Ancora una volta il calcio si riscopre essere un agone politico allʼinterno del quale rafforzare unʼidentità sociale e nazionale oltre che provare a veicolare un sentimento comune. Per le amichevoli di preparazione agli Europei di questʼestate contro la Svizzera e la Slovacchia che si svolgeranno rispettivamente il venerdì di Pasqua e il martedì successivo, la Federcalcio irlandese, la FAI, (Football Association of Ireland), ha dato il via libera alla stampa di una maglietta da gioco particolare, commemorativa, con un logo creato per lʼoccasione che celebrasse il centenario della famosa “Easter Rising”, quello che tuttora è ricordato non solo come la più grande rivolta armata nellʼIrlanda dal 1798, ma, nonostante lʼesito tragico, come uno dei momenti fondanti della nascita della Repubblica irlandese. La rivolta ha provocato più di 450 morti e la sconfitta degli insorti. La maggior parte dei capi furono giustiziati nei giorni che seguirono. Tuttavia, è un fatto ricoperto ancora da unʼaura mitica, come un punto di svolta nella ricerca per lʼindipendenza irlandese. Il centenario sarà caratterizzato da una serie di eventi che si svolgeranno in tutta Dublino e lʼIrlanda durante tutto il periodo pasquale.
Ovviamente, in un contesto ancora ben lontano dallʼessere pacificato, comʼè quello irlandese (e ovviamente, per osmosi, estendibile anche allʼIrlanda del Nord) una decisione così forte ha sollevato una moltitudine di prese di posizione che, inevitabilmente ha coinvolto anche gli “unionisti”: il parlamentare del DUP (Democratic Unionist Party) McCausland pur dichiarandosi formalmente estraneo alle vicende di quello che giuridicamente è uno stato straniero, non ha lesinato critiche per questa scelta e ha messo in guardia dal proseguire con simili atteggiamenti: “Lʼapprovazione acritica della rivolta di Pasqua da parte del governo e altri nella Repubblica dʼIrlanda, tra cui la FAI, rafforza una narrazione repubblicana che ha, nel corso degli anni, spinto giovani nellʼIRA e in altre organizzazioni terroristiche repubblicane” e che ancora oggi, nel suo paese, lʼIrlanda del nord, cʼè ancora gente che soffre per le azioni di quelli che si ritengono gli eredi spirituali e politici dei rivoltosi della Pasqua del 1916.
Il North Belfast MLA, che presiede la commissione per la cultura, lʼarte e il tempo libero di Stormont, ha detto che non è stato sorpreso dalla decisione del FAI, anzi hanno colto lʼoccasione per ricordare episodi precedenti in modo da rimarcare una sorta di connivenza tra le alte cariche della federcalcio irlandese e la tradizione della lotta armata in salsa gaelica nella persona dellʼAmministratore Delegato della FAI John Delaney Nel novembre 2014 il signor Delaney, in seguito a una vittoria dellʼIrlanda contro gli USA in un match amichevole per 4-1, è stato registrato su uno smartphone mentre si trovava in un pub e cantava una canzone della storica band indipendentista Wolf Tones dedicata a John Mc Donnell: appartenente alla Provisional IRA, nonché uno dei celebri “hunger strikers”, morto nel 1981 (dopo essere stato imprigionato nel 1977 in seguito allʼattentato a un negozio) dopo 61 giorni di sciopero della fame intrapreso per veder riconoscere a lui e ai suoi compagni lo status di prigioniero politico. In seguito, lo stesso manager della FAI, pur avendo chiesto scusa per le conseguenze che avrebbe potuto creare il suo gesto, non ha esitato a dire che quelle canzoni ribelli erano parte integrante della scena del calcio irlandese, tantʼè che la canzone per Sean South, un uomo dellʼIRA, morto in seguito alle ferite riportate dopo lʼ assalto a un Royal Ulster Constabulary nella caserma di Brookeborough , contea di Fermanagh, il Capodanno del 1957, è stata cantata sul bus squadra irlandese per anni. La discussione si era così esacerbata che erano stati avviati dei contatti tra la FAI, lʼUmbro che realizza le divise della nazionale di calcio irlandese e il governo di Dublino per decidere se apportarvi cambiamenti o meno, ma alla fine le due amichevoli si svolgeranno con queste divise, che non dovrebbero però essere riprodotte per il mercato.
In ogni caso a togliere le castagne dal fuoco in quella che andava diventando una querelle vera e propria è stata lʼUEFA, che ha fatto sapere che il design di queste divise commemorative non potrà essere utilizzato durante gli Europei di Francia di questʼestate, perché lʼUEFA non consente slogan politici, religiosi o personali. Come abbiamo già accennato, ancora una volta, il calcio si presta a diventare terreno per ridefinire storie e identità che a quanto pare sono ancora molto lontane dallʼessere armonizzate oltremanica e non potrebbe essere altrimenti, soprattutto fino a quando le rispettive memorie continueranno a non essere comunicanti tra loro e fino a quando si pretenderà di pacificarle, sotto la lente deformante e faziosa dei vincitori.
Giuseppe Ranieri