Si è chiusa pochi giorni fa la sessione del calciomercato dell'estate 2017. Tre mesi in cui ci sono stati dei cambi di casacca a suon di milioni, ad esempio quello Neymar dal Barcellona al PSG per 222 milioni o quello di Mbappè dal Monaco al solito PSG per 180 milioni, che hanno piegato ancora una volta il mondo del pallone al servizio dell'incontrastato dio denaro.
Con l'addio al calcio di Francesco Totti, avvenuto lo scorso 28 maggio dopo ben 25 stagioni passate sui campi di calcio indossando una sola ed unica maglia, quella della AS Roma, possiamo dire che le cosiddette bandiere sono totalmente scomparse dagli stadi del mondo intero. Oramai grazie al lavoro di agenti e procuratori, che non aspettano altro momento per cercare di ingrossare i loro già gonfi portafogli, non vi è nessun giocatore che giura amore eterno ai colori e ad una maglia ben definiti.
Il caso di Donnarumma, il diciottenne portiere del Milan che in un primo momento sembrava dovesse cambiare casacca per poi tornare sui suoi passi, ne è l'esempio più lampante. Non si sa bene quale sia stato il ruolo del suo agente, Mino Raiola, nella trattativa ma sicuramente, conoscendo anche la “bravura” dello stesso Raiola in queste situazioni, il suo non deve essere stato un ruolo di secondo piano.
Questi eventi mettono in evidenza il fatto che, oramai, ci sia una netta e incolmabile divisione all'interno del mondo del pallone, sia a livello internazionale sia a livello dei singoli campionati. Da una parte, infatti, troviamo squadre che possono permettersi di spendere cifre da capogiro per acquistare quelli che vengono considerati dei veri e propri fuoriclasse, senza dover tenere troppo a bada i conti. Dall'altra, invece, ci sono team che, prima di fare un qualsiasi acquisto, devono tener d'occhio il cosiddetto “fair play finanziario” per non cadere in una qualche sanzione della Uefa.
Tutto questo ha anche effetti sulle coppe internazionali i cui tornei partiranno tra poche settimane. In Champions League, infatti, saranno poche le squadre che avranno reali possibilità di arrivare alla finale che si disputerà il 28 maggio 2018 a Kiev.
Gli altri team qualificati ai gironi, che però non hanno potuto spendere a destra e a manca senza tenere d'occhio i bilanci, finiranno, quasi sicuramente, la loro avventura europea molto prima di quella data.
La stessa cosa vale nei campionati nazionali dei vari paesi europei. Anche qui la vera competizione sarà tra una ristretta élite di squadre che si sono strutturate per arrivare, almeno sulla carta, fino all'ultima giornata a giocarsi lo scudetto o la qualificazione ad un torneo di coppa europea. Le altre, di solito squadre di piccole città di provincia, raggiungeranno il loro obiettivo molto tempo prima e disputeranno le ultime giornate senza più alcuna motivazione: fatto che ogni anno, nei mesi di aprile e maggio, fa finire le partite con veri e propri risultati tennistici o con inutili e noiosi pareggi.
Altro fatto che ci fa vedere come, oramai, sia il dio denaro a farla da padrone nel mondo del cosiddetto calcio moderno sono gli orari delle partite. Quest'anno in Italia il cosiddetto “campionato-spezzatino” si spalmerà ancora di più sui vari giorni della settimana per avere, ad ogni ora, una partita da seguire.
Per la prima volta infatti si giocheranno partite alle 18:30 del turno infrasettimanale, ad esempio Benevento-Roma del prossimo 20 settembre, o alle 18 di venerdì. Tutto questo con buona pace dei tifosi di casa e, soprattutto, di coloro che si recheranno in trasferta. Insomma, di chi lavora e vorrebbe vedere la partita allo stadio e non sul divano, cosa che viene resa di fatto impossibile.
Insomma, la cara e vecchia domenica pomeriggio con tutte le partite giocate in contemporanea, o con al massimo un posticipo della domenica sera e un anticipo al sabato in notturna, è oramai una vera e propria chimera.
Per vedere un calcio “vero”, fatto ancora di sudore e fango e senza il denaro che regna incontrastato (anche se il suo ruolo ce l'ha pure a quei livelli), dovremo aspettare l'inizio dei vari campionati delle serie minori che partiranno tra poche settimane, e che vedono impegnate le compagini autorganizzate a noi tanto care. In questo contesto, seppur i traguardi raggiungibili saranno molto meno gloriosi, si potrà godere ancora di quelle caratteristiche sociali che hanno caratterizzato il calcio all'inizio della sua storia e si avrà possibilità di contiunare a praticare il nostro “Odio Eterno al Calcio Moderno”.
Roberto Consiglio