il personaggio di Franco Begbie, che rappresenta perfettamente il fan violento tipico dell’Hibernian anni Novanta, si sia ispirato al suo amico Derek Dykes, il fottuto Dererel Dykes, un ragazzino che nella metà degli anni Ottanta fondò la CCS (Capital City Service). Una delle firm più violente e temute di tutto il Regno Unito. I loro agguati agli hooligans rivali venivano studiati a tavolino nei pub lungo il Walk, nel corso di riunioni a cui partecipava anche Irvine. Dykes, in una intervista su un giornale scozzese, ha confermato la presenza del suo amico a questi incontri dove la CCS pianificava strategia e tattica di combattimento, ma ha precisato che Welsh «quasi mai però si faceva vedere negli scontri».     

Le vecchie attitudini e tensioni esistenziali dello scrittore sono ancora presenti in Morto che Cammina perché, bandita dalle sue pagine la nostalgia per il passato, esse vivono nella fuga continua dalla categoria dell’evergreen. Genere che, in quanto osceno, non trova cittadinanza dentro questa storia che ci invita ad abitare l’infanzia. Irvine in questo ultimo lavoro ricorda al lettore che invecchiare non significa mettere la testa a posto. E come ci dimostrano pagina dopo pagina i gattoni di Leith, a cinquant’anni se non abbiamo perso la curiosità  la vita può ancora essere vissuta, riservare sorprese e nuovi viaggi memorabili. Come quello – mitico – a base di DMT (descritto a fumetti nel romanzo) che i quattro amici intraprendono ancora una volta insieme. Finito l’effetto lisergico della sostanza, una volta rientrati dal viaggio, Spud, Renton e Sick Boy si raccontano cosa hanno vissuto nel corso dell’allucinazione. Begbie  invece afferma che il DMT gli è rimbalzato, non l’ha sconvolto. Franco in seguito racconterà il suo trip solo a Spud che giura al socio con un secco «stai sicuro, gattone» di non dirlo a nessuno degli altri. Strepitoso il dialogo tra i due amici:

«Sono seduto a un tavolo e c’è un tot di gente, tutti che ci mangiamo della roba buona da ‘sti vassoi grandi. E io sono a capotavola. Tutta una roba di lusso, come in una casa dei nobili di una volta».

«Come Gesù all’Ultima cena? La storia che diceva Rents?»

«Esatto, credo. Ma tutta quell’Ultima cena lì è da prima della Bibbia e del Cristianesimo. Viene dal DMT, che gli uomini lo mangiano da prima ancora che Cristo se lo sognavano». 

Prima di continuare a parlare di questo ultimo lavoro dell’autore bisogna fare un passo indietro per capire, tramite i percorsi di vita di Welsh, la genesi del mondo narrato nei suoi libri.                     

Note sulla vita di Irvine Welsh

Irvine, figlio di lavoratori, come tutti i ragazzini della working class è attratto dagli stili di strada diffusi tra le case popolari e le vie del suo quartiere. Fin da piccolo, come tutti gli abitanti di Leith, il sabato si reca a Ester Road per vedere giocare gli Hibs. Nelle terrace dello stadio il giovane Welsh inizia a prendere gusto a tutto ciò che ruota intorno al football: il tifo e gli hooligan. Abbandonata  la scuola e dopo vari lavori, tra cui quello di  netturbino (nel ruolo di  spazzino lo scrittore  appare in un cameo nel film Acid House), nel 1976 lascia Edimburgo e si trasferisce a Londra. In quei giorni in città, invasa dai sacchi della spazzatura non raccolti dai lavoratori della nettezza urbana in sciopero, tra i rifiuti sbocciava un fiore nero. Il punk. Welsh per pura botta di culo si ritrovava immerso nel furore del mob in rivolta. Questa esperienza controculturale, condivisa con altri kids marci-sporchi-imbecilli, lo porta a avventurarsi nel pianeta droga e finisce tossico di eroina. Anni dopo Irvine, ormai smaltita la rota, assisteva allo sbarco dell’invasione acidhouse, salpata da Ibiza con il suo carico di empatia, nella terra di Albione. Mai nella storia del Regno Unito una calata giunta da fuori era stata accolta con tanto entusiasmo dai britanni. Dove avevano fallito i vichinghi, l’invincibile armata e i nazisti erano riusciti la strana coppia techno & ecstasy. Si apriva, inaugurata dalla seconda summer love, la stagione dei rave. Questa scena musicale, l’ultima degna di nota in quanto portatrice di problemi di ordine pubblico, fu vissuta da Welsh da frequentatore di party illegali e come dj.                                         

Con Trainspotting la letteratura diventa chimica

In Trainspotting, opera prima dello scrittore resa famosa dall’omonimo film di Danny Boyle, scritta mentre era ai servizi sociali, si raccontava delle disavventure tossiche di cinque amici di Leith, zona portuale di Edimburgo.

