Una delle novità di questo decennio sulle gradinate di tutta Europa, è sicuramente quella di dover convivere con la spropositata moltitudine di flash generata da telefoni e tablet di ultima generazione, che spesso e volentieri, soprattutto per chi è aprioristicamente nostalgico di un calcio e soprattutto di un tifo che non c'è più, risultano a dir poco fastidiosi e anzi, spesso fungono da generatore di improperi da parte dei fans più accaniti nei confronti di chi piuttosto che tifare insieme agli altri, preferisce guardare e fare riprese. Tuttavia a dispetto di quanto si possa pensare, la "curvologia" non è una scienza esatta con regole e canoni immodificabili e quindi può capitare che, in certi contesti ed in singole situazioni, il messaggio di un gesto possa essere diametralmente opposto. Così, ciò che solitamente sembra quasi un'abdicazione da parte dei tifosi che tra un flash e l'altro accettano implicitamente di essere nient'altro che clienti del sistema calcio che usufruiscono di un prodotto di marketing, può diventare invece un segnale di unità, di forza e coesione di un'intera comunità che proprio nella squadra di calcio cittadina ha una dei propri vettori di solidarietà e appartenenza.
Quanto è avvenuto all'Old Trafford di Manchester, lo scorso ventotto ottobre rientra pienamente in questa seconda categoria. Infatti, per il match valido per gli ottavi di finale di Coppa di Lega tra i Red Devils ed il Middlesbrough, e terminato col successo ai rigori di questi ultimi dopo lo 0-0 nei 90 minuti regolamentari, gli oltre 10.000 sostenitori ospiti (e già qui, se si facesse un paragone con il seguito di una partita simile in Italia, il divario sarebbe impietoso...), intorno al decimo minuto di gioco, hanno illuminato il loro settore con le luci dei cellulari in segno di solidarietà nei confronti dei circa 2.200 operai del settore siderurgico, del Teesside, più specificatamente dello stabilimento SSI di Redcar, che rischiano il posto di lavoro in seguito alle dichiarazioni del manager che paventava la chiusura dello stabilimento per via di grossi problemi finanziari, dopo che il governo di Cameron ha respinto l'ultimo, disperato appello di aiuto lanciato dai vertici della fabbrica.
La coreografia messa in atto a Manchester è la terza iniziativa messa in piedi dai tifosi del "Boro", all'interno della campagna "Save Our Steel" ("salviamo il nostro acciaio"): infatti negli ultimi due mesi, la squadra, la società e i tifosi sono stati protagonisti di altri momenti di solidarietà di questo calibro, rinsaldando quel senso di comunità molto radicato tra le classi popolari del nord dell'Inghilterra: infatti, dapprima una rappresentanza degli operai ha fatto un giro di campo prima del match interno contro il Fulham e successivamente, nel derby dello Yorkshire contro il Leeds, la Red Faction, la firm al seguito del Middlesbrough, ha allestito, udite udite, una coreografia mediante un mosaico di cartoncini in cui su uno sfondo bianco compariva la scritta in rosso "SOS", acronimo della campagna già citata; inoltre al termine della partita vinta dal Middlesbrough, i calciatori hanno esposto una maglietta di solidarietà agli operai. John Donovan, cinquantunenne e membro dei The Twe12th e uno dei principali promotori dell'iniziativa dell'Old Trafford, ha dichiarato che nonostante le notizie che giungono dagli stabilimenti del SSI non siano affatto positive, l'intento era quello di continuare a fare luce sull'intera vicenda, perché la maggior parte della gente del Teesside ha parenti o amici che lavorano in quegli stabilimenti e che "L'acciaio fa parte indissolubilmente della cultura di questa gente e non dobbiamo vergognarcene, anzi dobbiamo esserne fieri". Parole sicuramente incoraggianti e che servono a riassumere lo spirito di lotta della gente del Teesside, nonostante le condizioni appaiano sempre più complicate. Infatti la posta in palio della partita che si sta giocando è molto alta: la minaccia, per Redcar, di diventare una città fantasma, dopo aver perso precedentemente gran parte delle imprese nel centro cittadino, le oltre 2.200 persone che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro in prossimità di Natale, in quella che, ricordiamo, è la seconda più grande acciaieria d'Europa, rappresentano un grosso pericolo per la scomparsa "sociale" di questo centro che lo spettro della recessione sempre più probabile. D'altro canto, lo scenario è uno di quelli a cui, con la mondializzazione dei mercati, abbiamo già fatto il callo: con sede in Thailandia, la Sahaviriya Steel Industries (SSI), ha fatto sapere di non poter più risanare le perdite nello stabilimento britannico che ammonterebbero a oltre 500 milioni di sterline e di aver messo lo stesso in liquidazione cercando di trovare acquirenti per scongiurare la definitiva chiusura delle acciaierie; di fronte alla richiesta di aiuto economico da parte dei vertici di SSI, che asserivano di non poter più competere con le importazioni a basso costo proveniente dalla Cina e dal Sud-Est asiatico, per via anche dell'impennata del prezzo della sterlina e dei costi dell'energia nel Regno Unito, il governo britannico ha rigettato come "irrealistica" tale opzione, nonostante quanto stia succedendo potrebbe essere l'inizio di un effetto domino che potrebbe avere effetti devastanti in un settore come quello dell'acciaieria da tempo in difficoltà e che conta oltre 30.000 persone impiegate.
Nonostante questo rimpallo di responsabilità e un prevedibilissimo gioco delle parti, che ha visto coinvolti anche il presidente del Middlesbrough Steve Gibson e il Sottosegretario di Stato presso il Dipartimento per le Comunità e gli enti locali, James Wharton definito dal primo "pagliaccio", quello che resta è la condizione di assoluta incertezza in cui si trovano 2.200 famiglie che solo di giorno in giorno sanno se si lavorerà o meno. Anche in Italia, abbiamo vissuto situazioni analoghe, come ad esempio quella delle acciaierie di Terni, dove a solidarizzare con gli operai, oltre agli ultras locali, furono principalmente i livornesi e gli storici nemici perugini, anche se purtroppo, per una serie di contingenze inutile da nominare per l'ennesima volta, l'eco mediatica di una protesta protrattasi per vario tempo e che ha visto anche momenti di alta conflittualità, come quando ad esempio gli stessi operai ternani vennero caricati dalla celere a Roma nell'ottobre del 2014. Non ci resta che sperare che, qualunque sia il destino per questo polo siderurgico, la comunità del Teesside si stringa attorno ai suoi figli che stanno vivendo un brutto momento e che ciò che hanno fatto i supporters del Middlesbrough funga da apripista per far si che queste tipo di vertenze vengano seguite da fasce più vaste di popolazione per creare da un lato dei veri e propri territori resistenti e dall'altro che le varie gradinate siano al centro del discorso per tornare ad essere quelle fucine di antagonismo e ribellione e non essere emarginate dal resto del corpo sociale per la loro autoreferenzialità.
Giuseppe Ranieri