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La selezione venezuelana di pugilato di solito brilla nei Giochi centroamericani e caraibici, ma le sanzioni guidate dagli Stati Uniti hanno negato loro l'opportunità quest'anno.
Quindici pugili venezuelani non sono stati in grado di raggiungere gli spareggi dei Giochi centroamericani e dei Caraibi del 2018 in Messico a causa di un complotto internazionale guidato dagli Stati Uniti per isolare il paese bolivariano, ferendo la gioventù della nazione.
Le sanzioni, promosse dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della "destra del gruppo di Lima", mirano a colpire i leader politici venezuelani, ma in realtà colpiscono l'intera popolazione venezuelana, interrompendo in ultima analisi le opportunità di sviluppo anche in attività non politiche come il pugilato.
Una fonte anonima ha parlato a “Panorama” [tv peruviana ndt], all'inizio di questa settimana, dei problemi che la federazione di pugilato e il governo hanno affrontato nel tentativo di inviare la delegazione in Messico.
Il Centro Storico Lebowski è senza dubbio una delle realtà più vive e attive del panorama dello sport popolare italiano, una di quelle che fungono anche da modello e ispirazione per chi continua a intraprendere percorsi di liberazione dello sport dalle logiche di profitto e di mercato. In un periodo in cui la squadra maschile sta lottando per i massimi obiettivi della propria storia, vicenda che vi racconteremo fra qualche settimana una volta arrivati alla conclusione, venerdì scorso abbiamo avuto la possibilità di discutere con l’ambiente grigionero di un altro tema importantissimo: il calcio femminile, le sue problematiche e le prospettive per un suo sviluppo che non sia schiacciato sulle medesime logiche di profitto, ma su un processo di crescita reale, diffusa e sociale. Nello spazio che è da sempre la casa delle iniziative targate Lebowski, il Centro Popolare Autogestito Fi-Sud, vari interventi hanno sviscerato gli aspetti critici del calcio femminile di oggi e le possibilità che si aprono con lo sviluppo di progetti autorganizzati.
Negli ultimi mesi di Catalogna e Barcellona se n’è parlato parecchio. Tanto per l'eliminazione dei “blaugrana” della Champions League a opera della Roma, quanto per la politica catalana. Referendum indipendentista, repressione della polizia spagnola, arresti e politici in esilio, comparse in prima pagina hanno obbligato molti a prendere posizione. Per molte tifoserie e squadre è stato facile, mentre altre, curiosamente quelle più legate al business, hanno cercato di evitare di rispondere alle domande.
Per fortuna, non tutte le squadre sono così. Sono stati soprattutto i club delle categorie inferiori a mostrarsi più vicini al popolo catalano, probabilmente tra tutti hanno spiccato i protagonisti dell’“autentico derby di Barcellona”, il UE Sant Andreu e il CE Europa. Squadre di terza categoria (quarta categoria statale), legate a due quartieri (Sant Andreu e Gràcia) inglobati dall'espansione della capitale catalana. I paesi, trasformati in quartieri, hanno sempre mantenuto una forte identità indipendente come se nulla fosse cambiato. Per questo anche nel rettangolo di gioco lottano per con contendersi l'onore di essere il terzo club della città.
Con imperdonabile ritardo volevamo dire due parole su questo blog sulla bellissima giornata del 7 Aprile sul Monte Tancia.
Questa escursione resistente organizzata da alcune realtà sociali romane (SCUP, Spartaco e La Torre) sotto l'egida dell'APE (associazione proletari escursionisti) ci ha lasciato una sensazione e un'energia positiva che ci portiamo ancora dentro. E nel loro nono anniversario della passeggiata, la perseveranza e l'organizzazione di tanti ha fatto si che un centinaio di persone, in un'allegra comunità viandante abbia attraversato gli stessi itinerari che 74 anni fa la Banda Stalin-D'Ercole vissero e difesero fino alla morte dall'invasore nazifascista; la storia della Battaglia del Tancia è stata ben descritta da Sasà Bentivegna e ne riportiamo qui uno stralcio: