
Il quartiere di San Lorenzo, fin dalla sua fondazione alla fine del XIX secolo, ha rappresentato uno dei cuori pulsanti del mondo della militanza capitolina. Qui fin dai primi tempi vennero ad abitare differenti categorie di lavoratori, dai ferrovieri agli artigiani, che dovevano edificare la “capitale del Re”.
Anche per questa ragione la zona tra la stazione Termini e porta Maggiore è stata caratterizzata da un’anima popolare che cercava di portare avanti i suoi diritti in ogni modo possibile. Poi purtroppo, col passare del tempo e della storia, anche qui è arrivata la gentrificazione capitalista che ha reso San Lorenzo uno dei numerosi luoghi famosi essenzialmente per la cosiddetta movida.
La sua militanza però, anche se molto controllata e messa a tacere appena possibile, non ha mai smesso di farsi sentire sotto numerosi punti di vista. Tra questi, dall’estate del 2013, è arrivato anche quello sportivo. In quei giorni infatti un gruppo di amici decide di dar vita a una polisportiva di sport popolare e la ribattezza Atletico San Lorenzo.
Fin da subito la risposta, locale e non, è più che positiva e, ad oggi, la polisportiva può contare ben 13 squadre senior, 11 giovanili e oltre 650 soci che portano avanti questa meraviglia grazie all’azionariato popolare. Si decide tutto tramite assemblee, a cui tutte e tutti sono invitat* quando vogliono anche per poter proporre proprie idee.
L’Atletico, oggigiorno, è una delle realtà di sport popolare più conosciute e apprezzate a livello italiano ma anche europeo. Nel corso di questi 12 anni non sono mancati libri e documentari che ci hanno raccontato questa polisportiva rosso-blu.
Questo lato culturale continua a crescere. Tra pochi giorni per esempio, durante lo svolgimento del festival del cinema di Roma 2025, è in programma la proiezione di un nuovo documentario sull’Atletico che è intitolato Anatomia di un grande sogno per la regia di Federico Braconi, prodotto dalla casa di produzione indipendente Simonfilm di Maurizio e Francesco Albano.
La pellicola in questione, che vede anche la partecipazione di alcune importanti figure come i due attori Elio Germano e Marcello Fonte, verrà presentata in anteprima domenica 19 ottobre 2025 alle ore 15:30 presso il teatro Olimpico. Questo documentario rientra nella sezione Specials Screening – Fuori Concorso al festival del cinema di Roma.
Pochi giorni fa, in occasione della prima di domenica prossima, abbiamo avuto il piacere di intervistare lo stesso regista Federico Braconi.
Federico ci racconta subito come l’idea di realizzare un documentario del genere sia venuta per una intuizione non sua ma di uno dei due produttori della Simonfilm, Francesco Albano, venuto in contatto con la realtà del San Lorenzo dopo una chiacchierata con una sua collaboratrice che frequentava la medesima polisportiva. “Lui mi ha proposto di approfondire” rivela Braconi visto che “vivo a San Lorenzo dal 2013 e frequento spesso il SanLollo Playgrond: conoscevo personalmente diversi tesserati e in un’occasione – ampiamente raccontata nel film – avevo avuto modo di fare delle riprese video per loro. Quella giornata mi colpì molto e proposi all’assemblea di partire da quei materiali d’archivio. Da lì si snoda anche il racconto di tutta la polisportiva e di tutto il quartiere tentando di mettere in luce quanto l’uno e l’altro siano strettamente collegati”.
Lo stesso concetto di “sport popolare” riconduce, secondo il regista, ad “un modo sano – nobile addirittura – di impiegare il proprio tempo”. Tutto ciò è possibile perché, la polisportiva rosso-blu, “basa le proprie attività sull’impegno di tanti volontari che scelgono di stare insieme offrendo possibilità di fare sport a tutti, senza distinzioni”.
Tale socialità risulta essere molto diversa “rispetto a quella a cui siamo abituati: in un mondo in cui l’individualismo è imperante, dove le persone si comprano gli attrezzi da palestra e si allenano da soli a casa e dove i social media sono orientati verso un’egemonia totale dell’ego, trovo che un’esperienza collettiva come quella dello sport popolare sia una rarità da preservare”.
Un’avventura, quella vissuta durante le riprese, molto affascinante. Alla fine il regista ci dice che non vi è stato un ambito in particolare che lo ha colpito maggiormente del mondo dello sport popolare. Quello che ha avuto la fortuna di vivere in prima persona, continua Braconi, si può ben descrivere con un proverbio africano che recita così: “Quando si sogna da soli, è solo un sogno. Quando si sogna insieme comincia la realtà”.
In conclusione chiediamo a Federico se è meravigliato che un documentario che tratti un argomento del genere sia stato scelto per essere proiettato in un importante festival cinematografico nazionale che però è altamente legato al cosiddetto ambito “mainstream”. La risposta ci fa capire che, l’accettazione del documentario all’interno del festival, non è stata poi una grande sorpresa visto che anche due importanti figure del grande schermo italiano attuale, Elio Germano e Marcello Forte, si sono esposti in prima persona per la sua realizzazione.
Lo stesso regista ci fa a sua volta una domanda: “Perché due Palme d’Oro al Festival di Cannes decidono di prestare la propria immagine a una realtà di sport popolare?”. Nel corso della pellicola si prova a risponde anche a questo interrogativo visto che “ è da piccoli spazi e piccoli quartieri che nascono le possibilità per portare cultura anche al grande pubblico, e dunque al mainstream. È grazie a quella socialità che proliferano nuove ricerche scientifiche, nuove correnti di pensiero, nuovi atleti. Anatomia di un grande sogno vuole essere una piccola testimonianza di questo processo”.
Roberto Consiglio
Ringrazio Federico Braconi per la sua disponibilità a questa intervista a pochi giorni dalla presentazione del documentario.