Daniel Murphy alias Spud, Mark Renton aka Rent Boy, Francis Begbie detto Franco, Simon Williamson soprannominato Sick Boy e Tommy Lawrence.

Negli anni in cui si svolge il romanzo, il quartiere di Leith era il maggiore punto di smercio di eroina di tutta la Gran Bretagna e deteneva il triste record nazionale dei malati di AIDS. In Skagboys (titolo mutuato dall’appellativo con cui erano indicati gli eroinomani in Scozia) lo scrittore, in due capitoli dal titolo Appunti su un’epidemia, riporta documenti ufficiali del servizio sanitario di Lothian sul numero dei morti per overdose e HIV a Edimburgo. Da notare la crescita esponenziale dei decessi: otto nel mese di febbraio e trentanove a marzo dello stesso anno.

Tommy, uno dei cinque gattoni, nel corso del romanzo muore a causa di questa malattia contratta dalla sconsiderata usanza del passarsi la stessa siringa per bucarsi.                    

Welsh, dopo il suo sconvolgente esordio che impose la Letteratura Chimica come nuovo genere narrativo, pubblicò una serie fulminante di strepitosi racconti raccolti nelle antologie Acid House, da tre novelle contenute nel volume è stato tratto l’omonimo film di Paul McGuigan, e Ecstasy. I romanzi Il Lercio e Tolleranza Zero due capolavori della letteratura del XX secolo. Questi libri, dalla narrazione realista e al tempo stesso visionaria, sono scritti nella stessa lingua parlata da tossici, hooligan, prostitute, papponi, gangster, operai e portuali, sui marciapiedi e nei pub lungo il Walk, Cowgate, Easter Road, dove sorge lo stadio dell’Hibernian Football Club. Strade che puzzano di luppolo, lievito, malto e di frittura. Una scrittura che ci catapulta in luoghi dove nel linguaggio quello che di meglio si comprende non è la parola ma il tono, l’intensità e il ritmo che essa emana. Perché il rumore che vive dietro le parole non può essere scritto.    

Uno slang nato nel malfamato quartiere di Leith dove Irvine è nato. La zona di Edimburgo, un tempo – prima della gentrificazione narrata dallo scrittore in Porno – operaia, dello spaccio e a luci rosse. Dove nei secoli trovarono asilo e si stabilirono prima gli immigrati irlandesi che qui fondarono il club di calcio dell’Hibernian, dal nome latino che i romani diedero all’Irlanda, la squadra della working class di Edimburgo che si contrappone nel derby cittadino agli odiati Hearts, i cui sostenitori sono borghesi, protestanti, lealisti e orangisti.          

In seguito questa parte di città continuò a essere l’approdo dei nuovi arrivati, degli emigranti giunti nel Regno Unito in cerca di lavoro. Tra tutti, vale la pena citare gli italiani: Sick Boy, uno dei gattoni di Leith, è figlio di madre italiana. In tutti i romanzi della saga di Trainspotting Sick Boy, quando decanta le sue doti da latin lover e la lunghezza del suo membro, afferma di avere ripreso i geni della parte italiana e non da quella anglosassone-unna della sua famiglia. Gli italiani nell’approdare in questo quartiere, abitato in prevalenza da lavoratori papisti di origine irlandese, trovarono nelle parrocchie cattoliche e nel tifo per gli Hibs un primo elemento di socializzazione urbana. Anche se non c’entra un cazzo con quello che sto scrivendo, voglio dire lo stesso che molti immigrati italiani, specialmente quelli provenienti dalla valle del Comino (FR), sbarcati nel porto di Leith finirono per lavorare nelle friggitorie. Non è un caso che nel paese di Villa Latina in Ciociaria la comunità italiana in Scozia organizza la sagra del fish and chips.                

Per arrivare a Morto che Cammina bisogna passare per Colla    

Lo scrittore nel 2001 con Colla, il suo romanzo più complesso, iniziava a cantare, attraverso un polimorfo di voci narranti e divergenti punti di vista, l’epica dei ragazzi di Stenhouse (sobborgo a edilizia popolare situato a ovest del centro di Edimburgo). Si narra di furti, scontri allo stadio, sesso, droghe e rave, situazioni irreparabilmente intrecciate alle vite dei protagonisti. 

