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Giusto il tempo di metabolizzare la suggestione collettiva di un Davide finalmente vittorioso contro Golia, che portava con sé, almeno nella visione più oltranzista, anche un portato escatologico, ed è arrivata la fine di questa stagione calcistica che non ci ha riservato nessuna particolare sorpresa: i più potenti e anche più arroganti vincono (con aiuti o meno, lo lasciamo giudicare ai moviolisti di professione), chi perde si lamenta con gli altri piuttosto che fare il mea culpa.
Anzi, al contrario questa stagione ha evidenziato per l’ennesima volta, qualora ce ne fosse ulteriormente bisogno, gli splendori e le miserie del calcio nostrano, dei suoi interpreti e dei suoi amanti e il perché, in un modo o in un altro, certi equilibri restano ancora cristallizzati e lontani dall’essere superati, basti vedere i toni apologetici di quest’ultimo weekend. D’altronde si sa, noi italiani siamo veramente bravi a santificare persone senza merito, quasi come lo siamo nelle riabilitazioni postume, ma questo è un altro discorso…
Per una polisportiva delle dimensioni che ha ormai raggiunto l’Atletico San Lorenzo, queste settimane primaverili non possono che essere di febbre alta. Calcio maschile, calcio a 5 femminile, basket maschile e femminile (parecchio forte), pallavolo mista, oltre ai bambini. È bene che i tifosi rossoblu si abituino a questi tour de force, perché ci saranno ogni anno. E capita, come in questi giorni, che si lotti per obiettivi opposti, e quindi con stati d’animo opposti. Pretendere di vincere sempre, comunque e con tutti sarebbe anche un po’ troppo. La squadra di calcio maschile è alla disperata ricerca della salvezza nell’ultima giornata di Prima Categoria, quella femminile, alla sua quarta stagione di attività, gioca finalmente i playoff della Serie D.
«Kerman chi?», potrebbe essere la domanda. Perché a sentire il nome di Kerman Lejarraga, qualcuno potrebbe rimanere interdetto. Ma invece bisogna annotare questo nome, con attenzione. Professione pugile, nativo di Morga e orgogliosamente basco, sabato 28 aprile è salito sul tetto d’Europa. La cintura legata in vita riporta la dicitura Ebu (European Boxing Union) ed è blu come il colore “ufficiale” dell’Unione Europea, mentre la categoria di peso sono i welter. Insomma il «Revolver di Morga», come viene soprannominato Lejarraga, ha vinto il titolo europeo di boxe, sbarazzandosi in due riprese del suo avversario Bradley Skeete from U.K. per ko tecnico.
Classe 1992, 26 anni, 175 centimetri e acconciatura tipicamente “basca” (ovvero per chi non ha confidenza con Euskal Herria, un misto fra MacGyver e un tedesco della Ddr, più in questo caso un codino) Lejarraga è la nuova speranza del pugilato europeo (gestito per altro da Lou Di Bella, uno dei più importanti promoter nordamericani), ma è soprattutto un ragazzo della Herri Norte Taldea, la curva antifascista dell’Athletic Club, meglio conosciuto come Athletic de Bilbao.
Andrea Genovali, Fare come in Russia, Red Star Press – Hellnation libri, Roma 2018.
Con la doverosa eccezione dei feticisti del tifo da stadio (come il sottoscritto) e di qualche appassionato dell’Italia dei Comuni, la rivalità tra Viareggio e Lucca è pressoché sconosciuta ai più, appiattita come la stragrande maggioranza delle dispute toscane su quella che probabilmente è la più sentita rivalità campanilistica del nostro paese, quella tra Pisa e Livorno.
Eppure, è proprio a un incontro di calcio tra le squadre delle due città che nei primi giorni del maggio del 1920, non solo si verifica la prima morte violenta su un campo da calcio della nostra penisola, ma soprattutto un tentativo rivoluzionario che poteva contare sulla suggestione di quanto accaduto pochi anni prima in Russia e di quanto si stava sviluppando, pur con fortuna diametralmente opposta all’ottobre russo, nell’Ungheria sovietica di Bela Kun e in Baviera.