Il 16 novembre 1922 nasceva nel piccolo comune di Azinhaga, facente parte del distretto del Portogallo centrale di Santarém, lo scrittore José de Sousa Saramago. Autore di importanti libri come Cecità e Il Vangelo secondo Gesù Cristo, nel 1998 venne insignito del premio Nobel per la letteratura.
Saramago, in molte delle sue opere, ha voluto mettere in luce un forte approccio filosofico sulla natura umana. Questo tipo di visione ha però interessato anche altri ambiti della vita dello scrittore lusitano.
Lo scrittore trascorse parte della sua vita nella capitale portoghese Lisbona, città che vanta una delle rivalità calcistica più accese. A sfidarsi nel “Derby di Lisboa”, dal lontano dicembre del 1907, sono i biancorossi del Benfica e i biancoverdi dello Sporting Lisbona.
Darrel Standing è un detenuto del carcere di San Quentin, un centro di reclusione a nord di San Francisco. Il reato non lascia spazio a troppe interpretazioni: Standing, professore universitario del College of Agricolture dell'Università di California, è in carcere per l'omicidio ai danni di un collega, il professor Heskell. Sulla vicenda, scrive lui, non ci sono da discutere i torti o le ragioni, e infatti non lo faremo nemmeno noi. Rettifichiamo però soltanto una cosa: Darrel Standing scrive, sì, ma lo fa per mano del suo autore, del suo burattinaio Jack London. È dalle sue viscere, infatti, che è fuoriuscito questo personaggio, protagonista di Il vagabondo delle stelle. Le botte e gli scossoni che incassa Standing sono gli stessi che l'autore ci rifila pagina dopo pagina; duri, ruvidi, aspri. Pretende dedizione e coraggio per poterci spingere nella selva che ha preparato per noi; ci chiede anche di tenere gli occhi aperti e monitorare la realtà circostante per non diventare conniventi e collusi con il marcio imperante, con gli aguzzini e i torturatori.London infatti, in pieno fervore socialista e progressista, condanna qui la ferocia del sistema carcerario statunitense e la stasi criminale dell'opinione pubblica; mette sulla graticola sia l'infamia della mano che colpisce l'innocente sia il silenzio omertoso - ma intriso di sangue - del pubblico.
Qualche anno fa, dopo che la Turchia invase Afrin, Serê Kaniyê e Girê Spî, un gran numero di gruppi di tifosi in tutto il mondo si unirono alle mobilitazioni per denunciare gli attacchi del governo fascista di Erdogan e in difesa dei risultati raggiunti dall’esperienza rivoluzionaria più importante dell’inizio del ventunesimo secolo (insieme al movimento zapatista).
Oggi, a pochi giorni dalla celebrazione del decimo anniversario di quest’autonomia faticosamente conquistata, le minacce a cui la rivoluzione è esposta sono ancora considerevoli! La Turchia, che dispone del secondo esercito più grande della NATO, e i suoi alleati jihadisti stanno ancora una volta intensificando i propri attacchi che di fatto non si sono mai fermati. Non possiamo riporre alcun tipo di fiducia né nel regime siriano, né nei paesi confinanti (Iran, Israele, eccetera…), né tantomeno nelle grandi potenze (Usa e Russia).
Dal 1960, la piccola storia del calcio europeo si è scontrata con la grande storia mondiale. Durante la Guerra fredda, il confronto tra modelli socialisti e occidentali ha pesato sulla concorrenza.
Entriamo nella storia di questa competizione fin dalla sua prima edizione nel 1960. L'occasione per festeggiare, un anno dopo, il 60° anniversario del Campionato Europeo, originariamente chiamato Coppa delle Nazioni Europee. Nel corso della sua esistenza, l'Europeo si è svolto in contesti nazionali o internazionali molto particolari che hanno segnato il corso della competizione.
Prima di parlare dell'allargamento dell'Euro a cavallo degli anni Novanta, delle successive co-organizzazioni del torneo e delle nuove sfide incontrate dagli organizzatori, vi proponiamo un ritorno al periodo della Guerra fredda, che ha lasciato il segno sulla storia del torneo.
Pubblichiamo la seconda e ultima parte dell'articolo uscito sul sito 11freunde.de, qui la prima parte.
“Amici della nazione che danno lustro allo Stato”
Non abbiamo notizia di un ordine generale della direzione della DFB di escludere tutti i membri ebrei dai club. Tuttavia, c'erano iniziative regionali. Nel maggio 1933, i giocatori di calcio ebrei furono esclusi dalla lega calcistica della Germania occidentale. Lì il nuovo leader, l'SS Josef Klein, annunciò che da allora in poi “solo le persone di discendenza tedesca” avrebbero potuto prendere parte alle partite di campionato dell'associazione. Il presidente della DFB Felix Linnemann chiarì nel febbraio 1934 cosa si aspettava dai suoi club su questo tema. In un post per il “Giornale sportivo del Reich”, lo definì uno dei compiti più importanti dell’associazione, “addestrare i suoi membri a diventare persone impegnate e convinte sostenitrici dello Stato nazionalsocialista”.
Un punto di vista differente sui fatti di stretta attualità sportiva e sociale.
Fatti, notizie e curiosità sullo sport popolare, sulla settimana appena trascorsa e su quella che verrà
Donne e uomini diventati per qualche motivo esempio
Il mondo dello sport popolare visto attraverso gli occhi della letteratura, della musica e della cultura popolare
Quello che la settimana riserva: appuntamenti, incontri, partite e iniziative su tutto quello che è sport popolare