Poche settimane fa in Italia si è festeggiato l’ottantesimo anniversario della Liberazione del Belpaese dall’occupazione nazi-fascista. È stato un 25 aprile molto sentito e partecipato che ha portato in piazza migliaia di persone di ogni età ed estrazione sociale nonostante la richiesta di festeggiare con sobrietà tale avvenimento, vista la scomparsa di papa Bergoglio e i 5 giorni di lutto nazionale imposti dal governo (questo lungo periodo di lutto non era mai stato concesso finora tenendo conto della laicità garantita dalla nostra Costituzione ma questo è un altro paio di maniche”).
Oltre alla rotondità dell’anniversario sono state molte le iniziative in gran parte dello Stivale che non hanno mancato di citare anche un’altra situazione che, per molti, rappresenta un vero e proprio caso di Resistenza dell’epoca attuale: quella del popolo palestinese della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, contro il genocidio messo in atto dal governo sionista di Tel Aviv.
La Resistenza partigiana in Italia infatti, nonostante si provi a descriverla come un qualcosa messa in atto dai soli comunisti, è un movimento che interessò e distrusse la vita di moltissimi ceti sociali che, in alcuni casi temevano assai la falce e martello sulla bandiera rossa.
Se è vero che la Brigata “Bandiera Rossa” di ispirazione comunista, ma non certo dello stalinismo che fu solo una branca di un concetto che ebbe varie sfumature a livello mondiale, ricoprì un ruolo determinante nel movimento partigiano furono centinaia anche le storie di persone di fede monarchica e cattolica che diedero il loro contributo a questo movimento giovanile e popolare all’occupante nazi-fascista.
Una di queste storie ci porta nel quartiere romano di San Lorenzo, la sola zona della Città Eterna a subire un bombardamento da parte degli Alleati il 19 luglio 1943. A quel tempo la città era sotto occupazione nazista, iniziata il 10 settembre 1943 poche ore dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre.
Fu scelto San Lorenzo perché vicino ai grandi nodi di scambio cittadini quali la stazione Termini e la stazione Tiburtina. Nelle vicinanze vi era anche la via Tiburtina che era usata molte volte dalle truppe tedesche per spostare uomini e mezzi.
Proprio in questo quartiere nel 1941 era diventato parroco, presso la locale chiesa situata in piazza Immacolata, un certo Libero Raganella. Nato il 7 maggio del 1914 in quelle viuzze che si affacciano sulla Tiburtina, Raganella crebbe in una famiglia altamente politicizzata.
Suo padre Giusto, ferroviere di forte animo socialista, era un grande ammiratore di Giacomo Matteotti e nel 1924 gli aveva voluto rendere omaggio dopo il suo assassinio voluto per mano del regime fascista salito al potere da pochi anni. Fin dal 1922 inoltre, Giusto Raganella, aveva preso parte a numerosi movimenti antifascisti e clandestini, in particolar modo a quelli anarchici e socialisti, che da subito si opposero a Benito Mussolini e alle sue camice nere.
Non è un caso che Libero, una volta divenuto parroco di zona, si spese in prima persona per aiutare in qualsiasi modo possibile i numerosi partigiani attivi a San Lorenzo ma anche molti di coloro che venivano perseguitati dai nazisti con l’aiuto dei collaborazionisti fascisti. Questa sua azione non si fermò manco dopo l’8 settembre 1943. Per questo motivo viene oggi ricordato come uno dei tanti uomini di chiesa che diedero un contributo fondamentale al movimento partigiano capitolino.
Di fondamentale importanza per Raganella fu un collegio del quartiere: quello dedicato a San Pio X e ubicato a via degli Etruschi 7. Di fronte a questo edificio, oggigiorno, vi è una targa in ricordo di questa figura.
Libero Raganella, però, oltre a quella in Cristo aveva un’altra grande passione: quella per il calcio e in particolare per la neonata Associazione Sportiva Roma. Questo suo interesse lo coinvolse fin da bambino.
A San Lorenzo infatti un giovane Don Raganella giocò, ma ricoprì anche altri ruoli, nella squadra di calcio locale della Spes, fondata nel 1908 e ancora oggi esistente.
La sua passione per i colori giallorossi si rinsaldò per un fatto in particolare però. Al tempo vi era proprio a San Lorenzo una trattoria famosa per essere frequentata da molti esponenti della Roma, tra cui il mitico capitano Fulvio Bernardini.
Libero si trovò molte volte a contatto con giocatori e dirigenti giallorossi e il suo amore per quei colori fu una naturale conseguenza. Inoltre nella Spes mossero i loro primi passi alcuni calciatori che poi diventarono a loro volta importanti rappresentanti della società calcistica capitolina: tra questi possiamo ricordare Ippolito Ippoliti, Tonino Fusco e soprattutto Alberto Ginulfi che proprio come Raganella era nato a San Lorenzo.
La sua passione arrivò a livelli tali che egli amava definirsi un suddito della “chiesa santa apostolica e romanista”. Per questa ragione, a 80 anni dalla Liberazione, a questo parroco è stato dedicato un vero e proprio documentario da arte dell’associazione Civico Giusto.
La voce narrante è quella dell’attore Valerio Mastrandrea, che non ha mai nascosto la sua fede calcistica giallorossa. Tra gli interpreti del cortometraggio vi è inoltre Claudio Ranieri, attuale tecnico giallorosso e uno degli esempi migliori di romanismo che rimangono tuttora.
Roberto Consiglio