C'è una periferia napoletana che non è necessariamente quella che è stata sbattuta in televisione dalle fiction e snaturata dagli inopportuni accostamenti dei giornalisti e dalle storpiature dei fan televisivi. Ma, sebbene meno attraente per l'universo mainstream e per i cultori dell'approccio turistico alla sociologia dei territori, c'è una periferia napoletana (a dire il vero più di una...), fatta di uomini in carne e ossa e delle loro lotte quotidiane per affermare il valore intrinseco della loro esistenza e riappropriarsi di tutto quello che la frenetica tirannia del tempo e del suo incedere vorrebbe privare loro e tutti noi: l'allegria, la socialità, l'identità e il confronto.
Quarto e il Quartograd, come dimostrano anche le cronache nazionali di quest'anno, in cui proprio in questo territorio cominciò a scricchiolare la narrazione tossica del renzismo dapprima attraverso le urne e successivamente attraverso le “ritorisioni” del governo tramite l'azione combinata di media e magistratura, quindi non solo fanno parte di questo tipo di periferia, ma costituiscono un esempio di protagonismo dal basso che non rinuncia a cercare soluzioni proprie, confrontandosi con le condizioni materiali che possono essere soggette a mutamenti repentini, molto più veloci di quanto non lo siano i cambi di linea ufficiale nelle varie parrocchie di partito, e che a sua volta funge da esempio pilota per altre realtà analoghe, tanto nella vita politica quanto nel calcio popolare.
Pertanto, anche a costo di mettermi in viaggio direttamente dopo una notte di lavoro, rinunciando così al sonno, ho deciso che la festa per i quattro anni del Quartograd sarebbe stato il motivo valido per andare a conoscere da vicino questa realtà, e dare un seguito alle molteplici promesse, finora disattese, di visita fatte in questi anni, anche alla luce del programma della festa che si annunciava essere davvero interessante e partecipato. Purtroppo a causa di impegni ho perso la prima giornata, quella più rivolta al quartiere ed ai suoi giovani, attraverso live painting, esibizioni di breakdance e concerti rap, una giornata il cui lascito destinato a durare nel tempo è lo splendido graffito “Quartograd” all'ingresso del campo di calcio, molto simile a quelli che si vedono negli impianti maggiori di tutta Europa e non solo. Ma probabilmente a conferire a quel muro un'aura speciale, non è tanto il “throw-up” (molto bello per carità), ma... il muro stesso! Un muro tirato su insieme nei giorni precedenti, da tanti ragazzi con quaranta sacchi di cemento, perché è anche così che si costruisce socialità e aggregazione in questi tempi in cui l'indirizzo operante dall'alto sembra essere quello della graduale disgregazione dei rapporti sociali e umani.
Arrivo nella mattinata del secondo giorno di festa, sotto un caldo torrido, in mezzo a sterminate comitive di ragazzi che hanno ben pensato di passare la domenica a mare. I volti e le espressioni dei compagni dell'organizzazione, raccontano meglio di tante parole quanto debba essere stata bello e allo stesso tempo lungo e dispendioso di energie il primo giorno. Più o meno in contemporanea al mio arrivo, giungono i primi ospiti di questa seconda giornata tutta improntata sul calcio popolare: i primi ad arrivare sono i compagni di Cosenza, non solo i ragazzi della Brutium, che saranno impegnati nel torneo di calcio popolare del pomeriggio, ma con loro ci sono anche dei ragazzi della Mediterranea, una squadra della provincia (Mendicino) composta da migranti e i compagni della palestra popolare, attiva ormai dal 1998 con cui è stato davvero un piacere confrontarsi a trecentosessanta gradi sulla visione dello sport popolare, e sulle ricadute che esso può avere in terre difficili come quelle della periferia nazionale. Poi, gradualmente, arrivano tutti gli altri: i ragazzi dell'Ideale Bari, che personalmente non conoscevo, la comitiva del Cava United Football Club, freschi di promozione, di cui mi colpisce la composizione con molte persone grandi e, se è possibile, più entusiasti dei giovani, gli amici dell'Atletico Brigante, e le delegazioni della varie squadre della zona: Stella Rossa, Calcio Popolare Soccavo, Partizan Matese e, special guests, due ragazzi degli Ultras Inferno dello Standard Liegi. Nonostante il caldo non concedesse tregua, dopo il pranzo sociale celebrato all'ombra della gradinata offerto dall'organizzazione, iniziava il torneo di calcio giocato nell'impianto sportivo, salito alle cronache nazionali nei mesi precedenti, il tutto accompagnato da una selezione musicale con l'impianto predisposto appositamente che pompava suoni di strada; anche se, almeno inizialmente, a prendere la scena erano gli ultras delle varie squadre che si confrontavano anche loro a suon di cori durante il torneo, con una menzione particolare per i cavesi, indomiti nel loro tifo continuo e allegro sotto il solleone, ma molto belli sono stati i cori cantati da tutti contro la repressione e la tessera del tifoso. Globalmente, è stato davvero interessante e significativo vedere come il confronto tra le diverse esperienze e modalità di approcciarsi al mondo del calcio popolare passi anche dai diversi stili di tifo sulle gradinate.
Nel frattempo a mano a mano che il torneo proseguiva, entrando nel vivo, senza nessuna comunicazione ufficiale, ci si rendeva conto che l'assemblea prevista era stata tacitamente sostituita da una fitta rete di relazioni e chiacchiere bi-tri-multilaterali che magari potrebbero fare storcere il naso ai “puristi”, ma dall'altro lato, ha generato sicuramente delle interazioni più autentiche rispetto a quelle dei classici “interventi protocollari” da tavola rotonda, producendo molti spunti di riflessione. Si è parlato un po' di tutto: del movimento ultras e delle rispettive esperienze, dell'accessibilità allo sport per i più giovani, dei pregiudizi superati per diventare punti di riferimento per il proprio territorio e su quanto c'è da migliorarsi per fare in modo che sport popolare diventi sempre di più sinonimo di sport di qualità e dei prossimi appuntamenti organizzati dalle varie realtà per la prossima stagione, che hanno riempito le rispettive agende. Dopo l'ultima partita, è arrivato il momento dei saluti, delle foto di rito e della premiazione per tutte le squadre che hanno partecipato al torneo: Cava United Fc, Brutium Cosenza, Atletico Brigante, e due squadre del Quartograd, di cui una delle “Vecchie Glorie”; la finale si è disputata tra i padroni di casa e la Brutium, con la vittoria del Quartograd o forse delle “Vecchie Glorie”, ma in fin dei conti non ha molto importanza perché domenica il vero vincitore è stato il calcio popolare!
Giuseppe Ranieri