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La chiamata da Bilbao, arrivata l'estate scorsa, per alcuni di noi è un salto dritto nel sogno: "Venite a raccontare la storia dello Spartak Apuane alla festa annuale del Bilbao Football Class, legata alla tifoseria antifascista dell'Athletic?"
Bilbao fa parte del mito personale con la sua lotta per l'indipendenza, la voglia di socialismo, la Ikurrina, le herriko tabernas, la repressione spagnola e la lotta di un popolo che è stata anche se non soprattutto lotta di emancipazione.
E così, giunto il giorno della partenza, ci muoviamo con tutte queste icone nella mente e nel cuore.
Arriviamo a Gasteiz (Vitoria) sabato pomeriggio alle 15, due ore prima del nostro turno a parlare - siamo inseriti in un programma denso che prevede anche filmati e dibattiti sul calcio popolare e un interessantissimo confronto sul ruolo del calcio femminile. Tempo di una birra veloce e ci preleva un compagno per portarci a Basauri, periferia di Bilbao, dove si terrà l'iniziativa nel Centro Sociale "Txarrasca".
Le logiche del profitto che sono alla base del “calcio moderno” si stanno ormai estendendo a tutti gli ambiti del mondo del pallone, seguendo l'irresistibile richiamo del dio denaro. Si fatica ormai a trovare anche un solo aspetto che non venga interessato da questo inquietante cambiamento. Non fa sicuramente eccezione quello dell'abbigliamento tecnico. Chi non ha notato che, con la fine di una stagione e l'inizio della seguente, tutte le principali squadre cambiano le divise che saranno da utilizzare sia in casa che in trasferta? Molte volte questi cambi comportano variazioni estetiche minime sulle tenute da gioco, ma questo non ferma i supporter di quella squadra, e non solo, nel cercare di accaparrarsi l'ultima divisa indossata da uno dei loro beniamini. Quella del merchandising, in due parole, è una delle galline dalle uova d'oro dei principali club, specialmente quelli con un brand a vocazione globale.
Dopo la sosta per le nazionali, l’Europa League vivrà una delle sue fasi più emozionanti, con le ultime due giornate dei gironi e i verdetti in molti casi ancora da scrivere. E in uno dei gironi, il B, il timore è che il destino possa essere scritto un po’ a tavolino. Ma andiamo con ordine. La Red Bull, multinazionale pioniera delle bevande energizzanti, ormai da molti anni è fortemente impegnata nel calcio, e ad oggi possiede ben quattro squadre (oltre alle due europee, New York Red Bulls e Red Bull Brasil). In Europa ha iniziato dalla propria nazione d’origine nel 2005, rilevando la proprietà e il palmares dell’Austria Salzburg, che nel frattempo aveva già cambiato un paio di volte nome. Inizialmente la città ha praticamente disertato gli spalti ed è stato rifondato dai tifosi l’Austria Salzburg, coi colori bianco-viola e una dura risalita dai dilettanti. Negli anni va detto che la Red Bull Salzburg, anche grazie ai successi (9 scudetti e 5 coppe d’Austria) e ai tanti soldi investiti, ha ricostruito un seguito di pubblico notevole e si è affermata come solida realtà europea.
Fino a pochissimi anni fa, sarebbe stata davvero una partita da bollino rosso. L’Atletico San Lorenzo domenica scorsa alle 17 andava per la prima volta a far visita alla Pro Appio, al campo della Certosa. Già, la Pro Appio, la squadra di “calcio popolare” di Casapound, gli scimmiottatori per eccellenza. Per anni è stata ben nota, e del resto sempre apertamente rivendicata, la presenza sugli spalti di militanti del movimento neofascista riuniti nel gruppo Viarium Crew, e in rete si possono trovare foto ma anche interviste in cui i militanti del progetto raccontano le loro attività. Del resto non è certo un mistero che Casapound investa molto in attività sociali, e tra queste nello sport, pensiamo al mondo delle palestre, ma anche al paracadutismo o all’escursionismo. Anzi, in questo caso si può dire che sia una piacevole sorpresa poter parlare di fallimento del progetto.