Chi scrive porta nel cuore squadre lontane anni luce dalla Superlega, e per...
Il 15 aprile Arturo “Thunder” Gatti avrebbe compiuto 49 anni. Un po’...
Ternana: the working class goes to heaven: è questo il titolo del...
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Chi scrive porta nel cuore squadre lontane anni luce dalla Superlega, e per le quali nella storia, quando hanno incontrato le tre “strisciate” del Nord, è sempre stato un recitare il ruolo di Davide contro Golia; pertanto pensiamo di avere la giusta dose di lucidità e coinvolgimento per ragionare su questa vicenda senza farsi assalire dalla partigianeria o peggio ancora da malsane suggestioni fingendosi caduti dal pero.
D’altronde è da almeno 2500 anni, dalla famosa “serrata del patriziato” della repubblica romana, che ciclicamente assistiamo a prove di forza da parte dei ceti abbienti per preservare i propri privilegi; dalla Serenissima all’Inghilterra della Magna charta libertatum, gli esempi nella storia abbondano, ed essendo il calcio una rappresentazione plastica della realtà sociale, era solo questione di tempo che i club più ricchi alzassero ulteriormente l’asticella. Anzi, paradossalmente vedendola dalla prospettiva di questi club, il discorso potrebbe anche filare, ma come cantava De André (fortunatamente) al loro posto non ci sappiamo stare.
Il 15 aprile Arturo “Thunder” Gatti avrebbe compiuto 49 anni. Un po’ imbolsito ma sempre con quel sorriso magnetico, lo sguardo malinconico e la faccia segnata, incarnerebbe alla perfezione il ruolo della leggenda, del vecchio campione sornione. Non disdegnerebbe ospitate tv e qualche telecronaca da bordo ring, per racimolare qualcosa e sbarcare il lunario dopo una vita di sperperi. Per sostenere famiglia e stile di vita da sempre sopra le righe, affatto pauperista, tipico di chi è nato povero e ha avuto successo. Di chi ha patito troppe privazioni e ora non può far altro che esagerare. Per riempire un vuoto. Per scacciare il passato di sofferenze. Per esorcizzare la puzza di povertà che rimane addosso. Morto di fame anche se miliardario. Per sempre paisà. Immigrato.
Ternana: the working class goes to heaven: è questo il titolo del documentario sulla storica promozione in serie B della Ternana Calcio uscito pochi giorni fa e realizzato da Martino Simcik Arese e Valerio Curcio. Una intitolazione che riporta alla mente, almeno ai cinefili come me, un capolavoro del grande schermo quale La classe operaia va in paradiso, girato nel 1971 per la regia di Elio Petri e con una magnifica interpretazione di Gian Maria Volonté.
In questo cortometraggio Curcio e Arese cercano di far capire agli spettatori il forte legame tra la Ternana Calcio e la città umbra di Terni, conosciuta con il soprannome di “Manchester d'Italia”. Tale appellativo non è stato scelto a caso: questo centro abitato, da sempre, ha una forte componente operaia viste le numerose fabbriche, soprattutto acciaierie, presenti nella zona.
Questo lato operaio lo si ritrova fortemente nella tifoseria della squadra rosso-verde, come spiegato bene da alcuni tifosi del maggior gruppo ultras locale, i Freak Brothers. Ma gli operai non mancano neanche tra coloro che scendono, o sono scesi in un passato nemmeno troppo remoto, nel rettangolo da gioco.
Cosa sarebbe oggi di Katherine Dunn se nel 1980, per qualche motivo, non avesse acconsentito alla richiesta del marito che mentre usciva di casa le chiese il favore di seguire un incontro di pugilato in tv per poi raccontarglielo al suo ritorno, non è dato saperlo. È un fatto però, per sua stessa ammissione, che l’avventura dell’autrice come cronista della noble art inizia esattamente in quel momento, come raccontato non senza ironia nella prefazione del suo libro Il circo del ring. Dispacci dal mondo della boxe, pubblicato nella sua versione italiana da 66th&2nd e tradotto da Leonardo Taiuti.
Sezionando l’opera in questione, i seguaci della matematica troveranno spunti interessanti. Ci sono ventidue articoli, un’introduzione e un epilogo. Duecentosettantadue pagine. Nel campo delle suggestioni quindi questo è un libro palindromo, con echi cabalistici. Più semplicemente, però, sono trent’anni di cronache appassionate del ring in cui vagare, scritte da una delle voci più autorevoli del pugilato americano. Un condensato di grandi campioni e piccole storie pubblicate su giornali e riviste come «The Ring», «Sports Illustrated», «Vogue», «New York Times», «Esquire» «Playboy» e soprattutto «Willamette Week», che ritraggono l’arte marziale più antica del mondo, nuda e cruda, raw & uncut. Autentica e senza fronzoli.