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“Io li odio i nazisti dell'Illinois”. È probabilmente questa la battuta più famosa dell'attore americano John Adam Belushi, scomparso il 5 marzo 1982, a soli 33 anni, per un mix di cocaina ed eroina. Belushi era nato a Chicago, da una famiglia di origine albanese, il 24 gennaio 1949. E quindi, a conti fatti, proprio oggi avrebbe compiuto 70 anni. Questo attore viene ricordato per il suo innato talento comico, espresso a pieno durante la partecipazione al programma satirico “Satudary Night Live”. Anche le sue interpretazioni in film come “The Blues Brothers” o “Animal House” restano però memorabili nella mente di moltissime persone in tutto il mondo.
L’estate del 1998, per uno che oggi ha poco più di trent’anni e ama lo sport, è stata qualcosa di difficilmente ripetibile. Sicuramente c’entra l’età ideale, già abbastanza adulta per seguire tutto in ogni suo aspetto, ma ancora sufficientemente fanciulla da vivere le cose con uno stupore e un’emozione prossimi all’assoluto. Fu l’estate in cui si disputò il Mondiale di calcio più bello della storia. Di rigori che si stampano sulla traversa e di copiose lacrime dodicenni, di uno Zidane onirico, della caduta del Fenomeno. Ma in realtà fu quello che successe prima e dopo a segnare la memoria in modo tale che ancora adesso, affondando nei ricordi, le emozioni tornino a pelle. L’estate di Marco Pantani, che forse è tanto potente nell’immaginario anche perché mai più ripetuta.
L'11 gennaio 1999 moriva a Milano, a soli 58 anni, il cantautore italiano Fabrizio De André, e oggi sono passati vent'anni esatti da quella data. È naturale legare la figura di De André a quella della sua Genova, città in cui nacque, tra le strade del quartiere Pegli, il 18 febbraio 1940. Chi scrive, da appassionato di musica e tifoso, vuole però soffermarsi sul rapporto tra Faber e il Genoa C.F.C., una delle due anime, inconciliabili in eterno, della città della Lanterna. Un fatto in particolare mi ha spinto a scrivere un pezzo del genere. Il 13 gennaio 1999, giorno dei funerali del cantautore, sulla sua bara, tra gli altri oggetti, era presente anche una sciarpa del Genoa. De André ha descritto il capoluogo ligure in maniera memorabile, grazie ad alcuni pezzi tra cui Creuza De Ma o Via del Campo. La sua passione per Genova, però, non poteva non toccare il lato calcistico, visto che il gioco del calcio, nei caruggi, è un vero e proprio stile di vita.
Il campo è appena fuori città, dove inizia la campagna, non lontano dal casello di Lucca Est. In questo primo anno di attività della Calcistica Popolare Trebesto, è proprio quello del campo uno dei problemi più stringenti, perché questo non è nemmeno quello definitivo, la squadra dovrebbe spostarsi su un altro terreno sul quale però ci sono dei lavori in corso che non si sa quando finiranno. L’anno prossimo dovrebbero esserci dei nuovi bandi, e l’obiettivo è quello di assicurarsi insieme ad altre società l’assegnazione di uno dei pochi impianti della zona dotati di tribune. In effetti il campo sportivo dà proprio l’idea della provvisorietà, la tribuna consiste in un gradone di cemento che corre lungo una delle fasce laterali, e nulla più. Il bar c’è solo grazie ai ragazzi e alle ragazze in giallonero, un gazebo che fornisce birra e campari, del resto anche un pochino di autofinanziamento non guasta mai. Fortunatamente il clima funge da frigorifero naturale.