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Il mondo della militanza politica di sinistra ha da sempre interessato vari ambiti sportivi a livello mondiale. Uno di questi eventi, proprio in questo 2018, vedrà cadere il suo 50esimo anniversario.
Il 16 ottobre 1968, infatti, durante lo svolgimento della XIX edizione dei Giochi Olimpici a Città del Messico, due atleti afro-american, Tommie Smith e John Carlos, vinsero la medaglia d'oro e quella di bronzo nella finale dei 200 m di atletica. Durante la premiazione i due atleti salirono sul podio scalzi e sollevarono il pugno chiuso avvolto da un guanto nero, senza cantare l'inno nazionale americano.
Il tutto per portare il loro supporto al movimento del Black Power e all’“Olympic Project for Human Rights”. Entrambe queste organizzazioni, in quegli anni, si battevano per sconfiggere un male come il razzismo che “interessava” gli Stati Uniti d'America.
Ad immortalare quella scena, che sarebbe diventata conosciuta in tutta il mondo, fu la fotocamera Nikon di un certo John Dominis. La foto è diventata una delle più conosciute a livello mondiale visto che, per trasmettere il loro chiaro e semplice messaggio, né Smith e né Carlos hanno avuto bisogno di compiere chissà quali gesti. Bastò un semplice movimento del corpo per levare quel velo di indifferenza sugli occhi del mondo intero che non voleva sapere niente di una situazione assurda che interessava, da parecchio tempo, quello che ama definirsi il paese più democratico del mondo.
È risaputo che per vincere nelle competizioni europee bisogna dare estrema importanza ai dettagli, da quelli più piccoli e all’apparenza insignificanti a quelli più importanti. Ad esempio, come nel caso odierno della Lazio, il nome dell’avversario che affronterà i biancocelesti nei sedicesimi di Europa League, a differenza di quanto hanno affermato superficialmente diversi giornalisti italiani, è la FC FCSB (“Football Club Football Club Steaua Bucarest”) e non la vera e propria Steaua Bucarest.
Infatti, dopo una lunga querelle, trascinatasi dietro per diversi anni tra il Ministero della Difesa, storico detentore del titolo del club e George “Gigi” Becali, un businessman controverso non nuovo a scandali, diventato l’uomo più potente del calcio rumeno e di fatto il padrone del club, fino a quando una sentenza della Corte Suprema di Romania non lo ha privato del titolo per restituirlo ai vecchi proprietari. Ma andiamo con ordine.
Come e quando nasce il vostro progetto? Provenite da qualche zona particolare di Bari o da tutto il territorio urbano?
L’associazione sportiva dilettantistica Ideale Bari nacque il 28 Maggio 2012 da alcuni giovani che condividevano (e condividono) la stessa, viscerale, passione per il calcio, e che frequentavano attivamente la Curva Nord di Bari. Gli stessi, in netta contrapposizione verso il calcio-industria, business e spilla soldi, decidevano di sedersi ad un tavolino per buttar giù le linee guida di quella che sarebbe stata, entro pochi mesi, la prima squadra di calcio popolare della città. Il nostro progetto nasce per essere una squadra della città di Bari. I fondatori sono di vari quartieri della città e nei 5 anni a seguire si è aggregata gente da tutta la provincia.
Decisamente meno reclamizzate di quelle estive di Rio de Janeiro del 2016, le Olimpiadi invernali di Pyeongchang partono suscitando più interesse tra gli analisti di geopolitica che tra gli appassionati di sport. Per rendersene conto, basti vedere con quanto poco entusiasmo siano stati acquistati i diritti televisivi da parte della RAI (ma sempre meglio rispetto ad altri paesi che, come vedremo a breve, hanno deciso di non mandarli proprio in onda per scelta politica), quasi come se la pomposa retorica del grande evento abbia ceduto il passo a quella dei costi e dello scomodo lascito di strutture inutilizzabili e costoso che questi si portano in coda. Cionondimeno, raramente il motto fondante delle Olimpiadi moderne, “L’importante è partecipare” sembra calzare a pennello.