Uno dei tratti distintivi riscontrabili in tutte le squadre di calcio popolare è il rapporto col territorio, che può comunque essere declinato secondo molteplici opzioni differenti lʼuna dallʼaltra, così come differenti sono, inevitabilmente, i tipi di intervento da fare sui vari territori in questione. Il caso dellʼAtletico San Lorenzo è uno di quelli che non solo ha fatto proprio dellʼazione locale una delle sue prerogative a trecentosessanta gradi: anche per la natura stessa del quartiere, che ormai da tempo si trova ad affrontare una dura battaglia contro il degrado da un lato e la gentrificazione dallʼaltro, vissute in questo quartiere più che in molti altri luoghi come due facce della stessa medaglia, può essere preso come esempio per vedere quali sono le possibilità di resistenza e di autorganizzazione per fronteggiare questo fenomeno che appare tuttora inarrestabile o quasi.
Succede così che proprio la squadra, che rappresenta uno dei casi più riusciti in Italia per il livello di interconnessione con gli abitanti del quartiere, diventi il veicolo attraverso cui rivendicare gli spazi caduti in disuso o pronti a essere privatizzati e utilizzati per il beneficio di pochi a dispetto della comunità. Era già successo altre volte nella breve storia dellʼAtletico di ritrovarsi a portare campagne di sensibilizzazione come quella di ieri, che ha visto al centro della contesa questa volta il Parco dei Galli, situato alla fine di Via dei Piceni, uno dei pochissimi spazi verdi di San Lorenzo, l’unico veramente fruibile per i bambini con tanto di appositi giochi per loro; uno spazio strappato allʼabbandono e allʼincuria dai parte dei cittadini del quartiere che nel 2004 lʼhanno autorecuperato e trasformato in un giardino condiviso, restituendolo ad un uso comune con le tantissime iniziative organizzate negli anni, ma che adesso rischia seriamente di scomparire perché unʼazienda costruttrice (la Gavini spa) avanza pretese su una fascia di parco grande oltre la metà della superficie e che di fatto renderebbe inutilizzabile anche la parte restante.
Così, la scorsa partita casalinga di domenica contro il Cineto 1974 è stata unʼottima occasione per unire lʼutile al dilettevole e organizzare nel parchetto un ampio e ben approvvigionato prepartita a base di panini con la porchetta, vino e pecorino casereccio, che è cominciato allʼora di pranzo e che nel corso del pomeriggio ha visto la presenza di numerose persone, nonostante il tempaccio: dai più temerari che hanno deciso di sfidare i postumi del sabato sera, ai genitori che ci hanno portato i propri figli, passando anche per i soci più anziani. Unici assenti giustificati, ovviamente erano i calciatori che difficilmente sarebbero riusciti a scendere in campo se avessero partecipato a questo banchetto (anche a vedere lʼespressione e lo stato di forma di quei tifosi che il banchetto lʼavevano “onorato degnamente” dallʼinizio alla fine...), nel quale ovviamente non poteva mancare la buona musica, per rimarcare quanto sia indispensabile per i tempi dʼoggi avere spazi di condivisione che siano reali e non solo virtuali. Nel tardo pomeriggio, la “carovana atletica” si è spostata verso il campo che ospitava la partita e che ha visto lʼaffermazione dei (giallo) rosso-blu per 1-0 grazie a una rete siglata alla metà della ripresa e che ha ripagato così il sostegno della cinquantina di fedelissimi, ancora provati per il prepartita impegnativo, ma che ha ugualmente cantato e sostenuto in maniera goliardica la squadra e... alcuni suoi dirigenti!
Questa bella iniziativa dedicata allʼambito locale del quartiere di San Lorenzo fa il paio ed è in contiguità, non solo temporale, con unʼaltra di respiro globale, messa in piedi da uno dei soci storici dellʼAtletico (e raccontata dagli amici di Oltremedia News) che adesso si trova in Kenya, nel villaggio di ʼNchiru, dove ha regalato ai bambini delle comunità locali scarpette e divise da calcio, ma soprattutto momenti di leggerezza, perché in fin dei conti la missione di quel calcio figlio del popolo a cui lʼAtletico San Lorenzo e i suoi impagabili tifosi aderiscono in toto è riuscire a creare questo tipo di rapporti tra la periferia del mondo e alcune delle zone più centrali e più storiche in nome del calcio, della solidarietà e della voglia di cambiare e far diventare persone comuni che hanno sofferto e che devono lottare per sopravvivere, campioni a prescindere dal responso del rettangolo verde.
Giuseppe Ranieri