Da qualche settimana il Salento, per essere precisi la zona della Marina di Melendugno e di San Foca, è al centro dell'interesse nazionale a causa della costruzione del TAP (Trans-Adriatic Pipeline). Il progetto , che prevede la costruzione di un gasdotto per trasportare il gas naturale dall'Azerbaijan al cuore dell'Europa, rischia seriamente di distruggere una delle più belle zone della costa adriatica italiana.
Per questo, e per molti altri motivi, la popolazione locale ha dato il via ad una protesta che, tra blocchi dei cantieri ed altre azioni, ricorda molto quella che il popolo della Val Susa sta portando avanti, da oramai 25 anni, contro il treno ad alte velocità della TAV. Tutto questo va avanti nonostante la ferma convinzione delle istituzioni locali e nazionali che dicono che questa grande opera debba essere portata avanti visto il suo “interesse strategico”, non si sa da quale punto di vista però, per il paese.
Anche il mondo del calcio popolare si è mobilitato contro l'ennesima grande opera italiana che porterà profitto nelle tasche di poche e distruzione ed inquinamento per tutti gli altri. Pubblichiamo di seguito un comunicato redatto dalla squadra popolare salentina dello Spartak Lecce sulle proteste che stanno avvenendo negli ultimi giorni vicino al paese di San Foca.
Il gasdotto TAP è un progetto che fa parte del così detto “Corridoio Meridionale del Gas” e che attraverso la realizzazione di altri due gasdotti, il Tanap in Turchia e il gasdotto Sud Caucasico (SCPX) in Azerbaijan e Georgia, dovrebbe collegare il giacimento azero di Shah Deniz all’Europa passando per Grecia, Albania e Italia. La lunghezza complessiva del Corridoio Meridionale sarà di quasi 4000 km ed il costo previsto di circa 45 miliardi di dollari.
Quella che viene definita come un'opera strategica europea è in realtà una speculazione finanziaria utile all'arricchimento delle multinazionali a scapito dei territori e delle popolazioni coinvolte. Un investimento di miliardi di euro mentre in realtà il consumo di gas continua a calare, e i cui costi saranno scaricati su finanziamenti pubblici che andranno a tutelare non il reale bisogno delle popolazioni, ma solo gli interessi degli speculatori finanziari. Tap è l’emblema di un modello di sviluppo che porta con se imposizione e devastazione, di una democrazia che trasforma questioni politiche in problemi di ordine pubblico. Tap rappresenta la violenza del capitalismo che impone la propria volontà attraverso la militarizzazione del territorio, la prepotenza del più forte in nome del profitto.
Come squadra di calcio popolare abbiamo fin da subito preso una posizione netta e contraria alla costruzione di questa grande opera. Troviamo una grande comunanza tra le ragioni del No al Tap e i motivi che ci hanno spinto a fondare una squadra di calcio autogestita: innanzitutto una forte volontà tesa all’autodeterminazione, e poi il tentativo di creare e preservare esperienze collettive che contrastino le dinamiche economiche e di potere caratteristiche della società odierna. Anche il Calcio è stato vittima illustre della mercificazione sfrenata di questo sistema che impone in ogni ambito la legge del profitto per il profitto. Il calcio - diceva qualcuno - è sempre più un industria e sempre meno un gioco. Un industria che ha il solo obiettivo di produrre denaro, aggiungiamo noi. E così i nomi degli stadi che diventano sponsor, i grandi eventi della Fifa, il caro biglietti, la criminalizzazione del tifo, la cessione di libertà in cambio di sicurezza, la mercificazione di questo sport in ogni suo ambito, ci sembrano tutti figli dello stesso male che oggi minaccia, sottoforma di gasdotto, le popolazioni che abitano lungo tutto il tracciato del Corridoio Meridionale.
Il calcio popolare è una pratica che parte dal basso e cerca di sottrarre lo sport dal business capitalistico per restituirlo a una dimensione collettiva e autorganizzata. Riteniamo che tanto nello sport quanto nell'attività politica partire dal basso sia l'unico modo per contrapporsi a decisioni imposte dall'alto. La nostra critica riguarda un modello di sviluppo che non tiene conto e non rispetta le terre e i popoli. Partendo da un campo di calcio, passando per le strade delle nostre città e arrivando fino alle campagne di Melendugno, il nemico rimane uno ed uno solo, il capitalismo.
Sulle maglie dello Spartak, dalla stagione 2013/14, al posto del consueto sponsor compare la scritta NO TAP. Sono ormai quasi 4 anni che portiamo questo messaggio in ogni campo che abbiamo calcato, così come i nostri tifosi hanno da sempre esposto in ogni stadio i nostri stendardi contro il gasdotto.
Da più di due settimane l’incubo è diventato reale e sono stati avviati i lavori della "fase 0" che prevede l'espianto di 211 ulivi e fin dal primo giorno c'è stata un'opposizione pacifica ma molto determinata.
La devastazione non colpirà solo le aree limitrofe al comune di Melendugno ma interesserà una porzione di territorio ben più ampio con la conseguente costruzione di un tracciato di 55 km che collegherà Tap alla rete nazionale Snam a Mesagne, e per il quale non esiste ancora un progetto esecutivo. .
In località san Basilio è attivo un presidio permanente.
Invitiamo tutte e tutti a portare il proprio contributo.
Ama il calcio odia il gasdotto.
Spartak Lecce
a cura di Roberto Consiglio