Ancora segnali di vita, dal mondo delle terraces inglesi, sempre più forti e inequivocabili. A quanto pare, le proteste delle associazioni dei tifosi sono state accolte e dallʼanno prossimo verrà istituito un tetto di 30 sterline per il costo del biglietto dei settori ospiti, dopo aver insistentemente ventilato lʼeventualità di una nuova protesta coordinata. Infatti, il weekend del 19-20 marzo avrebbe dovuto avere luogo unʼaltra iniziativa nellʼambito della campagna “Twenty is plenty for away tickets”, per sensibilizzare sullʼeccessivo costo delle trasferte affrontate dai supporters britannici, al fine di portare argomenti convincenti e far pendere verso questʼorientamento lʼago della bilancia nella successiva riunione della FSA prevista per il 23 marzo in cui si sarebbe discusso anche di questa problematica di scottante attualità nel calcio britannico e che riflette la doppia velocità alla quale vanno le retribuzioni e il costo della vita, tanto in Inghilterra, quanto ovunque.
Lʼassociazione aveva chiamato a raccolta tutti i suoi aderenti, per partecipare a quella che sarebbe stata una dimostrazione pacifica dentro e fuori gli impianti calcistici, bisognosa della massima copertura possibile attraverso quel circuito di divulgazione indipendente che si è andato sviluppando oltremanica tra fanzine, siti web specializzati e blog. La discesa sul piede di guerra da parte delle associazioni e il conseguente cambiamento di rotta della Federcalcio inglese si sono resi necessari dopo la bocciatura per pochi voti, mediante procedura di voto segreto, della medesima istanza da parte dellʼAssemblea Generale delle squadre di Pemier League, nellʼultima assemblea dello scorso 4 febbraio, che non è andata giù ai tifosi, tantʼè che la principale associazione di tifosi, la FSF ( Football Supporters Federation), dopo aver espresso attraverso un comunicato ufficiale la grande delusione per questa battuta dʼarresto, si è fatta promotrice di una petizione online, mettendo a disposizione di chi vi avesse voluto aderire dei moduli prestampati, ma nonostante il muro di silenzio opposto dalle società, questʼiniziativa ha trovato una valida sponda presso unʼaltra associazione che raccoglie i tifosi di 11 squadre di Premier League: Tottenham Hotspur, Arsenal, Manchester United, Norwich City, Chelsea, AFC Bournemouth, Leicester City, Everton, Newcastle United, Liverpool e Aston Villa che hanno ottenuto il calmiere dei prezzi per le partite, eliminando la così detta “categorizzazione dei match” e quindi stabilendo una fascia unica di prezzo indipendentemente dal grado di appeal della partita, cosa che favorisce prezzi più economici per i biglietti. Inoltre nel mirino di questʼultimo network ci sono altre questioni scottanti, quali una redistrbuzione più equa delle nuove ingenti risorse scaturite dal nuovo contratto collettivo con le TV, il congelamento dei prezzi per i prossimi tre anni degli stessi contratti TV, lo stanziamento di maggiori risorse per i fondi di sussidio ai costi delle trasferte (Away Supportersʼ Initiative fund) e le riduzioni dei prezzi per i biglietti e abbonamenti per i giovani dai 18 ai 21 anni.
Il rischio concreto del continuare a ignorare questi moniti da parte delle associazioni era stato riassunto in maniera esaustiva dalle dichiarazioni del Presidente della FSF, Malcolm Clarke, ripreso dalla BBC, che teme che le politiche attuali di prezzo, sebbene per due terzi dei club siano rimaste congelate ed alcuni club abbiano annunciato che non saranno alzati per il 2016/17, determinino tuttora costi che risultano ancora insostenibili, con conseguente rottura del legame con la comunità, e, secondo Clarke, avranno lʼeffetto di “riempire gli stadi con turisti con sciarpe metà di una squadra e metà dellʼaltra che si fanno selfies sui campi inglesi”. Dello stesso avviso anche Tim Payton, portavoce dellʼArsenal Supporters Trust, secondo cui ci si sta trovando di fronte a un punto di non ritorno al quale chi ha a cuore le sorti del calcio inglese dovrà necessariamente rispondere “presente”, pena lʼestinzione definitiva di quellʼaura magica e popolare che da sempre il football dʼAlbione ha saputo regalare e che, forse grazie alla splendida cavalcata del Leicester sta vivendo una sorta di sublimazione. A prescindere dalle ricette proposte (chi scrive, ad esempio, mai si sognerebbe di indicare nei proventi televisivi, una risorsa per i club da destinare ai propri tifosi, ma questo è forse frutto di un contesto calcistico diverso come può essere quello nostrano), il risultato tangibile è come in quella che viene unanimemente riconosciuta quale patria del calcio (nonché il luogo dove prima di altri è stato sdoganato il concetto di calcio-show), le proteste dei tifosi non solo siano tenute in considerazione a tal punto da dedicargli buona parte dellʼintervallo del match tra Manchester United e Arsenal da parte di Martin Tyler, uno dei telecronisti sportivi di punta, per farne conoscere anche al pubblico da casa le motivazioni; inoltre gli account twitter di sky sport, del The Guardian, della BBC e di altri talk-show sportivi sono stati letteralmente inondati da messaggi a sostegno della campagna.
A nostro avviso, difficilmente avremmo potuto assistere a una migliore dimostrazione di come, attraverso le battaglie congiunte, si possano sovvertire le logiche commerciali ed essenzialmente a fine di lucro anche di quello che sempre più gente definisce “il calcio dei padroni”, e dallʼaltro punto di vista di come arrivare quanto meno a un riconoscimento de facto non solo delle istanze dei tifosi, ma anche della loro esistenza in quanto tale, che potrebbe sembrare anche banale e scontato, ma se rapportato agli strafalcioni e alle troppe inesattezze date palesemente controvoglia con un mal celato intento denigratore da parte dei media nostrani (basti ad esempio le notizie tendenzialmente false sulle motivazioni delle proteste delle curve romane e della Fiesole di Firenze), sarebbe già una prima vittoria, più a portata di mano per il movimento calciofilo nostrano.
Giuseppe Ranieri