Lo scorso weekend, da venerdì 9 a domenica 11 giugno 2017, si è svolta presso L.O.A. Acrobax di Roma l'ottava edizione del festival “seven Antirazzista del Cinodromo”. Padroni di casa sono stati gli All Reds Rugby Roma, punto di riferimento nazionale dello sport popolare, un modo di fare sport dal basso che sta crescendo tanto negli ultimi anni con la consapevolezza che rivendicare diritti sociali, come a partire dall'accessibilità per tutti al diritto sportivo, ma anche rappresentare le lotte sociali sono dei principi e dei valori di chi ha scelto da che parte della barricata stare.
L'evento, come spiegato dagli stessi All Reds ha, sicuramente, rappresentato un passo molto importante verso la costruzione di quella rete, che oramai da tempo si va provando a costruire, capace di far dialogare tra loro le molteplici realtà che portano avanti una pratica di sport popolare di squadra. A questa edizione della competizione hanno infatti partecipato tutte le realtà di rugby popolare presenti nel panorama italiano, oltre ovviamente a tutte le realtà più tradizionali che si riconoscono però appieno nei valori dell'antirazzismo, dell'antifascismo e dell'antisessismo che caratterizzano questo torneo sin dalla prima edizione e che sono i valori fondanti, ormai saldamente riconosciuti, dello sport popolare.
Alla manifestazione erano presenti le seguenti realtà di sportive italiane: Rugby Vesuvio, da Casalnuovo di Napoli, che hanno vinto per il secondo anno consecutivo il torneo e sono venuti sia con la squadra maschile che con quella femminile; La Massa Rugby di Genova; CUS Pisa Rugby; Zona Orientale Rugby Popolare Salerno, sia con il team maschile che con quello femminile; Cinghiali del Setta Rugby di Bologna, anche loro presenti sia con la squadra maschile che con quella femminile; Teramo Rugby; Libera Rugby Club di Roma, squadra che tenta di promuovere la diffusione di tale sport nella comunità LGBT; Ianus Rugby femminile di Acilia; i padroni di casa degli All Reds Rugby di Roma.
Da altri paesi d'Europa, invece, sono arrivate le ragazze del Milwall Venus Rugby di Londra e l'Alicante Rugby maschile, giovani rugbysti provenienti dalla città della comunità autonoma Valenciana nella Spagna sud-orientale.
Durante la giornata di domenica, mentre era in corso di svolgimento il torneo di rugby Seven che ha impegnato le squadre dalle 11 di mattina al pomeriggio inoltrato, abbiamo avuto il piacere di intervistare alcuni dei team presenti all'iniziativa per farci raccontare, in poche parole, le loro esperienze legate a questo ambito militante/sportivo. Qui di seguito ecco una breve introduzione in cui ogni team si presenta.
Zona Orientale Rugby Popolare Salerno
Nata nel febbraio/marzo 2015 da un gruppo di amici che, da giovani, avevano praticato lo sport con la palla ovale e che, in quel periodo, portavano avanti alcune attività sociali nella periferia di Salerno. Tra le attività svolte vi era anche il fatto di praticare sport e l'organizzazione di tornei. Fondamentale fu, durante lo svolgersi del torneo di rugby di quell'anno, la conoscenza che questi ragazzi fecero degli All Reds che si recarono a Salerno per partecipare al torneo stesso. Da lì, senza avere troppe pretese e speranza per il futuro, si decise di dare il via ad una nuova realtà come quella della Z.O. All'inizio furono poche le persone che si avvicinarono a questo tipo di attività ma, col tempo, tale numero crebbe e, ad oggi, i ragazzi salerntani possono contare su circa una settantina di affiliati.
Un'altra motivazione che ha spinto perché nascesse una squadra di rugby popolare era che a Salerno si viveva una realtà parecchio claustrofobica sia dal punto di vista politico che per quello che riguarda la mancanza di spazi. Per quanto concerne l'ambito politico, si sa bene che nella città campana vi è un “dittatore per eccellenza” come De Luca che, da ben 24 anni, ha il controllo indiscriminato sulla vita politica locale, sia in maniera diretta che indiretta. La sua è una vera e propria “politica dell'esclusione” che interessa vari ambiti: da quello dei migranti fino a quello della popolazione stessa dalle attività sociali. Questo ha fatto sì che, oggigiorno, per avere uno spazio sociale a Salerno si è, nella maggior parte dei casi, costretti ad occupare per poi venir sgomberati poche ore dopo. Contemporaneamente si è permesso che venissero portati avanti vari tipi di speculazione che hanno creato una sorta di “abusivismo legalizzato”. La squadra di rugby, quindi, è nata anche con un chiaro intento di lotta per riappropiarsi di quei spazi che ci sono stati negati per molti anni: all'inizio, infatti, i ragazzi della Z.O. facevano gli allenamenti nei numerosi luoghi abbandonati della zona orientale di Salerno.
