Dal 19 al 22 luglio 2001 si svolse, nella città italiana di Genova, la riunione dei capi di Stato degli 8 paesi più industrializzati della terra, meglio conosciuta con il termine di G8. La repressione della polizia fu durissima per fermare le numerose manifestazioni di protesta che si tennero in quelle stesse ore nel capoluogo ligure.
Tra le numerose persone che presero parte alle manifestazioni contro il vertice dei “grandi della Terra” vi erano moltissimi giovani che, ad oggi, si ritrovano a dover pagare ancora le conseguenze di quella loro scelta. Inoltre furono molte e differenti le organizzazioni che si mobilitarono in vari modi in quelle calde giornate estive del 2001.
Visto che siamo una testata di sport popolare ci siamo chiesti se, e in che modo, questo lato dello sport abbia dato un suo contributo in termini di partecipazione alle proteste in occasione del G8 del 2001. Per farlo abbiamo intervistato un atleta della “Massa Rugby Genova”, realtà nata nello scorso gennaio e molto attiva nel campo militante della città della Lanterna.
Tra pochi giorni saranno passati 16 anni dai fatti del G8 di Genova del 2001, e come ogni anno si tornerà in piazza per ricordarli. Lo sport popolare genovese ha contribuito in qualche modo alla preparazione di queste giornate?
Come squadra di rugby ufficialmente non abbiamo partecipato all'organizzazione, ma il bello della nostra squadra è che è composta da un insieme eterogeneo di persone, alcuni militano negli spazi occupati genovesi o fanno parte di associazioni che si occupano di questioni sociali altri sono migranti richiedenti asilo politico, quindi indirettamente tutti noi parteciperemo alle giornate e soprattutto saremo presenti il 20 luglio in piazza Alimonda.
Avete pagato, o state continuando a farlo tuttora, la vostra presa di posizione in quelle tragiche ore?
Genova rimarrà per sempre segnata da quelle giornate, che saranno ricordate nella storia del nostro paese come la più grande sospensione dei diritti umani del dopoguerra; direttamente o indirettamente tutti noi stiamo ancora pagando per la nostra scelta ma i genovesi sono famosi per la loro capacità di non arrendersi facilmente, per questo siamo ancora presenti e pronti a lottare.
Voi della Massa Rugby vi allenate nello stadio Carlini che, in quei giorni del luglio 2001, venne usato da coloro che manifestavano contro il G8 come base logistica. Un caso o è stata una scelta consapevole?
L'utilizzo dello stadio Carlini nasce da una collaborazione con il C.U.S. Genova Rugby, che fin da subito ha scelto di aiutarci nel nostro progetto di sport popolare. Ti confesso però che, per chi come me ha partecipato alle giornate del 2001, tornare al Carlini è stata un'emozione fortissima.
Poche settimane fa si è tenuto il G20 di Amburgo ed anche lì una famosa squadra di sport popolare, l'FC St. Pauli, è stata in prima linea nelle contestazioni che si sono svolte nella città anseatica. Quali sono le differenze, ma anche le similitudini se ci sono, tra le due realtà?
La differenza più grande è data sicuramente dalla storia delle due squadre; mentre il St. Pauli esiste e partecipa a queste iniziative ormai da anni noi siamo molto giovani, con i nostri 8 mesi di vita. Tuttavia siamo già riusciti a creare un'atmosfera che riesce ad andare oltre il semplice far parte di una squadra, facendo passare dei contenuti importanti, arrivando a partecipare con uno spezzone della Massa all'ultima manifestazione antifascita tenutasi il 30 giugno a Genova.
Quali ricordi avete dei giorni del G8 di Genova del 2001 che, ancora oggi, è una ferita aperta nella società italiana? Un vostro commento sulla legge sul reato di tortura approvata, pochi giorni fa, dal Parlamento italiano?
Nel luglio del 2001 avevo 23 anni, ero nel pieno della partecipazione attiva alla vita politica della mia città e del mio paese. Credevo in un nuovo mondo possibile e partecipai all'organizzazione delle manifestazioni. Ovviamente i ricordi sono molto contrastanti: da una parte ricordo la gioia nel vedere così tante persone scendere in piazza per gli stessi motivi, dall'altra la sofferenza di veder morire un amico di 23 anni ucciso brutalmente dalla repressione dello Stato.
L'approvazione della legge sulla tortura di pochi giorni fa mi riconcilia in parte col mio paese, uno dei pochi dove questa orribile pratica non veniva riconosciuta e punita in modo adeguato, ma rimango comunque perplesso sia per il tempo che c'è voluto per arrivare a questo risultato, visto che sono passati 16 anni dal G8 di Genova, sia perchè comunque siamo in Italia dove le leggi vengono fatte per pulirsi la coscienza ma raramente vengono applicate.
Secondo voi, in che modo lo sport popolare può dare il suo contributo nelle lotte che si stanno tenendo tuttora in Italia, ad esempio quella contro la Tav o quella della Tap?
Non so come lo sport popolare potrà contribuire a quelle forme di lotta, sicuramente noi come Massa stiamo puntando molto sull'utilizzo dello sport popolare come forma di integrazione; il fatto che molti migranti e richiedenti asilo partecipino al nostro progetto lo arricchisce e gli dà dignità. Attraverso lo sport intessiamo rapporti umani che si possono evolvere e che possono contribuire alla formazione di quella che inevitabilmente sarà la società del futuro.
Roberto Consiglio