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Il genocidio nel pallone

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Foto show red card to Israel

Da circa 600 giorni la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, che insieme compongono lo stato di Palestina, sono sotto attacco quotidiano da parte dell’esercito di Tel Aviv. I sionisti stanno compiendo un vero e proprio genocidio in quelle terre, contro la popolazione locale e le infrastrutture di base, per rispondere all’azione di Hamas del 7 ottobre 2023 in cui 1200 cittadini israeliani hanno perso la vita e circa 250 sono stati presi in ostaggio.

Da quella data si contano più di 50 mila morti tra la popolazione gazawi, di cui un gran  numero è rappresentato da donne e bambini, ma anche la distruzione sistematica di ogni tipo di supporto per rendere la piccola lingua di terra al confine con l’Egitto praticamente invivibile per i palestinesi. Al contempo a ogni ente internazionale, che avrebbe il permesso di entrare nella Striscia per portare aiuti umanitari alla popolazione, non viene concesso il lasciapassare, lasciando persone di ogni età e genere a morire di fame fra le strade di Gaza.

Nonostante questa situazione catastrofica, da alcuni descritta addirittura come una vera e propria “soluzione finale” (termine che non riporta certo a bei tempi storici), nessuno ha osato dire nulla su ciò che il governo di ultra-destra di Tel Aviv sta facendo in una terra occupata che non gli appartiene. Un vero e proprio doppiogiochismo se pensiamo invece alla levata di indignazione, con conseguenti e ripetute sanzioni economiche, nei confronti della Russia di Putin quando quest’ultimo decise di iniziare la guerra in Ucraina nel febbraio 2022.

Ogni volta che si cerca di far dire a qualche politico della democratica Europa che quello che sta avvenendo in Medio Oriente va ben oltre alla semplice “caccia ai terroristi di Hamas responsabili della strage del 7 ottobre” ecco che si viene tacciati di antisemitismo o di essere dei supporter dei terroristi arabi che controllano politicamente la Striscia.

Una situazione in cui i sionisti sanno muoversi bene visto che, oltre a negare il genocidio, cercano di far passare il loro paese come uno dei più democratici del mondo ma che, al contempo, ha il diritto “innegabile” di difendersi, dopo aver subito un’onta come la Shoah nel secondo conflitto mondiale, ogni volta che si sente minacciato senza mezze misure.

E in effetti gli ambiti in cui Israele prova a ripulire la sua immagine sono molti. Non a caso si cerca di presentare la sua città principale, Tel Aviv, come uno dei centri abitati più aperti ed evoluti del mondo, per esempio verso gli omosessuali.

Un altro campo molto influente, in cui Israele sta cercando di ripulire la sua immagine mentre continua a portare avanti il genocidio in atto a Gaza, è quello sportivo. E anche qui, il governo di Tel Aviv, ha ricevuto un trattamento di favore visto che né la nazionale calcistica né le squadre di club israeliane sono state escluse da tutte le competizioni internazionali del mondo del pallone come invece avvenuto con quelle russe nel 2022.

Ma si è andati anche oltre e alcuni supporter ultra-sionisti che compongono il pezzo più duro del movimento ultras di molte delle squadre israeliane, ad esempio il Beitar Jerusalem e il Maccabi Tel Aviv, hanno mostrato il vero lato che si cela dietro a questo tentativo di “sportwashing” da parte della Knesset.

A novembre 2024 ad esempio, durante una partita di Uefa Europa League disputatasi ad Amsterdam tra l’Ajax e lo stesso Maccabi Tel Aviv, un nutrito gruppo di ultras sionisti, nelle ore antecedenti al match, girò per le strade della capitale olandese intimidendo chiunque facesse vedere che supportava, in un qualsiasi modo, la causa palestinese. Amsterdam, per chi non lo sapesse, è anche una città con una forte presenza della comunità mussulmana che, vedendo ciò che stava accadendo, decise di rispondere con alcune azioni contro i supporters giunti da Tel Aviv. Il prosieguo non poteva essere diverso: si cominciò a parlare di una vera e propria “caccia all’ebreo” con conseguenti accuse di antisemitismo per quanto avvenuto.

Lo stesso primo ministro israeliano di ultra destra, Benjamin Netanyahu, il principale colpevole dello sterminio in corso a Gaza, fece arrivare in Olanda due aerei da Israele per portare gli ultras del Maccabi a casa in tutta sicurezza.

Questo stesso governo, al contempo, sta portando avanti una vera e propria colonizzazione della Cisgiordania attraverso azioni che si ricollegano al mondo del pallone. Attualmente infatti sono ben 9 i club calcistici israeliani che, con il supporto di Tel Aviv, svolgono le loro attività nelle colonie sioniste illegali nate in ogni angolo della West Bank.

Questo fatto rappresenta una vera e propria contravvenzione dello statuto della FIFA , della Carta Olimpica e del diritto internazionale. Nello statuto del massimo organismo calcistico a livello mondiale si va a infrangere l’articolo 72 che recita: “Nessun club può giocare sul territorio di un’altra Associazione senza consenso”.

La carta olimpica, invece, vede contraddetto il principio secondo cui “lo sport deve rispettare il diritto internazionale e promuovere la pace”. Lo stesso diritto internazionale, infine, ci ricorda che “tutti gli insediamenti sono illegali”.

Mentre questo pezzo viene scritto probabilmente stanno morendo decine di palestinesi o sotto le bombe o per mancanza di cibo visto che i 7 valichi dove passano i camion dei rifornimenti continuano a restare chiusi. Ritengo che questo fatto lasci spazio a poche parole ed interpretazioni...

 

P.S.

Un ringraziamento speciale alla pagina Calcio e Rivoluzione che ha reso la stesura di questo articolo più facile.

 

Roberto Consiglio

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Scritto da Super User
Categoria: Editoriale
Pubblicato: 23 Maggio 2025
  • Calcio
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