Naturalmente, anche la Zona Orientale Rugby porta avanti determinati valori come antifascismo, antirazzismo e antisessismo. Partendo da queste basi si è dato il via a numerose iniziative sociali nel quartiere che hanno coinvolto, tra gli altri, alcuni ragazzi migranti e dei giovani delle zone più disagiate di Salerno.
Inoltre, con altre realtà del rugby popolare come la Dynamo Dora di Torino o gli stessi All Reds, la Z.O. Rugby ha condiviso una pratica che si sta diffondendo sempre di più e che vedendo gli ultimi eventi accaduti, ad esempio quelli relativi ai fatti della squadra di Sigonella, sta mettendo sempre più paura. Tale pratica è fondata sugli stessi interessi e, contemporaneamente, sullo stesso tipo di lotta che cerca di contrastare un potere che, sotto vari punti di vista, è sempre più accentrato nelle mani di poche persone.
Altra spinta che ha portato alla nascita della Zona Orientale Rugby Salerno viene, sicuramente, da varie iniziative promosse dal movimento antifascista salernitano. Si cercava, in qualche modo, di essere più presenti sul territorio e di togliere spazio ai vari gruppi neofascisti della zona come Casapound che aveva un forte controllo nelle scuole. Formando la squadra di rugby, uno sport che ha valori in sé basati sul rispetto e sull'apertura, si è cercato di contrastare questo proliferare di formazioni di estrema destra.
A Salerno erano già presenti alcune realtà rugbystiche ma nessuna di esse aveva le basi nell'ambito del cosiddetto sport popolare. Quelli della Zona Orientale sono stati i primi ad avvicinarsi a tale ambito che li ha distinti fortemente rispetto ai loro colleghi cittadini per quanto riguarda ciò che interessa il modo in cui la squadra riesce a sopravvivere. Grazie a questa decisione si è riusciti a far avvicinare al rugby popolare gente che non aveva mai avuto esperienze politiche di alcun tipo.
Al momento, visto che le inizitive di autofinanziamento non bastano, è stata lanciata una campagna di raccolta fondi online, il cosiddetto crowdfunding, a sostegno della Z.O. Rugby Salerno. L'obiettivo è raccogliere i fondi necessari per comprare attrezzature e divise per poter esordire, in maniera ufficiale, nel campionato di serie C2 dal prossimo anno. Oltre all'aspetto meramente economico vi è anche un forte impatto comunicativo, grazie ai vari social network esistenti, che ha fatto sì che l'ambito dello sport popolare sia conosciuto e scoperto da moltissime e nuove persone.
La Z.O. Rugby resta la sola realtà attiva del rugby popolare non solo in Campania, ma anche nell'intero Sud Italia. La campagna di crowdfunding è un giusto proseguimento della strategia di comunicazione verso le gente comune. Al più presto, appena possibile, la squadra campana vorrebbe aprire il suo progetto anche ad una squadra di rugby femminile.
Dynamo Dora Torino
Realtà di rugby popolare nata nella primavera del 2015 nella città della Mole. Anche qui parte tutto da una idea di un gruppo di amici, tra cui ci sono molti rugbysti, ex rugbysti ma anche persone completamente ignoranti del mondo della palla ovale. Per questo motivo, all'inizio, ci si incontrava in un parco cittadino e si mettono in condivisione le varie esperienze e le capacità che ognuno di loro aveva.
Ad oggi la Dynamo non ha ancora un vero e proprio campo di allenamento ma si appoggia al campo del comitato di via Oxilia. In questo campo, lasciato in concessione gratuita dal comune del capoluogo piemontese, non si allena solo la Dynamo ma anche altre squadre di calco locali. Lo spazio, che è in sabbia, purtroppo, essendoci così tante realtà che ne usfruiscono, risulta insufficiente per i bisogni di ognuna di esse.
