È vero che quello che solitamente è un provvedimento più unico che raro, a maggior ragione per quello che riguarda i campionati europei, in Grecia è diventata quasi un’abitudine, ma l’ennesima sospensione della Souper Ligka Ellada (la Serie A greca), la quinta in cinque anni comunicata da Giorgos Vasiliadis, il sottosegretario allo sport del governo Tsipras (sì, proprio quello…), potrebbe raccontare diverse cose sul momento attuale del paese ellenico.
Il motivo della decisione, com’è noto, riguarda le scene surreali avvenute al “Toumba Stadium” di Salonicco.
Ricapitoliamo: all’ottantanovesimo minuto del match tra il PAOK e l’AEK Atene, scontro decisivo per la classifica essendo rispettivamente seconda e prima, col risultato bloccato sullo 0-0 e quindi favorevole agli ospiti, in seguito a un calcio d’angolo il Paok segna. Il gol dapprima viene prima concesso e successivamente annullato tra le furiose polemiche dei padroni di casa e dei loro tifosi; immediatamente il presidente dl PAOK Ivan Savvidis entra in campo insieme ad alcune delle sue guardie del corpo, viene accompagnato fuori dai suoi body-guards, per poi rientrare dopo pochi minuti lasciando intravedere chiaramente di avere una pistola nella fondina, con la polizia ai bordi del campo smarrita (evidentemente in Grecia come in Italia c’è sempre una reticenza a esercitare le proprie funzioni contro i potenti a differenza di quanto avviene coi comuni mortali…); a quel punto la partita viene sospesa.
Metà marzo, alle spalle un’ondata di freddo, neve e pioggia che ha condizionato molti campionati, la primavera alle porte e con essa gli immancabili verdetti. È decisamente tempo di dare un’occhiata più approfondita ai campionati in cui sono impegnate le compagini popolari e gli affini progetti solidali e antirazzisti. Ma un piccolo spoiler arriva subito: si conferma un trend di crescita costante nei risultati, che va a fare da ciliegina sulla torta all’ottimo lavoro svolto da molte di queste realtà, specie nell’ambito dei settori giovanili e delle scuole calcio, che sembra ormai prendere le forme della vera scommessa vincente per portare un’alternativa concreta al calcio dei padroni. Come avremo modo di vedere nel dettaglio, si vince sempre di più, e chi ha già scalato buone vette tiene botta con orgoglio. E chi è arrivato da poco getta solide basi. Dopo questa premessa, che getta una luce tranquillizzante, ma perché no esaltante, sugli sviluppi futuri, con la garanzia che negli anni avremo molte altre grandi storie da raccontare, possiamo tuffarci nei numeri.
Circa un anno fa sugli spalti dello stadio C. De Giovanangelo, oggi denominato da noi “Degenerovanangelo”, nascono i “RudeBwoy Pro-Cittiglio”. Un gruppo di giovani, soprattutto ragazzi che per la mancanza degli spazi d'aggregazione nell'omonimo paese decidono di seguire le partite di calcio domenicali. Quindi di riempire un vuoto con l'amore per lo sport e il tifo popolare. La Pro-Cittiglio è nata nel lontano 1952. I suoi colori sono il grigio e il blu, come le classiche giornate sul Lago Maggiore, alternate da coltri di nebbia e limpidi panorami. Non è mai stata una squadra capace di ottenere grossi risultati e vittorie, forse appunto per la mancanza di quella spinta in più di cui ha bisogno una squadra calcistica seria.
Nella notte tra il 16 e il 17 marzo 2003 Davide Cesare, da tutti conosciuto col soprannome di Dax, veniva ucciso da un gruppo di tre neofascisti, un padre e due figli: Federico, Mattia e Giorgio Morbi. Il fatto avvenne nel quartiere Ticinese di Milano, non lontano dal centro sociale autogestito O.R.So. (Officina di Resistenza Sociale).
Nessuna delle istituzioni volle, all'inizio, vedere il lato politico di questa aggressione che venne etichettata subito come una bravata tra ragazzi. Solo in un secondo momento, quando oramai era chiaro a tutti, i politici definirono l'accaduto come una vera e propria “aggressione di stampo politico”.
Nel corso di questi 15 anni Davide, come un po' tutte le vittime del neofascismo, è stato ricordato in vari modi: dalla musica all'arte. Nel caso dell'antifascista milanese, però, si è andati oltre ed è stata creata una squadra di calcio popolare chiamata, non a caso, “Brigata Dax FC”.
Fondata nel 2005, a due anni dalla morte di Dax, la Brigata, oggigiorno è uno dei team più conosciuti nel panorama del calcio popolare italiano, e non solo. Una squadra fondata su tre ideali ben precisi: antifascismo, antisessismo e antirazzismo, e che nelle sue file vede giocare giocatori di varie provenienze e culture.