- Ciao Paolo, innanzitutto vorrei chiedere come e quando ti sei avvicinato agli sport di lotta e in maniera più specifica al brazilian jiu jitsu ed al grappling?
Salve a voi, e grazie per l’intervista.
Ho iniziato a praticare Arti Marziali e Sport da Combattimento fin da piccolo, cominciando con lo Yoseikan Budo, Sanda e Kickboxing. La pratica del Jiu Jitsu Brasiliano (BJJ) e della Lotta Olimpica sono venuti quasi per caso, spinto dalla volontà di completare a 360 gradi le mie abilità marziali, e me ne sono innamorato, focalizzando il mio impegno quasi esclusivamente sulle discipline lottatorie.
- Cosa ti ha spinto a portare avanti questo lungo e duro percorso coronato anche da una serie di ottimi risultati sportivi?
La passione per il confronto e la dimensione ludica che sono sempre presenti nel Jiu Jitsu Brasiliano.
Lottare, afferrare, tirare, lanciare il proprio avversario è qualcosa di innato, una matrice indelebile che nell’infanzia si esprime in maniera naturale, per poi essere negata nell’età adulta dalle convenzioni sociali che rendono “sconveniente” il contatto fisico.
Il Jiu Jitsu brasiliano ha la doppia capacità di unire la riscoperta della propria motricità ad una componente fortemente competitiva, che ci mette sempre a confronto con i nostri limiti e ci relaziona in maniera profonda con noi stessi e con chi ci circonda; per questo lo considero un mezzo di consapevolezza eccezionale, se ben usato.
Mi sono innamorato di tutto questo, del suo valore educativo e di miglioramento individuale, ed il mio percorso di conseguenza non è stato duro: ogni giorno la passione per il Jiu Jitsu Brasiliano, e la voglia di mettermi in discussione e di confrontarmi anche in ambito agonistico, è venuta da sé, in modo naturale, così come i risultati.
Pratico sempre il Jiu Jitsu con piacere, anche quando gli allenamenti sono più duri e intensi.
- Quali sono per te gli aspetti peculiari del BJJ rispetto ad altre discipline di lotta quali il judo e/o la lotta libera, come mai il BJJ ed il grappling hanno avuto una grande diffusione negli ultimi anni?
Rispetto agli sport olimpici come il Judo e la Lotta Libera, il Jiu Jitsu Brasiliano si è sviluppato come una vera sottocultura, con peculiarità proprie che trascendono le mere differenze tecniche.
Nel Jiu Jitsu Brasiliano il confronto duro e reale va di pari passi con l’aspetto ludico, in una mescola indissolubile di disciplina sportiva e pratica marziale.
I formalismi delle Arti Marziali tradizionali, così come molti artifici sportivi, sono stati accantonati per atteggiamenti volti alla concretezza: nel Jiu Jitsu Brasiliano importa solo quello che funziona.
Questa è stata la grande rivoluzione marziale degli anni ’90, che è stata portata alla ribalta mediatica dai confronti inter-stile dei primi UFC e Vale Tudo brasiliani e giapponesi.
Ma il vero successo ed il boom dello stile brasiliano, rispetto al Judo ed alla Lotta olimpica, si devono fondamentalmente al fatto di essere una disciplina che per sue caratteristiche tecniche e per concezione si adatta ad ogni tipo di praticante, indipendentemente dalle sue esigenze.
Non sono i praticanti a doversi adattare al Jiu Jitsu, ma ognuno scopre, modella e adatta alle sue esigenze il Jiu Jitsu. Ognuno scopre e crea il SUO Jiu Jitsu.
Così possiamo avere sullo stesso tappeto atleti professionisti ed amatori, anziani e giovanissimi, uomini e donne. Questo avviene perché, rispetto agli altri stili di lotta, il BJJ è uno sport che concentrandosi molto sulla lotta al suolo ha un impatto ridotto sulle articolazioni, produce un numero relativamente esiguo di infortuni, aumentando la longevità sportiva dei praticanti.
Inoltre esso permette, attraverso l’uso della tecnica, di gestire avversari più pesanti, o fisicamente prestanti, consentendo lo scambio di esperienze tra categorie di età, peso e sesso differenti.
- Cosa significa per te essere un lottatore ?
Per me significa essere in costante confronto e sintonia con il mio corpo, e con la mia voglia di crescere come uomo lottando, giocando e superando gli ostacoli con intelligenza.
Liberare la mia aggressività e la mia vitalità in modo sano e costruttivo.
Essere un lottatore per me significa affondare totalmente nelle radici primordiali nel nostro essere attraverso una pratica ludica ed ancestrale, che si attualizza nel confronto quotidiano.
- Da alcuni anni hai creato una tua squadra di Brazilian Jiu Jitsu, il Core Grappling Lab, potresti dirci come e perché hai deciso di creare questo progetto?
Il progetto è nato nel 2012, generato fondamentalmente dal mio disappunto e senso critico nei confronti degli ambienti sportivi che, per mancanza di alternative, frequentavo all’epoca.
Era mia ferma intenzione proporre un approccio metodico serio e scientifico all’allenamento.
Inoltre ero stufo di vedere identificate le discipline che amo con ambienti razzisti, omofobi, sessisti, e comunque discriminatori. Diciamo che fondamentalmente il bisogno primario è stato quello di costruire un “rifugio” che potesse accogliere chiunque avesse intenzione di vivere questi sport in maniera serena e libera da certi condizionamenti “machisti” che spesso inquinano i nostri sport, oltre al desiderio di proporre un Jiu Jitsu di indubbia qualità e sostanza.
- Cosa significa per te sport popolare? In quale direzione dovrebbe svilupparsi secondo te?
Per me lo Sport popolare significa principalmente inclusione.
Inclusione sociale, tutela e valorizzazione delle diversità come elemento di crescita; ma soprattutto creazione di un immaginario diverso da quello dello Sport/Merce, dello spettacolo sportivo ridotto a prodotto, a cui amo contrapporre una visione di Sport collettiva e partecipata, giocosa e gioiosa, liberata dalle varie sovrastrutture e feticci sociali e restituita alla pura e semplice esperienza motoria.
Oggi il linguaggio dello Sport popolare è un linguaggio intensamente politico, non esclusivamente nell’accezione ideologica del termine: Sport popolare significa dare la possibilità a tutti di riappropriarsi del proprio tempo e del proprio corpo, al di fuori da spazi e schemi istituzionalizzati o mercificati, e dedicarlo ad esperienze ludiche e motorie.
Sono fermamente convinto che la liberazione delle coscienze passi attraverso la liberazione dei corpi, e questo difficilmente può realizzarsi in ambiti sportivi commerciali che il corpo mercificano.
Spero nella diffusione sempre più capillare dello Sport popolare, e credo nella capacità del Jiu Jitsu Brasiliano di essere un forte catalizzatore dell’inclusione delle diversità.
Ringraziamo il maestro Paolo Strazzullo per l’interessante intervista e ricordiamo a tutti i lettori che i corsi di Brazilian Ju Jitsu sono ripartiti a settembre presso la Palestra Popolare Revolution, Viale Rolando Vignali, 48, 00173 Roma.
Per maggiori informazioni visitate i seguenti link e pagine facebook
Pagina facebook: Core Grappling Lab
Pagina facebook: Paolo Strazzullo
Sito ufficiale palestra popolare Revolution : www.revolutionpalpop.it