Arroganza, sciovinismo, presunzione e irrisione dei più deboli, salvo poi usarli strumentalmente al momento opportuno, ricorrendo a toni paternalistici per portare avanti i propri interessi; non sappiamo se Nina Moric capisca o meno di calcio, ma a quanto pare sicuramente ha interiorizzato i principi cardine del fascismo.
Lo storico primo punto in classifica del Benevento arrivato in maniera a dir poco rocambolesca, ma che ricompensa i giallorossi per la troppa sfortuna accumulata finora (diverse partite perse nel recupero e prestazioni generose che avrebbero meritato prima questa storica gratificazione), ci consente di andare indietro di qualche giorno e di tornare sulle dichiarazioni della modella croata che, evidentemente bisognosa di visualizzazioni sui social, ha interrotto la sua intensa attività politica per dispensare consigli gestionali al presidente dei sanniti Vigorito su come rilanciare la squadra giallorossa.
Non avevamo commentato in precedenza perché aspettavamo da un momento all’altro un comunicato di smentita da parte della Moric in cui avrebbe denunciato l’hackeraggio del suo profilo con dei post per farla sfigurare, tipo questo.
Infatti, mentre sciorinava le sue ricette molto più assimilabili a un programma politico (tra l’altro scadente e lacunoso) che ovviamente non poteva non partire dalla vendita di diversi stranieri della rosa (vallo a spiegare rosa al rumeno Puscas autore del momentaneo 1-1 ieri) per poi andare a prendere giovani promettenti dall’Iraq e della Giordania (a questo punto perché non dei Karen birmani, visti i buoni uffici di Casapound e il ruolo che ha nel conflitto civile in Birmania) in quella che sembra più una campagna coloniale che una campagna acquisti e per concludere, la ciliegina sulla torta dell’aiuto dei top team italiani ed europei come Barca e Real Madrid e PSG, garantendo che a lei “l’emiro del Qatar non dice di no”…
Ma forse il culmine è la legittimazione che l’ex moglie di Fabrizio Corona è convinta di avere per via dei successi personali dovuti alle partecipazioni a vari reality- show, alla vittoria di due edizioni di un premio per modelle e con la vendita di paparazzate; insomma per avvalersi ha tirato fuori tutto quello che ha realmente ucciso il calcio e la sua anima magica.
Fortunatamente noi e chi segue il nostro network conosciamo bene quante donne siano attive nel calcio italiano e che tra tante difficoltà e gli insulti dell’ormai ex Presidente Tavecchio la nazionale femminile sta ottenendo risultati importanti (o comunque superiori in questo momento alla nazionale maschile), ma le uscita della nuova icona di Casa Pound agli occhi di molti, non fanno altro che avvalorare tutti quegli stereotipi sessisti, tipici dei camerati di Nina sulle donne e sul calcio.
Non sappiamo se sia un caso o meno, ma a pochi giorni un altro stakanovista del presenzialismo mediatico come Matteo Salvini decide anche lui di sottrarre del prezioso tempo alla sua militanza politica per farsi un selfie coi calciatori del Napoli Insigne e Callejon alla vigilia del match più importante della stagione, quello che avrebbe dovuto comportare il passaggio di consegne tra i campioni in carica della Juventus e il Napoli il cui gioco sta incantando l’Europa intera. Com’è finita lo sappiamo tutti, ma non è questo il dato principale (almeno nel nostro ragionamento).
Passi per lo spagnolo Callejon che magari non è a conoscenza del pedigree politico di Salvini, ma che il partenopeo purosangue di Frattamaggiore Insigne, abbia deciso di posare con chi ha costruito la sua ascesa politica grazie anche a quei video in cui cantava a squarciagola cori contro i “colerosi terremotati” napoletani, francamente ci sembra un autogol di non poco conto, a cui la società ha cercato di mettere la classica pezza a colori con un post in cui ribadivano di aver incontrato Salvini per educazione, poiché si trovava nello stesso albergo degli azzurri, ma di non aver accettato le scuse che il leader leghista avrebbe rivolto per quanto detto in passato.
Si sa, le elezioni sono vicine e parafrasando Enrico IV “Palazzo Chigi val bene una sfogliatella”.
Ora, a prescindere dall’eccessivo spazio mediatico concesso a una modella che era caduta nel dimenticatoio e a un movimento che prima di queste attenzioni spropositate dai media si attestava stabilmente sullo zero virgola qualcosa e quella per un dispensatore di odio come Salvini, sembra ormai acclarato che la strada per il consenso elettorale passi inevitabilmente dal calcio, di cui i nostri due prodi hanno dimostrato di capirci ben poco, e non potrebbe essere altrimenti visto il momento estremamente delicato che il movimento calcistico italiano sta affrontando avendo raggiunto forse il picco più basso dell’ultimo mezzo secolo; non dobbiamo meravigliarci più di tanto quindi se gli avvoltoi stanno già svolazzando sul suo cadavere per fare banchetto. Proprio per questo, perché una determinata fazione politica, dalle curve alle vittorie internazionali del Milan berlusconiano, ha sempre cercato di strumentalizzare il calcio e lo sport in generale, siamo convinti che ormai siano stati sviluppati gli anticorpi per restare immuni a tutte le cazzate che ci vengono propinate e creare ponti laddove questi personaggi vorrebbero muri, creando percorsi di inclusione e di avversione alla logica del business, per riscoprire la bellezza intramontabile di questo sport, per migliorare questa società avvelenata dall’odio e dalla xenofobia quella che si è materializzata ad esempio ieri all’ultimo respiro di Benevento-Milan e che vede di tanto in tanto Davide battere Golia e i deboli riuscire a sbeffeggiare i potenti nello sport come nella vita!
Giuseppe Ranieri