Ci siamo presi qualche ora prima di commentare, vuoi per cercare di assorbire la stanchezza che uno sforzo organizzativo simile ha prodotto sulla nostra redazione, vuoi per cercare di imbastire qualche riflessione a freddo e con la mente lucida. Ebbene, pur avendo la consapevolezza che tutto è sempre migliorabile e che anche in questa edizione c'è stata qualche lacuna da colmare per migliorarci nelle edizioni successive, non possiamo che ritenerci soddisfatti dell'andamento del festival andato oltre le nostre aspettative, sia da un punto di vista quantitativo, vale a dire per il numero delle persone che vi hanno partecipato nello scorso weekend (e nell'evento di avvicinamento della settimana precedente coi compagni del Clapton al “3serrande occupato” all'interno della Sapienza”), ma anche qualitativo, cioè per quello che è stato allestito per il festival, per le connessione stabilite in questi giorni, per l'adesione entusiasta degli ospiti presenti e per gli spunti di riflessione.
Vedere in un sabato pomeriggio a dir poco piovoso e denso di appuntamenti come lo era quest'ultimo, oltre una settantina di “kids” confrontarsi sulla figura di Valerio Marchi, alternando i ricordi personali di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, a suggestioni da parte di chi pur non avendolo mai incontrato, riconosce nei suoi confronti un debito “culturale”, ci ha fatto veramente tanto piacere, perché abbiamo avuto l'occasione di avere con noi ospiti d'eccezione, scrittori, bloggers e giornalisti venuti anche dal resto d'Italia per omaggiare la figura di Valerio e portare il proprio contributo all'interno del dibattito, ma soprattutto per quello che ha espresso la discussione. Da un lato la scommessa di voler sperimentare una formula di dibattito “orizzontale”, senza una scaletta di interventi preordinata, ma lasciando libertà a chiunque; noi abbiamo parlato quasi di scelta politica e in effetti pur andando incontro al rischio di qualche momento di silenzio di troppo, l'obiettivo era quello di dimostrare che l'opera di Valerio, così come il suo ricordo, non è di proprietà esclusiva di qualcuno (nemmeno di chi ne ristampa le opere acquisendone i diritti come noi...) o di un particolare quartiere, ma è un patrimonio comune che tutt'ora funge da punto di partenza per continuare il percorso di autocomprensione della cosiddetta teppa pensante, fondamentale in questo momento di appiattimento culturale e di adesione acritica delle istanze neoliberiste, e che proprio per questo va salvaguardato e tramandato di generazione in generazione, com'è successo sabato.
Infatti, forse il dato più importante emerso dal dibattito è stato quasi un ideale passaggio di consegne da una generazione, quella storica degli amici di Valerio e dei loro coetanei (che pure hanno partecipato con interventi mirati e con un ricordo commovente da parte del Seko prima di iniziare il suo djset in serata, in cui raccontando com'erano i sabati sanlorenzini per gli skinhead tra le trasmissioni di Radio Onda Rossa, gli aperitivi al bar Marani e le varie botteghe storiche del quartiere è stato moto più esaustivo di tanti trattati sulla gentrificazione) a un'altra, che per comodità potremmo definire “under-35”, nella produzione di una cultura antagonista, di classe, che sappia rispondere colpo su colpo alle nuove sfide di un nemico sicuramente più grande e più potente, ma non per questo imbattibile, rappresentato dalla normalizzazione del pensiero e dalla criminalizzazione del dissenso.
Così come tanta soddisfazione ci ha dato l'essere riusciti a coniugare la riflessione e la teoria alla pratica, cercando così di rappresentare in pieno una figura istrionica come quella di Valerio, realizzando, con la collaborazione dell'Atletico San Lorenzo, il Memorial “Valerio Marchi”, primo torneo di calcio popolare, disputato la domenica mattina e che ha visto la partecipazione delle realtà capitoline, unite dallo spirito di fratellanza e da una comune visione del calcio senza barriere né confini e alieno alle logiche del business e che ci riproponiamo di replicare negli anni successivi cercando di dargli una dimensione nazionale facendolo diventare un punto di riferimento per tutto il firmamento del calcio popolare italiano. Il torneo per la cronaca è stato vinto dai Liberi Nantes, la squadra di rifugiati politici, ma siamo ben consci che non è questo il risultato più importante della giornata... La kermesse, si è conclusa con un ulteriore azzardo che, col senno del poi, potrebbe essere un evento da ricordare a lungo, vale a dire l'organizzazione di un dibattito in cui si parlava dell'evoluzione del calcio moderno e delle forme di resistenza a esso in vari contesti europei, sia per quello che riguarda il rettangolo verde, cioè il calcio popolare, che per gli spalti, ossia le organizzazioni che cercano di radunare al proprio interno i tifosi e farli diventare dei referenti attendibili per le varie dirigenze, ma più in generale per chiunque voglia fare del calcio una sorta di proprietà privata. Nonostante il ritardo sulla tabella di marcia dovuto alla vastità di impegni della giornata e del quale ci scusiamo anche qui, è stato significativo riunire e far dialogare tra loro le esperienze italiane abilmente esposte da Riccardo Bertolin di My Roma e Stefano Pagnozzi di InfoAzionariato Popolare e Supporters in Campo, con quelle spagnole raccontate puntualmente da Victor Gómez Muñiz, redattore del portale spagnolo Wanderers- El fùtbol del pueblo, venuto apposta per l'occasione e a cui va un ringraziamento speciale, e quelle greche esposte brillantemente da Achilles Kalamaras, corrispondente della fanzine ellenica Humba, in modo da dare un contesto intenzionale alla tematica per provare anche a trovare risposte comuni in tutte il vecchio continente. Nonostante la stanchezza per essere alla fine di una due giorni bella ma impegnativa, il dibattito è stato a tratti illuminante e soprattutto ha costituito la prima occasione nel nostro paese per riunire i protagonisti di diverse istanze e associazioni per ragionare insieme sul da farsi per provare a riappropriarci di quello che è molto più di un gioco, ma parte integrante del tessuto sociale di moltissime comunità, con la speranza che possa fungere da esempio per ben altri ambiti della nostra quotidianità. Come accennavamo poco fa, se quest'incontro segnerà l'inizio di una nuova fase, lo scopriremo in futuro, qualora a questo storico primo confronto ne seguiranno degli altri; noi dal canto nostro, non possiamo fare altro che dare la nostra disponibilità e rilanciare dandovi appuntamento alla prossima edizione del Festival delle controculure, non senza ringraziare prima chi ha reso possibile la buona riuscita di questa edizione: il Sally brown, il Nuovo Cinema Palazzo, l'Atletico San Lorenzo, lo Spartak Lidense, i Liberi Nantes Fabrizio dei Bravi Ragazzi San Lorenzo, il Duka, Seko, i Punkafari, Mr.Benny, gli Ultras Clapton, Marco Petroni, Peppe Milazzo, Marco De Rose, Ben Shave che ci ha mandato un contributo dall'Inghilterra, Sportpeople e Zona Cesarini...
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