Villa Gordiani fino a qualche anno fa una squadra dilettantistica, sotto diversi nomi, ce l'aveva sempre avuta, e anche un campo nel cuore del quartiere, nel parco che fa da polmone verde per tutta quell'area di Roma Est, tra via Prenestina e la linea ferroviaria che va verso Tivoli e l'Abruzzo. E avere una squadra è importante, per un quartiere che un'identità ancora la conserva, nella metropoli che sempre più polverizza legami e appartenenze. La più classica delle borgate sviluppatesi, nell’aspetto che mostrano oggi, poco dopo la metà del '900, con i lotti di case popolari a dare un tetto a chi fino ad allora stava per lo più nelle baraccopoli. Un quartiere tuttora a forte composizione italiana, con un suo portato storico che attraversa le generazioni e il rischio sempre dietro l'angolo, in questi tempi bui, di scivolare verso la guerra tra poveri, facendosi abbagliare dalla propaganda di chi sul disagio specula e costruisce carriere.
Del resto, dicevamo che la metropoli attuale distrugge sempre più ogni dimensione collettiva, incoraggia a stare in casa, a chiudersi nell'isolamento, nella diffidenza, finanche nella paura e nell'odio. Crescere in borgata, o anche semplicemente andarci a vivere, vuol dire fare i conti con la mancanza di servizi, di attività culturali e di svago che non siano completamente mercificate e messe a profitto. Almeno Villa Gordiani, rispetto ad altri quartieri, ha il parco, spazio che viene ancora vissuto a pieno dalla popolazione. Ma per il resto ha tutto da riconquistare, come troppe altre periferie d'Europa. E proprio da quel parco si sono mossi i primi passi del progetto che adesso una dimensione collettiva alla borgata la sta finalmente restituendo: l'Asd Villa Gordiani.
Circa tre anni fa un gruppo di coraggiosi, militanti del collettivo Promakos e ragazzi del quartiere, decide di restituire alla popolazione il campo, ormai in preda a erbacce da libro della giungla dopo che nel 2012 l'ultima compagine del quartiere aveva chiuso i battenti. Iniziano, il sabato e la domenica, a pulire il campo, con pazienza e ostinazione, fino a poterci organizzare iniziative e piccoli tornei. E pian piano, il quartiere inizia a rispondere, con l'entusiasmo delle comitive di ragazzini e il sorriso sornione dei signori più anziani, la cui passione per il calcio nel nostro paese ha radici che non si possono estirpare. Il sogno di riaprire il campo dovrà continuare a essere coltivato nel tempo, perché ostacolato dalla cecità delle istituzioni municipali, e anche perché i lavori da fare sarebbero comunque ancora tanti. Ma la lotta per riaprire il campo continuerà a essere al centro dei pensieri della squadra. Insieme, ovviamente, alla battaglia quotidiana per far funzionare un progetto di calcio popolare, schierato insieme a tanti altri sul fronte di chi vuole rovesciare il calcio dei profitti, degli sponsor e degli “impicci”.
Quest'estate, l'accelerazione decisiva al progetto: si fa la squadra e la si iscrive al campionato di Terza Categoria. Perché va bene il lavoro paziente, ma ogni tanto la storia ha bisogno di strappi. Non c'è la certezza di farcela, servono soldi, ancora non ci sono abbastanza giocatori, e poi chissà se il progetto, al dunque, avrà davvero un seguito. A settembre i nodi vengono al pettine, e iniziano le gioie: la campagna di tesseramento cresce e garantisce le risorse quanto meno per iniziare; il clima intorno alla squadra si fa via via più caldo; infine, il giorno del primo “reclutamento” pubblico per i giocatori, si presentano circa 40 ragazzi. È fatta, la squadra si fa davvero quest'anno.
