A parte la splendida impresa realizzata dal Leicester di Claudio Ranieri, la giornata di Premier League appena archiviata verrà ricordata a lungo per la prima (ma a quanto pare non lʼunica, perché destinata a essere riproposta) protesta realizzata dai tifosi del Liverpool, capitanati dai gruppi “Spion Kop” e “Spirit of Shanky” allʼinterno del mitico “Anfield Road”, per via dellʼaumento del prezzo dei biglietti che dalla prossima stagione raggiungerà lʼesorbitante cifra di 77 sterline, vale a dire oltre 100 euro, a dispetto delle 59 che si pagavano fino a questʼanno, vale a dire un aumento allʼincirca del 30%; mentre il prezzo dellʼabbonamento schizzerebbe alle stelle, arrivando addirittura a 1.029 sterline. Così nel match di sabato contro il Sunderland, dopo lʼesposizione di vari striscioni con messaggi di questo tenore: “Tifosi, non consumatori!” e “£nough is £nough”, in sostanza “ne abbiamo abbastanza” nellʼambito della campagna “Amo la squadra – Odio i prezzi #WalkOutOn77”; si calcola che oltre 10.000 spettatori abbiano abbandonato lo stadio al settantasettesimo minuto per protestare contro quella che si è rivelata una delle principali piaghe del calcio dʼoltremanica, almeno per quello che concerne questʼultimo decennio.
Si calcola infatti che il prezzo dei biglietti negli ultimi anni sia cresciuto del doppio rispetto al costo della vita, dati che sono ancora più pronunciati per quel che riguarda altri club prestigiosi come il Chelsea e lʼArsenal. Il perché della scelta del minuto, il settantasettesimo, va addebitato, oltre che allʼanalogia col costo del biglietto, anche con quella della prima vittoria dellʼallora Coppa dei Campioni dei Reds, che proprio nel 1977 a Roma alzarono il trofeo imponendosi in finale per 3-1 sul Borussia Mönchengladbach, indicando quindi in quella data lʼemblema di un calcio che ormai non cʼè più. Non è la prima volta che ci soffermiamo sulla spinosa questione del caro-biglietti, riguardo alla quale proprio il massimo campionato inglese ha fatto da apripista, per una tendenza che si è diffusa anche in altri contesti, e purtroppo anche in Italia, in cui si sta cercando la graduale estirpazione della componente popolare dai gradoni degli stadi, con la progressiva trasformazione degli stadi in teatri e la sostituzione dei tifosi storici e più calorosi con una massa di “turisti calcistici” disposti ad assistere ai vari match seduti in religioso silenzio. A questa dinamica la “guerra allʼhooliganismo” promulgata dalla Thatcher può fornire solo una risposta parziale, ma non esaustiva. Infatti è sempre bene ricordare che la FSA, la Federcalcio inglese, è la federazione calcistica europea che guadagna di più dalla cessione dei diritti televisivi (oltre un miliardo di euro): è facilmente intuibile quindi come certi atteggiamenti vadano letti in base alla volontà di far diventare il calcio uno spettacolo a uso e consumo delle classi medio-alte.
Infatti il dato a tratti sconcertante è come, nonostante questo rincaro dei biglietti, la media spettatori sia aumentata, motivo per cui limitarsi alla semplice esposizione di striscioni con messaggi a tal riguardo non sarebbe stato affatto incisivo. Non è la prima volta che le tifoserie inglesi protestano contro i cambiamenti strutturali del calcio-business, ma è indubbio constatare come non tutte le proteste riescano a fare lo stesso di questa degli “scousers”, per via del blasone della squadra e del numero di supporters, pertanto automaticamente non può che venire in mente un parallelo: cosa sarebbe potuto accadere se anche nella nostra Italia, di fronte a situazioni analoghe, si fossero mobilitate le tifoserie più numerose e “mainstream” della penisola, piuttosto che delegare di fatto a tifoserie “dure e pure”, ma che (naturalmente non per colpa loro), non potevano contare su analoghi bacini dʼutenza? Come accennato in apertura, molto probabilmente questa protesta avrà altre repliche; se sarà tempo sprecato o meno, lo scopriremo in futuro; in ogni caso cʼè da registrare il fatto, non da poco, che al settantasettesimo minuto il Liverpool era in vantaggio di due reti, ma dopo lʼabbandono dello stadio da parte di una frangia dei suoi supporters, è stato raggiunto sul 2-2 dal Sunderland penultimo in classifica, a dimostrazione del fatto che con buona pace delle tv e dei presidenti, il tifo è parte integrante di questo gioco, spesso lʼingrediente in più, capace di ribaltare da solo il risultato.
Giuseppe Ranieri