Inoltre, grazie all'appoggio di un altro comitato, la Dynamo ha ottenuto la concessione dello spazio del Motovelodromo di Torino. Esso è un luogo storico per lo sport del capoluogo torinese: qui infatti si praticano varie attività e proprio in questo spazio, nel 1947, la Torino Rugby vinse lo scudetto di serie A. Nonostante tutto, fino a pochi anni fa, il Motoveldromo era uno spazio abbandonato lasciato in preda a personaggi di dubbia onestà.
Quella della Dynamo, purtroppo, è una gestione temporanea del posto. Tutto questo non permette di avere alcun progetto a lungo termine: ad esempio, non è stato fatto alcun tipo di lavoro per migliorare il luogo ma solamente il minimo indispensabile.
Nella città di Torino inoltre, al momento attuale, non esistono campi da rugby, che invece sono molto presenti nell'hinterland cittadino. Per questo motivo la Dynamo Dora è costretta a girare vari paesi vicini alla città della Mole per giocare le sue partite di campionato in uno dei tanti campi presenti.
La Dora, attualmente, è iscritta al campionato UISP come “squadra mista”. Questo vuol dire che nel team giocano sia maschi che femmine. Da pochi mesi, però, le ragazze sono cresciute talmente tanto di numero che sono riuscite a creare una vera e propria squadra di sole ragazze, la Dynamo Dora femminile, che si è iscritta al campionato federale di Coppa Italia.
Il team della Dynamo è molto attiva sia nelle lotte in Val Susa che in quelle in città contro i quotidiani sfratti. Questo aspetto militante, però, non riguarda l'intera squadra ma solamente alcuni dei componenti. La Dynamo, per essere precisi, non è legata ad alcun centro sociale torinese: tutto questo mette, ancora una volta, in risalto l'eterogeneità di questo gruppo rugbystico.
I valori che porta avanti la Dynamo Dora Rugby sono stati messi ben in risalto durante l'ultima polemica scoppiata dopo che la stessa squadra di rugby popolare torinese si è rifiutata di far venire, al loro festival organizzato lo scorso 2 e 3 giugno a Torino, una squadra della base americana di Sigonella in Sicilia. La decisione ha destato parecchie polemiche ed è diventata un vero e proprio caso nazionale.
Nonostante quello che è stato scritto e detto i componenti della Dynamo non pensano che lo sport sia sopra ogni cosa ma lo reputano un modo per creare aggregazione e per cercare di portare la lotta all'interno dello sport. L'ambito sportivo, secondo i componenti della Dynamo, deve essere gratuito e non caratterizzato dai forti costi come avviene attualmente.
Inoltre, la base di Sigonella non è un posto qualsiasi. È uno dei luoghi chiave per ciò che riguarda la strategia geopolitica americana nel Mar Mediterraneo. Proprio da lì, ad esempio, partono gli aerei e i droni che vanno a bombardare in Siria. Inoltre, nelle vicinanze della base, vi è l'impianto MUOS, altro luogo fondamentale per il conflitto siriano.
Alcuni giocatori della Dynamo, infine, sono originari di quei luoghi e da sempre si sono mobilitati contro le politiche guerrafondaie portate avanti dagli Stati Uniti in quelle zone. Per questi motivi non è stato possibile accettare le ragazze della squadra di rugby di Sigonella al torneo della Dynamo. Non vi è stata però una discriminazione verso le persone, come ci hanno voluto far credere i vari media, ma solo vero la maglietta che indossavano e che rappresenta, chiaramente, un ideale guerrafondaio.
Gli stessi componenti della Dynamo sono rimasti sorpresi che questo evento abbia avuto la copertura mediatica che c'è stata. Probabilmente, come detto dai ragazzi torinesi, ciò è un chiaro sintomo del fatto che lo sport popolare è un ambito che sta interessando sempre più persone e che coinvolge numerosi aspetti della vita quotidiana. Tutto ciò, però, lo si porta avanti senza scendere a compromessi e cercando di portare avanti i valori in cui si crede.
La Massa Rugby
Progetto di inclusione sportiva nato a Genova, nel gennaio scorso, da un gruppo di amici e compagni, giocatori ed ex giocatori, con la passione per la palla ovale e con la volontà di creare un'alternativa che offra una concezione di sport fuori dalle logiche di mercato. Si vuole riportare lo sport sul piano del semplice divertimento, della conoscenza e per potersi riunire in un determinato ambito e crescere insieme.