Il 14 ottobre i biancorossi (scelta legata sempre alla storia della borgata) esordiscono in trasferta, nel campo per la verità non lontano di Pietralata. E lo spettacolo è notevole: circa una cinquantina di tifosi biancorossi si materializza sugli spalti, con bandiere e torce, e tanta voglia di cantare. E non c'è dietro nessuna operazione, nessun vecchio volpone di stadio che si ricicla, ma il convergere spontaneo di varie comitive, oltre che chiaramente degli animatori del progetto, di chi ci ha creduto fin dall'inizio. La squadra oltretutto, pur con qualche titolare indisponibile, tiene botta, e alla fine del primo tempo passa addirittura in vantaggio con un tap in nell'area piccola, scatenando la gioia incredula della neonata tifoseria. Il secondo tempo vede la reazione dei padroni di casa, che prima pareggiano e poi si portano in vantaggio, tutto sembra ormai compromesso ma un calcio di rigore porta il punteggio di nuovo in parità. L'altalena di emozioni continua ma si conclude male, con altri due gol della Supreme, che sfrutta l'assenza del portiere titolare del Villa Gordiani e la visibile emozione del suo sostituto. Finisce 4-2 sul campo sintetico di Pietralata, in un impianto tanto bello e moderno quanto asettico e freddo.
Il sabato successivo è memorabile. La prima in casa, sul campo di Roma 6 a Largo Preneste, a due passi dalla borgata. L'impianto, già di per sé, evoca calcio d'altri tempi: terra battuta e gradoni di tufo usurati dal tempo, ripidi, pericolosi e stretti, dove si può solo stare tutti appiccicati. In più, un sole quasi estivo. E anche l'avversario, lo Sporting San Lorenzo, che arriva con al seguito almeno una ventina di persone, che non faranno il tifo ma danno comunque l'impressione di una sfida dal fascino vero.
Sugli spalti, un totale di almeno 150 persone, di cui una buona metà venute per fare il tifo. Una cosa autenticamente bella, che non ha bisogno di sforzarsi di sembrare una figata. E un'altra volta il Villa Gordiani passa in vantaggio: lancio in profondità verso la punta che corre leggermente verso l'esterno, e con il difensore e il portiere che gli arrivano addosso alza una parabola di sinistro dal vertice dell'area che va a rimbalzare fino a dentro la porta. La gradinata viene letteralmente giù, il ritorno del calcio in Borgata non poteva essere più esaltante. Il tifo cresce, cori nuovi vengono lanciati di continuo, alcuni riescono altri meno, nel pieno caos della creazione iniziale. In ogni caso, per 90 minuti (e più) c'è costantemente casino. A metà del primo tempo un rigore più che dubbio porta in parità i neroverdi sanlorenzini, che prima dello scadere passano anche in vantaggio sfruttando un'indecisione difensiva. I fantasmi della prima di campionato tornano, ma i padroni di casa non si arrendono e il secondo tempo non è affatto male: ci sono almeno due chiare occasioni da gol e un rigore negato, o meglio giudicato fuori area, con molti dubbi. Fino al momento in cui gli ospiti trovano in contropiede il bel gol che chiude la partita.
Si finisce con la gradinata che continua a cantare, i giocatori che vengono a prendersi gli applausi e ad applaudire a loro volta, gli ospiti che si uniscono al saluto. Le sconfitte sul campo bruciano sempre, per carità, specie se sul campo non si è demeritato. Ma se la cornice è questa, ci si emoziona comunque, la giornata è stata bella, si torna a casa contenti. E dal giorno dopo si ha più voglia ancora di portare avanti il progetto. Perché se l'entusiasmo è quello visto in questo inizio, il Villa Gordiani ci farà emozionare a lungo, i risultati arriveranno, la squadra è ancora in uno stadio embrionale e ha enormi margini di miglioramento. Perché poi non è vero che i risultati non contano. Anzi, i risultati sono importantissimi, solo che nel calcio popolare i “risultati” non consistono soltanto nei punti in classifica, ma anche in tutto il resto. Perché questo modello deve vincere. Villa Gordiani deve vincere.
Matthias Moretti