Arriva in un circuito selezionato di librerie il primo numero di una rivista-libro che si candida al ruolo di oggetto di culto per chi ama riflettere sul calcio e su ciò che si agita dentro e fuori il pianeta del pallone. Disponibile on-line all’indirizzo www.uno-due.it, abbiamo recuperato il bel volume presso il nostro pusher di fiducia: Hellnation, il negozio romano di Roberto Gagliardi. E questa è la nostra recensione.
«Dalle pesanti critiche subite dalla FIFA, al fracasso della Spagna, dell’Italia e dell’Inghilterra, dalla partecipazione corale dei media di tutto il mondo, fino alla consacrazione del soccer negli Stati Uniti, Brasil 2014 è stato indubbiamente uno dei mondiali più rivoluzionari di sempre. A un anno dalla sua fine, il mondo del calcio si trova ancora a processare le nuove dinamiche e i nuovi equilibri che si sono creati».
Si presenta così UNO-DUE, la nuova rivista-libro dedicata al mondo del calcio. Come recita la sua testata, sono«120 pagine, più rigori», e quindi ben 176 pagine, tutte a colori per un volume elegantemente cartonato (il prezzo di copertina è di 20 euro per una tiratura di 250 copie) e consacrato a un’idea di sport che non ha nessuna intenzione di considerare la competizione come un fenomeno ripiegato dentro se stesso. Si tratta, al contrario, di una realtà interessante, anzi fondamentale, esattamente per le implicazioni di ordine sociale, economico e politico capace di fare di un gioco ciò che un sociologo d’altri tempi avrebbe definito un«fatto sociale totale».
Il tema scelto dalla redazione di UNO-DUE (Andrea Timpani, Matteo Cossu e Daniele Sigalot) per l’esordio, da questo punto di vista, non avrebbe potuto essere più azzeccato: POST-MONDIAL, è la linea-guida sui cui sono stati chiamati a cimentarsi i collaboratori, con l’intento di approfondire «i riverberi della passata edizione della Coppa del Mondo, partendo dai campi, passando per gli spalti, fino alla più remota delle televisioni della provincia».
Una scelta giusta, dicevamo, perché se alla vigilia di un mondiale i mezzi di informazione fanno la fila per fomentare il grande evento, quando le luci della ribalta si spengono resta a malapena un nuovo nome nell’albo d’oro, ma chi è che pensa più ai «cocci» che una simile manifestazione lascia sul terreno?
«Dall’altra parte della coppa», non a caso, è il titolo del pezzo che apre la rivista-libro. Un racconto, firmato Paolo Galassi, che risponde alla domanda «come vive il post-mondiale chi si è fermato a un passo dal traguardo?».
Spazio dunque all’Argentina del secondo posto e al «sogno sfumato di un popolo irrazionale e patriottico, diviso dalla storia e unito in nome del fútbol». Ma anche, continuando a leggere su UNO-DUE gli articoli di Steven Forti, Giorgio Burreddu e Gabriele Cosentino a proposito di disastri (sportivi) mondiali, è impossibile evitare di pensare alla Spagna delle «furie rotte», all’Italia dove, dopo Brasile 2014, Marco Verratti da Manoppello è l’unico scampato al naufragio degli azzurri, quindi alla grande squadra di casa, quel Brasile umiliato dalla Germania con un pesante 1 a 7: più che un risultato calcistico, una ferita aperta sul tessuto socio-politico del paese sudamericano.
Per i patiti delle statistiche, l’infografica di Thibaud Tissot, capace di mettere in fila i dati più importanti sarà autentica manna, mentre i più nostalgici si tufferanno a capofitto ne «Il diario di Van Basten» scritto da Francesco Luti, anche il futuro però vuole la sua parte, e se di futuro è intriso il destino del calcio negli Usa, come racconta «United States of Soccer» di Daniel Querejazu, a come si presenta ora ciò che vedremo domani pensa il reportage fotografico di Sergey Novikov, dedicato ai paesaggi in formazione della provincia russa, destinata ad ospitare i prossimi Mondiali del 2018. Il contributo di Novikov, tra l’altro, è utile anche per sottolineare quello che è un importante – e molto piacevole! – punto di forza di UNO-DUE: la grande attenzione al repertorio iconografico, valorizzato dal progetto grafico di Davide Di Gennaro e Ilaria Tomat, è un paradiso per fotografi e illustratori – oltre che per gli occhi di chi guarda. Ne approfittiamo per citare le immagini di Filippo Fiorini per quanto riguarda l’Argentina e quelle di Marc Ohrem-Leclef sul Brasile, ma anche le illustrazioni di Icks per il pezzo di Luti e quelle di Davide Barco per «La Debuttante», articolo scritto dall’antropologo Ozgur Dirim Ozkan per illustrare la priva volta della Bosnia a un mondiale.
Tornando agli affari di casa – o «cosa» – nostra, se la pessima prova azzurra a Brasile 2014, arrivata a coronare un lungo percorso di scandali di ogni genere, poteva essere almeno l’occasione per voltare decisamente pagina con la dirigenza del calcio, l’avvento di Tavecchio rappresenta invece una scelta a dir poco reazionaria, addirittura vergognosa tenendo presente le varie uscite omofobe e razziste del numero uno del pallone tricolore. L’argomento, su UNO-DUE, emerge per contrasto rispetto alla conversazione con Demetrio Albertini raccolta da Mattia Kessli, ma anche rispetto alla situazione tedesca, raccontata con la consueta cognizione di causa da Nicolò Rondinelli in «Allgemein» (il contributo, per gentile concessione di UNO-DUE, è ospitato anche sul sito Sportpopolare.it).
Per chiudere il primo numero di UNO-DUE non poteva mancare l’architettura: l’analisi di Cecilia Valenti dedicata al film San Siro di Yuri Ancarani, ma in modo particolare «Cattedrali nella giungla», cioè il titolo scelto da Tim Abrahams per riflettere sul «ruolo del lascito architettonico degli stadi degli eventi sportivi», che a ben vedere è una delle questioni più serie in assoluto, considerando come da che mondo è mondo un mondiale è anche un’occasione meravigliosa per i palazzinari di ogni risma, capaci di sfruttare i grandi eventi per dragare direttamente nelle loro tasche, insieme a orge di soldi pubblici, i già magrissimi bilanci destinati al welfare (e da questo punto di vista, le immagini delle feroci contestazioni brasiliane avrebbero meritato eccome)… una triste verità, rispetto alla quale propagandare il calcio come «vettore di sviluppo» merita come minimo la necessità di rimandare l’argomento ad esami molto, molto più approfonditi. E ciò che sta bollendo nella pentola del Qatar, sempre in chiave mondiale, non pare offrire eccezioni degne di nota, anzi…
Staremo a vedere. Intanto godiamoci questo primo numero di UNO-DUE e aspettiamo già con ansia l’uscita del prossimo. Si intitolerà IDENTITY e approfondirà «la nozione di appartenenza nel calcio». Secondo le (molto credibili) voci di corridoio che abbiamo raccolto in redazione, tra i contributi figurerà anche un articolo firmato dal nostro Roberto Gagliardi. E parlando d’identità, è certo che il pezzo in questione tratterà del glorioso Castel di Sangro.
Per saperne di più su UNO-DUE e per seguire l’interessante blog della rivista-libro:
www.uno-due.it
Cristiano Armati – Roma