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Avevamo lasciato un Villa Gordiani che, alla sua prima stagione, spesso vanificava partite buone e generose con errori da mangiarsi le mani, tanto da occupare l’ultima posizione nonostante i tanti complimenti ricevuti e le partite lottate fino all’ultimo anche con squadre di vertice. Lo ritroviamo dopo le prime due partite della nuova stagione con 6 punti e zero gol subiti, e un piglio decisamente diverso. All’esordio è arrivata una vittoria esterna forse inattesa, contro una buona squadra, il Cinquestelle Sport, e dopo un match tiratissimo, vinto per 1-0 con tanto di rigore sbagliato dai padroni di casa. La squadra presenta anche diversi elementi nuovi, dopo una seconda parte un po’ travagliata della scorsa stagione, conclusasi con la rottura con una parte dei giocatori, che ha poi contribuito a formare una nuova compagine, il Borgata Gordiani, inserito nello stesso girone. Nell’organico di quest’anno è leggermente aumentata l’età media e si è avuto, tramite nuove selezioni, l’inserimento di qualche elemento di buona tecnica e maggiore esperienza, proprio quella che serve per gestire le partite e non buttare al vento le buone cose che si costruiscono. Tra gli altri, è arrivato un buon portiere, cosa che a questi livelli può rappresentare davvero una questione di vita o di morte. In panchina siede uno dei militanti del progetto nonché segretario della società, che applica i dettami lanciati da bordo campo da mister Fabio, che non può tesserarsi perché allena i ragazzini in un’altra società.
Il “limite”, questa era la parola d’ordine dell’edizione del 2018 di Logos – La festa della parola, uno degli eventi culturali indipendenti e antagonisti più importanti nella Capitale. E con immenso piacere abbiamo contribuito a costruire il dibattito che è andato in scena sabato pomeriggio, in cui si è cercato di calare il concetto di “limite” nella realtà attuale dello sport popolare. E il tema per la verità capitava a fagiolo, perché la questione più importante e complicata che molte realtà si stanno trovando ad affrontare in questi anni è proprio quella della sostenibilità economica, della conciliazione tra l’ottenimento dei risultati sportivi e il mantenimento di un modello organizzativo non solo diverso ma rivoluzionario. Insomma, è proprio a questo livello che si incontrano i limiti, e occorre attrezzarsi per affrontarli e superarli. L’incontro è stato ricco di interventi, da quelli programmati di Centro Storico Lebowski, Atletico San Lorenzo, Lokomotiv Prenestino (i padroni di casa dell’Ex Snia), San Precario (contributo video) e Lokomotiv Flegrea (via telefono), a quelli che si sono aggiunti, specie di realtà nate da meno tempo come Zona Orientale Rugby Salerno e Borgata Gordiani, e del Comitato di quartiere della Certosa.
Meglio di così, il fine settimana del calcio rossoblu non poteva andare. Due vittorie nette in un momento in cui servivano come il pane, e in cui non erano per nulla scontate: per le ragazze infatti è il primo successo in Serie C dopo tre sconfitte iniziali, per i maschi era solo la terza di campionato da squadra appena retrocessa, che quindi ha bisogno di ritrovare certezze. Andando con ordine, la prima soddisfazione la regalano le ragazze sabato pomeriggio (in contemporanea al dibattito su sport popolare e sostenibilità economica all’interno del festival Logos, su cui scriveremo nei prossimi giorni), andandosi a prendere i loro primi tre punti sul terreno di Ostia. I racconti parlano di un rotondo 3-0 che arriva a dare la giusta spinta emotiva, visto che nei tre precedenti impegni le rossoblu non avevano comunque sfigurato, mostrando un buon approccio alla categoria superiore nonostante l’assenza della forte ed esperta Volpi, elemento trainante l’anno scorso, dovuta a problemi di tesseramento. Ma il gruppo è in costante crescita e si è anche lievemente allargato, e sembrerebbe essere in grado di dare le spallate necessarie a lottare per mantenere la categoria.
Ricorre proprio in questi giorni la settimana mondiale dedicata alla salute mentale, e mi son sentita di scrivere qualche parola su di un libro che ho letto recentemente e che ha attirato la mia attenzione, e che colpisce particolarmente già fin dalla copertina, perché “La trappola del fuorigioco” (Edizioni Alpha Beta, 2017) è si un libro che parla di calcio, ma soprattutto è inserito in una collana a cui sono particolarmente legata, “La collana 180 - archivio critico sulla salute mentale” e ancor più accattivante è il connubio fascinoso, che l’autore individua, con un altro gran tema: il comunismo.
Mi son chiesta da subito: come fa l’autore, Carlo Miccio, a “mettere in campo” queste tre tematiche?
La risposta mi arriva automaticamente a fine lettura, una lettura che si presenta nonostante tutto leggera, perché chi scrive affronta questi temi caparbiamente, con una modalità sapiente e giocosa, andando incontro con uno schema fluido e mai scontato agli attacchi e contrattacchi che la vita, intesa come degno avversario, a volte può offrire.