Nascevano altri cinque memorabili personaggi, partoriti dal bardo della working class scozzese, Terry Lawson detto Gas, Billy Birrell aka Business Birrell, Rab Birrell (il fratello di Billy), Andrew Galloway per gli amici Gally e Carl Ewart in arte Dj N-Sign (uno dei rari personaggi creati dallo scrittore che tifa Hearts).  

La saga di Colla ritornava, per la gioia dei lettori, ufficialmente con due spin off. Nel primo Amo Miami, divertentissimo racconto dell’imperdibile antologia Tutta Colpa dell’Acido (2009), dove seguiamo Terry Lowson e Carl Ewart in trasferta a Miami Beach. Il secondo spin off della saga di Colla, il romanzo Godetevi la Corsa (2015), vede come protagonista Terry “Gas” Lowson.

In realtà, per la precisione, alcuni dei personaggi principali di Colla, come Rab Birrell, erano già apparsi, molto tempo prima dell’uscita del romanzo, in Traispotting. Per ritornare con Rab Birrell e Terry “Gas” Lawson, quest’ultimo nei panni di Terry la Macchina del Sesso, il pornoattore che recita nei film hardcore prodotti da Sick Boy, nel romanzo Porno. Per ripresentarsi oggi ai lettori con Terry, Ewart, Billy e Rab in Morto che Cammina. Potrei continuare la lista, ma dovrei farmi un bel culo e rileggermi tutti i romanzi e i racconti di Welsh, delle partecipazioni e apparizioni di questi personaggi interscambiabili, come i supereroi della Marvel, da una saga all’altra (vedi Simon aka Sick Boy contattato telefonicamente da Gas Terry in Godetevi la Corsa). A volte ritornando da attori non protagonisti, altre da comparse oppure li sentiamo nominare in quel parlarsi addosso tipico dei drogati ai party o nei racconti alcolici, dove le malefatte dei propri amici teppisti diventano gesta mitologiche.

Per questi motivi, ma anche per sapere e conoscere come sono cambiate le vite (vizi, dipendenze e lavoro) dei nostri amici letterari, i personaggi delle due saghe, e per capire le trasformazioni (urbane, dei consumi, e quelle criminali) avvenute a Edimburgo dai tempi di Porno è fondamentale leggere, contrariamente a quello che scrivono in rete, Godetevi la Corsa e L’Artista del Coltello, prima di affrontare la lettura di Morto che Cammina.

Godetevi la Corsa segue le vicissitudini del taxista Terry Lowson. Gas Lowson si ritrova alle prese con la scomparsa di Jinty, una prostituta sua amica, in una Edimburgo invasa da artisti e turisti giunti in città per il Fringe Festival. In questa puntata Gas, oltre alle solite scopate e pippate, si cimenta nel gioco del golf. Di primo acchitto questa surreale trovata di un coatto malato di fica, abituato a cimentarsi con la mazza più che con le mazze, che si dà al golf può sembrare una improponibile trovata abortita dalla mente bollita di Welsh. Invece il bardo della working class di Edimburgo ha semplicemente ridato a Cesare quello ch’è di Cesare. Perché Leith è il luogo dove sono state trovate le tracce più antiche di un campo da golf. Un gioco che in origine apparteneva al popolo e non ai nobili. Il golf fu soggetto di un divieto di re Giacomo II del 1457 perché interferiva con lo sport più utile, praticato da aristocratici e cavalieri, del tiro con l’arco.

In L’Artista del Coltello ritroviamo Begbie lo psicopatico gattone. Non ci crederete ma Franco è cambiato. Si è disintossicato dall’alcol, ha sconfitto la dislessia e la sua iper violenza sembra essersi dissolta. Tutto merito della nuova moglie Melaine, una bellissima e ricca ragazza americana che non avendo un cazzo da fare lavorava socialmente nelle prigioni del Regno Unito come insegnate d’arte. Grazie a questo corso Begbie scopre una passione e soprattutto un grande talento artistico. S’è trasferito in California a Santa Monica, dove vive in una villa con Melaine e le loro due bambine, e con il none d’arte di Jim Francis è diventato un affermato e ricco scultore, coccolato dai galleristi di Los Angeles. Le sue opere, che riscuotono un grande successo tra il jet set cittadino e gli attori di Hollywood, sono delle statue di creta che ritraggono personaggi famosi sottoposti a orrende mutilazioni inferte dai coltelli dell’artista. Franco quando viene a sapere dell’uccisione di Sean, il figlio con cui non ha più rapporti da molti anni, ritorna a Edimburgo per il funerale. Begbie è veramente cambiato?

