Il 27 dicembre a Campobasso si terrà un'iniziativa che consideriamo davvero importante: si affronteranno infatti in un quadrangolare Città di Campobasso, Città di Fasano, Quartograd e Brutium Cosenza. Ovvero, quattro esempi di calcio popolare che partono da due diversi punti di partenza ma incontrandosi possono davvero iniziare a produrre quel salto di qualità che tutti auspichiamo. Da sempre infatti sosteniamo che il modello del calcio popolare, con le sue caratteristiche di azionariato diffuso, aggregazione e socialità, può sfondare solo se funge da contagio e ispirazione anche per realtà più “adulte” del nostro calcio.
Fino ad ora abbiamo conosciuto esperienze nate da zero, fondate quasi sempre da piccoli gruppi di persone e con una scarsissima disponibilità di mezzi. Tutti questi progetti hanno svolto la loro fondamentale funzione sociale, e alcuni hanno anche ottenuto risultati sportivi che somigliano a un vero e proprio miracolo collettivo. Due fulgidi esempi ne sono proprio il Quartograd e la Brutium. Ma il modello dell'azionariato popolare ha iniziato a essere preso seriamente in considerazione anche dalla miriade di squadre professionistiche o semi-professionistiche che ruotano intorno alla Lega Pro e la Serie D, o meglio dai loro tifosi, stanchi di essere presi in giro da dirigenze inette, fallimentari e speculatrici e di vedere la propria squadra umiliata o a rischio di estinzione. Il calcio di provincia italiano da questo punto di vista versa davvero in una condizione drammatica. Esempi di questa dinamica si sono visti in piazze come Ancona e Taranto, e hanno avuto uno sviluppo davvero interessante proprio a Campobasso e Fasano.
In entrambi i casi parliamo innanzitutto delle squadre principali delle rispettive città, cosa che finora potevamo dire solo del Quartograd. Hanno una tradizione rispettabile a livello sportivo, e più che rispettabile a livello di tifoseria, calore e gruppi ultras, peraltro storicamente connotati a sinistra. In sostanza, hanno una città intera stretta intorno a sé. Significativa la scelta praticamente identica del nome da dare all'associazione che gestisce la squadra (“Noi siamo il Campobasso” e “Il Fasano siamo noi”) e alle squadre stesse, i cui nomi completi sono appunto Città di Campobasso e Città di Fasano. Non sono scelte casuali, ma denotano alla perfezione lo spirito che caratterizza questi ambiziosi progetti: rappresentare la città nella sfera del calcio, senza padroni rapaci e incapaci ma assumendosi collettivamente le responsabilità. Il calcio popolare, né più né meno. Con qualche piccola differenza rispetto alle realtà cui siamo abituati, come ad esempio l'atteggiamento nei confronti degli sponsor privati, che in ogni caso devono comunque attenersi alla volontà comune, sono come inglobati nel progetto. Del resto, per affrontare un certo tipo di categoria ci vogliono i soldi, piaccia o no.
Al momento il Fasano milita in realtà in Promozione come Quartograd e Brutium, ma è terzo in classifica e ambisce a tornare ai fasti di un tempo. Il Campobasso ha invece già ottenuto una roboante promozione e attualmente gioca la Serie D in una posizione intorno alla metà della classifica. Da ora in avanti daremo il nostro piccolo contributo alla narrazione delle loro gesta inserendoli nella nostra schedina del lunedì.
La strada è comunque tracciata, resta da lavorare affinché questo modello si espanda davvero a macchia d'olio, anche su ispirazione degli input che ci arrivano dall'estero. Il calcio di provincia italiano potrebbe essere davvero il terreno ideale, essendo le nostre tantissime città di medie dimensioni caratterizzate da un enorme senso di identità cittadina, da una passione profondissima per il gioco e spesso da dirigenze sportive del tutto inadeguate. Gli ingredienti ci sono tutti, e adesso a quanto pare anche la ricetta. Vi immaginate che belli i gironi di Lega Pro e Serie D pieni di squadre gestite così, con la passione popolare che ritorna travolgente, con tutto il suo portato di amicizie e acerrime rivalità? E poi, non si pensi che in Serie B o in alcuni casi in Serie A molte squadre (ad esempio l'Empoli, scelta non casuale per chi scrive!) spendano quantità di soldi che qualche migliaio di soci non sarebbe in grado di mettere insieme.
Per adesso godiamoci questo bel quadrangolare, un altro mattoncino nella costruzione di un sogno che accomuna tanti e tante.
Matthias Moretti