La Massa Rugby prende il nome da Lorenzo Massa, un dirigente del CUS Genova, scomparso da poco. Egli era schierato politicamente a sinistra ed ha cercato, nel corso della sua vita, di rendere il rugby uno sport solidale e aggregante allo stesso tempo.
Questo team ha la sua sede nello stadio Carlini, che è un vero e proprio impianto rugbystico di Genova, in cui si allena gratuitamente una volta a settimana. La Massa Rugby si allena anche presso la struttura della Music For Peace, una rete solidale del capoluogo ligure, nel quartiere di Sampierdarena.
La Massa Rugby è una affiliata della UISP e ciò grazie alla palestra popolare Baliano, una delle realtà più attive nel campo dello sport popolare e solidale a Genova. La stessa Massa collabora con altre realtà locali che hanno gli stessi ideali di basi in comune: la più importante è la polisportiva legata al centro sociale Emiliano Zapata.
La squadra è formata sia da ragazzi italiani sia da migranti provenienti, soprattutto, dalla zona del centro Africa. Chiunque può entrare a far parte della Massa perché, secondo gli ideali di base del gruppo, il rugby è uno sport per divertirsi e per far conoscere tra loro il più alto numero di gente possibile che, in molti casi, non potrebbero entrare a far parte di una squadra di rugby professionista o semi-professionista visti i costi esorbitanti del panorama rugbystico “ufficiale”.
Teramo Rugby
Team fondato nel 1976 è stato attivo fino ai giorni con una sola “interruzione” durante gli anni '80. Questo scioglimento temporaneo vi è stato per problemi personali dei giocatori.
Ad oggi il Teramo è presente, nel territorio abruzzese, grazie alla squadra maschile e a quella femminile. Anche il settore giovanile non viene tralasciato e, dall'under 10 all'under 16, sono molte le realtà dei bambini che si allenano con la maglia del Teramo.
Le stesse giovanili hanno dato il via ad un'avventura di gruppo. Per far ciò si sono dovute unire alla Franchigia Rugby di Pescara e alla Sambuceto Rugby.
I valori che portano avanti i ragazzi del Teramo Rugby sono, come accade spesso in queste realtà, l'antirazzismo e l'antispecismo. Il primo contatto con gli All Reds vi è stato durante i mondiali antirazzisti del 2016, svoltisi in provincia di Modena, e da lì è nata subito una forte amicizia.
Il Teramo è molto attivo anche nel campo dell'antifascismo ed è stato in prima linea nelle varie iniziative svoltesi in ricordo di Renato Biagetti.
Importante, per la squadra della palla ovale abruzzese, è stata la figura di Davide Rosci, ancora in mano allo Stato per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma, che ha indossato questa maglia per tre anni prima di essere arrestato. Da lì lo stesso Teramo Rugby ha fatto partire un progetto dal nome Wikiterà, che è l'ultima frase della danza haka dei neozelandesi, e che si traduce con “il sole sorge”.
Oltre al progetto è stata creata una vera e propria squadra che si chiama appunto “Wikiterà”. Questo era un team formato da sola gente che stava scontando una pena in carcere.
Questa idea ha subito riscosso un grande successo e sono state parecchie le persone che hanno risposto all'inziativa, circa una quindicina. Si è riusciti anche a far andare, in carcere, delle persone dall'esterno ed è stata organizzata una partita grazie all'intervento del Teramo.
Il Teramo Rugby, oggi, è parecchio attivo riguardo ai giovani. Infatti, quelli che vanno di più sono i settori giovanili di questa realtà legata al mondo della palla ovale, sia per quanto riguarda il numero di iscritti sia per i risultati raggiunti.
Ringraziamo tutte le realtà del rugby popolare che si sono rese disponibili ad essere intervistate. Speriamo che questo bel panorama interessi sempre più squadre di ogni parte d'Italia, ma non solo, e che un giorno si possa parlare di un vero e proprio campionato “popolare”, fuori dalle logiche di mercato e senza il potere incontrastato del dio denaro, dove a farla da padrone siano limpidi e chiari ideali sportivi come lealtà e puro agonismo.
Roberto Consiglio