Morto che Cammina

Il romanzo Morto che cammina, che intreccia sempre più la saga dei gattoni di Leith a quella dei ragazzi di Stenhouse, inizia dalla scena finale, riletta da un altro punto di vista, di L’Artista del Coltello.

Se nello spin off era Franco a vedere Mark Renton seduto dentro lo stesso aereo da lui preso.

Franco si avvicina e si allunga sopra il viaggiatore nervoso e avvinazzato, mentre l’altro, rendendosi conto di una presenza incombente, abbassa la rivista e alza lo sguardo, sgranando gli occhi per lo shock del riconoscimento, di trovarsi davanti il ragazzo dislessico al cui posto si era preso un castigo tanti anni prima, per solidarietà tra amici adolescenti. Frank Begbie si limita a controllare il respiro – dentro dal naso, fuori dalla bocca – mentre sorride e dice: «Ciao vecchio mio. Quanto tempo».

                                                           (L’Artista del Coltello di Irvine Welsh, editore Guanda)

In questo secondo sequel è Rent Boy a smaltire alla vista di Begbie sul suo stesso volo Londra Los Angeles.

Poi il tipo tace di botto e sento che c’è qualcuno in piedi sopra di me. Abbasso il giornale e guardo su. Il mio primo pensiero è no. Il secondo è cazzo.                                                                                             

Lui è li, nel corridoio, col braccio penzoloni, sciolto, in cima al sedile, sopra la testa del ciucco atterrito. Quegli occhi. Mi friggono le budella. Da farmi evaporare nel deserto della gola le parole che vorrei dire. Franco. Francis Begbie. Come cazzo…?                                                               

I miei pensieri precipitano in un torrente di febbre: è ora.

                                                   (Morto che Cammina di Irvine Welsh, editore Guanda)

L’incubo che tormenta il sonno di Renton si materializza: Franco. L’amico che aveva solato (in Trainspotting). Tradito!!! Il suo compagno di banco dislessico che lo difendeva dagli altri ragazzini. A scuola e in quartiere, nessuno toccava i suoi amici, perché lo temevano. Begbie il teppista, il criminale, lo psicopatico.

L’incipit, fin dalla prima riga del romanzo, ci precipita dentro le paure, le angosce e le ansie che, da venticinque anni, albergano nella mente di Mark.

Un rivolo inquietante di sudore mi sgocciola per la schiena. Nervi scoperti: denti del cazzo che battono. Seduto come una merda in economy, incastrato tra un cagoso trippone e uno sborniato tesissimo. Posto in business non ce l’ho fatta ad averlo, e adesso sento petto e fiato costipati, butto giù un altro Ambien evitando lo sguardo del bevitore al mio fianco.

                                                            (Morto che Cammina di Irvine Welsh, editore Guanda)

Dai tempi del pacco di Londra una sola volta, per la precisione dieci anni dopo, s’erano rincontrati. E Renton s’era salvato dalla paga – dalle mazzate – per miracolo. Una macchina investe Begbie mentre lo stava inseguendo (in Porno).

Cosa succede dentro l’aereo? Begbie scanna l’infame Rent Boy? Franco abbraccia il vecchio amico? Non vi dico un cazzo. Leggete Morto che Cammina.

Welsh anche questa volta, attraverso colpi di scena, trovate geniali e situazioni al limite dell’impossibile, riesce a sorprendere anche i suoi vecchi fedeli lettori. Vi dico per attizzarvi che, oltre le abituali storie di droga, football, sesso e rave a cui l’autore ci ha abituato, i quattro amici si ritroveranno invischiati in un traffico di organi. E che Sick Boy si dovrà improvvisare chirurgo nel tentativo di salvare la vita a un amico in una sala operatoria illegale allestita dentro un edificio abbandonato a Berlino. Non vedrete l’ora di sapere chi è il morto che cammina? Ma state pur certi che nella gang c’è sempre chi pensa: se toccano un gattone toccano tutti.

La scrittura di Welsh non risente del peso degli anni, è ancora ostile come le strade dove s’è formata. Rapida e incisiva come la lama del coltello di Begbie.

Il Duka

Categoria: Recensioni

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