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Un anno e più di pandemia ha sparigliato le carte, ha infranto stagioni, sogni, speranze. Ha asciugato gli stadi più importanti come i nostri campetti di pozzolana, ha impedito per larghi tratti a giovani leve di cimentarsi col loro sport, ha strozzato la voce a milioni di tifosi, rischia di far fallire centinaia di società, ha esacerbato animi, ha mostrato in maniera lampante la scarsezza gestionale della filiera del potere dal Ministero dello Sport ai comitati regionali, ha mostrato i millantatori del calcio moderno e smascherato a volte ruffiani del “calcio popolare”. È stato questo ma è stato tanto altro col suo portato di disperazione, rassegnazione e un corollario di morte. Potevamo decidere di raccontare molto, di coagulare le asprezze di un anno di inattività, potevamo ma abbiamo scelto altro, ovvero di raccontare o meglio di farci raccontare in questa breve intervista la storia e la speranza di Emiliano Curti, nuovo allenatore dell’ Atletico San Lorenzo, che avrebbe dovuto affiancare quest’anno sulla panchina la bandiera sanlorenzina, il Capitano eterno e attuale mister Alberto Caci e sostituire un altro grande della panchina sanlorenzina, mister Pierino Greco (che con grande profitto allena le ragazze del femminile del calcio a 5 Atletico).

 

Una coppia assortita che tenterà il prossimo anno di riprendersi quello che è stato lasciato indietro in quest’anno funesto. Raccontare mister Emiliano ha un senso perché se la pandemia ci ha attaccato sotto tutti i punti di vista, l’abbandono da parte dei più giovani, la difficoltà a dare un senso ai sacrifici quotidiani per allenarsi, le convinzioni che scemano, l’assenza della partita, l’abbandono della pratica sportiva, l’apatia come mood, i tre punti, la mancanza dei nostri tifosi… qui la grandezza di qualcuno si commisura col suo grado di resistenza, ed è qui che emerge l’uomo, il mister appassionato, lo studioso di calcio, il plasmatore della materia umana. Ha resistito cercando di tenere accesa quella fiamma della passione per lo sport, dell’aggregazione, dello stare assieme e nello stesso tempo cercare di fare calcio, con le frustrazioni delle regole emergenziali, i deliri dei comitati regionali, i dettami allarmistici e pedanti e gli stupidi negazionismi. È stato un compito difficile, difficilissimo ma possibile grazie a un’umanità irreprensibile. Qui riportiamo le chiacchiere fatte assieme.

Mister come sei venuto a conoscenza dello sport popolare?

La prima squadra che ho conosciuto in assoluto e che mi ha introdotto allo sport popolare sono stati gli All Reds, affascinato dal fenomeno venni a conoscenza più tardi che questa nuova forma societaria si stava espandendo anche nel calcio, e ovviamente conobbi quella che si rivelò la più longeva società di calcio popolare romano. L’Atletico San Lorenzo.

Ti sei sorpreso della chiamata dell’Atletico San Lorenzo?

Più che ricevere la chiamata, l'ho fatta io. Appena mi sono trasferito a San Lorenzo ho colto l'occasione per propormi di collaborare con la società. All'inizio mi era stata offerta l'opportunità di collaborare con il settore giovanile, poi si è liberato un posto accanto al mister Alberto in prima squadra e non ci ho pensato due volte ad accettare la proposta.

Che idea ti eri fatto del calcio popolare e dell’Atletico?

Considero il calcio popolare come uno strumento per coniugare l'impegno sociale con l'attività sportiva e in questi mesi di Atletico San Lorenzo ho potuto osservare da vicino come la società sia impegnata nelle iniziative delle varie realtà sociali presenti all'interno del quartiere, che ne è cardine e fulcro. Veramente più che una società sportiva!

Calcio e pandemia. Come hai vissuto queste due stagioni?

Questa pandemia ci ha privato di tante cose che davamo per scontate, il calcio giocato è una di queste. Durante questo periodo chi, come me, ha passione per questo sport ha sicuramente vissuto con estrema frustrazione la mancanza della partita domenicale. Magari qualcuno che di passione ne aveva meno ha un po' mollato, ma la maggior parte di noi, a causa di queste privazioni, ha sicuramente preso più consapevolezza del proprio amore per il calcio. 

Come giudichi l’operato della federazione e la risposta del movimento calcistico popolare?

Credo che l'interruzione dei campionati dilettantistici sia stata tutto sommato la scelta più giusta in un momento nel quale andavano salvaguardate altre priorità. Quello che si può rimproverare alle istituzioni calcistiche, ma non solo a quelle, è stata la poca chiarezza e la costante incertezza in cui sono state abbandonate per mesi migliaia di società dilettantistiche fra continui rinvii e regole spesso indecifrabili.

Come si porta avanti un idea di calcio diverso sotto le legislazioni speciali?

Sicuramente le limitazioni dovute al Covid hanno reso meno allettante l'allenamento, sia per l'impossibilità di avere contatti dentro il campo, togliendo quindi la parte più divertente dell'allenamento stesso, sia per la mancanza dell'obiettivo per cui ci si allena, ovvero la partita di campionato la domenica. Nonostante questo i ragazzi del San Lorenzo sono stati encomiabili con una presenza, una serietà e una costanza nell'allenamento che spesso in altre squadre non si vede nemmeno in periodi "normali".

Come tieni accesa la fiamma della passione in questi mesi difficili?

La passione per questo sport è un qualcosa che nasce e si alimenta in giovane età, credo che da questo punto di vista sia importante il lavoro degli istruttori con i più piccoli. Noi che abbiamo a che fare con le prime squadre ci troviamo a lavorare con ragazzi già "formati" sotto questo aspetto. Quello che possiamo fare secondo me è cercare di tenere alta la passione in calciatori alla cui età cominciano a emergere altre priorità come la famiglia e il lavoro. 

Cosa ti aspetti dall’anno che verrà?

Non riesco a immaginare un altro anno vissuto in queste condizioni, e credo proprio che da dopo l'estate potremo tornare a vivere in maniera più o meno normale e che quindi il prossimo campionato possa svolgersi senza particolari intoppi. 

Tifo sanlorenzino e comunità: cosa ti aspetti al rientro alla normalità?

Purtroppo mi sono immerso nella realtà dell'Atletico durante la pandemia e quindi non ho potuto ancora assistere di persona al magnifico spettacolo sugli spalti che ho potuto ammirare solo attraverso alcuni filmati. Un motivo in più per aspettare con impazienza la ripresa del campionato.

Grazie mister Emiliano, ci vediamo in campo.

Daniele Poma

Categoria: Interviste

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