Nella notte tra il 16 e il 17 marzo 2003 Davide Cesare, da tutti conosciuto col soprannome di Dax, veniva ucciso da un gruppo di tre neofascisti, un padre e due figli: Federico, Mattia e Giorgio Morbi. Il fatto avvenne nel quartiere Ticinese di Milano, non lontano dal centro sociale autogestito O.R.So. (Officina di Resistenza Sociale).
Nessuna delle istituzioni volle, all'inizio, vedere il lato politico di questa aggressione che venne etichettata subito come una bravata tra ragazzi. Solo in un secondo momento, quando oramai era chiaro a tutti, i politici definirono l'accaduto come una vera e propria “aggressione di stampo politico”.
Nel corso di questi 15 anni Davide, come un po' tutte le vittime del neofascismo, è stato ricordato in vari modi: dalla musica all'arte. Nel caso dell'antifascista milanese, però, si è andati oltre ed è stata creata una squadra di calcio popolare chiamata, non a caso, “Brigata Dax FC”.
Fondata nel 2005, a due anni dalla morte di Dax, la Brigata, oggigiorno è uno dei team più conosciuti nel panorama del calcio popolare italiano, e non solo. Una squadra fondata su tre ideali ben precisi: antifascismo, antisessismo e antirazzismo, e che nelle sue file vede giocare giocatori di varie provenienze e culture.
È risaputo che per vincere nelle competizioni europee bisogna dare estrema importanza ai dettagli, da quelli più piccoli e all’apparenza insignificanti a quelli più importanti. Ad esempio, come nel caso odierno della Lazio, il nome dell’avversario che affronterà i biancocelesti nei sedicesimi di Europa League, a differenza di quanto hanno affermato superficialmente diversi giornalisti italiani, è la FC FCSB (“Football Club Football Club Steaua Bucarest”) e non la vera e propria Steaua Bucarest.
Infatti, dopo una lunga querelle, trascinatasi dietro per diversi anni tra il Ministero della Difesa, storico detentore del titolo del club e George “Gigi” Becali, un businessman controverso non nuovo a scandali, diventato l’uomo più potente del calcio rumeno e di fatto il padrone del club, fino a quando una sentenza della Corte Suprema di Romania non lo ha privato del titolo per restituirlo ai vecchi proprietari. Ma andiamo con ordine.
Come e quando nasce il vostro progetto? Provenite da qualche zona particolare di Bari o da tutto il territorio urbano?
L’associazione sportiva dilettantistica Ideale Bari nacque il 28 Maggio 2012 da alcuni giovani che condividevano (e condividono) la stessa, viscerale, passione per il calcio, e che frequentavano attivamente la Curva Nord di Bari. Gli stessi, in netta contrapposizione verso il calcio-industria, business e spilla soldi, decidevano di sedersi ad un tavolino per buttar giù le linee guida di quella che sarebbe stata, entro pochi mesi, la prima squadra di calcio popolare della città. Il nostro progetto nasce per essere una squadra della città di Bari. I fondatori sono di vari quartieri della città e nei 5 anni a seguire si è aggregata gente da tutta la provincia.
Decisamente meno reclamizzate di quelle estive di Rio de Janeiro del 2016, le Olimpiadi invernali di Pyeongchang partono suscitando più interesse tra gli analisti di geopolitica che tra gli appassionati di sport. Per rendersene conto, basti vedere con quanto poco entusiasmo siano stati acquistati i diritti televisivi da parte della RAI (ma sempre meglio rispetto ad altri paesi che, come vedremo a breve, hanno deciso di non mandarli proprio in onda per scelta politica), quasi come se la pomposa retorica del grande evento abbia ceduto il passo a quella dei costi e dello scomodo lascito di strutture inutilizzabili e costoso che questi si portano in coda. Cionondimeno, raramente il motto fondante delle Olimpiadi moderne, “L’importante è partecipare” sembra calzare a pennello.