Se tutto è politica, ricevere Conor McGregor alla Casa Bianca nel giorno di San Patrizio non può essere casuale.
Molti potrebbero considerare l’ex campione irlandese della Ufc (Ultimate Fighting Championship), recentemente condannato per stupro, un impresentabile. Evidentemente non il presidente Trump che più volte ha manifestato non solo apprezzamento verso il trascorso sportivo di McGregor, ma anche vicinanza umana e stima professionale.
Ormai lontano da parecchio tempo dall’ottagono McGregor ha infatti creato un piccolo impero fatto di attività immobiliari e società, dal whiskey alla birra, alle promotion di sport da combattimento. Ha dismesso i panni del combattente, scegliendo le sete pregiate degli abiti di sartoria della buona borghesia.
E il tipo di discorso andato in scena in pompa magna alla Casa Bianca, prettamente politico anche se breve e conciso, conferma la posta in gioco. Le parole di McGregor non erano dirette tanto alla minoranza irlandese negli Usa – una comunità tradizionalmente vicina al partito democratico, che ha mostrato recentemente una qualche simpatia per Trump e che il presidente vuole sicuramente ingraziarsi – quanto oltreoceano alla Repubblica di Irlanda, un paese secondo lui vessato dall’immigrazione e sull’orlo del collasso economico. Una nazione, nel tipico gergo sovranista, affetta da una profonda crisi morale che ha bisogno di redenzione. Parole che hanno peraltro scatenato indignazione da parte del governo irlandese.
McGregor non si è presentato come l’uomo della provvidenza, ma ha sfruttato il palco della Casa Bianca per lanciare un messaggio e saggiare gli umori. Qualcosa che somiglia a una prova generale per una discesa in campo vociferata, peraltro, da diverso tempo e sicuramente rallentata dalla condanna.
Che il personaggio abbia velleità politiche non è novità. Già nel novembre del 2023, aveva cavalcato le tensioni e duri scontri seguiti all’accoltellamento avvenuto fuori una scuola elementare di tre bambini e una maestra a Dublino. Un episodio sfruttato fin da subito dall’estrema destra del Paese per fare proseliti e fomentare la rabbia sociale, perché il colpevole inizialmente sembrava essere un richiedente asilo.
Una tempesta perfetta che nel giro di poche ore aveva radunato una folla a Parnell Square – vicino al luogo dell’accoltellamento – dove erano esplosi durissimi scontri che la Gardai, la polizia irlandese, ha faticato a contenere.
Proprio durante quelle giornate di tensione la figura di McGregor era diventata sui social – e in particolare su account vicini all’estrema destra – una sorta di simbolo per la riscossa, l’uomo forte capace di cambiare la situazione, un padre della patria pronto a immolarsi per il bene del suo Paese.
Dopo quell’exploit McGregor ha continuato a cavalcare i sentimenti più xenofobi della Repubblica irlandese, con un preciso lavoro sui social: post mirati, dichiarazioni alla stampa, interviste. Una strategia di ampio respiro intaccata dalla condanna per stupro che ha costretto McGregor ad abbassare i toni e a defilarsi almeno temporaneamente.
L’invito alla Casa Bianca potrebbe invece segnare una ripresa dell’attività politica dell’ex lottatore irlandese, che attende a breve un giudizio del tribunale sul ricorso alla condanna utile per rifarsi un’agibilità politica.
Sicuramente l’estrema destra continua a non avere un consenso di massa nella Repubblica Irlandese anche se, in un momento difficile, con una crisi economica e politica montante qualcosa potrebbe smuoversi. I due partiti che da sempre governano il Paese, il Fianna Fail e il Fine Gael, sono incapaci di uscire dall’impasse e sono mediamente deboli agli occhi dell’opinione pubblica. Lo Sinn Fein resta relegato all’opposizione, nonostante i recenti successi elettorali, perché guardato ancora con sospetto dalla parte più conservatrice della società.
In questo scenario gli spazi potrebbero aprirsi soprattutto come voto di protesta e rottura con lo status quo. Conor McGregor non sembra aver lo spessore per giocare fino in fondo la partita, ma potrebbe diventare il volto di un progetto che sembra avere ben altri padrini e che ambisce a uscire dal ristretto recinto militante in cui è confinata l’estrema destra irlandese.
Filippo Petrocelli