Ieri sera, durante la partita Roma-Qarabag di Champions League,in uno dei settori occupati ormai da anni da diversi ultras giallorossi, la parte alta della Curva Nord è stato esposto uno striscione con la faccia di Federico Aldrovandi.
La figura di Aldro, così, torna prepotentemente alla ribalta proprio in quell’impianto da cui tutto era cominciato. Era infatti lo scorso venerdì, 1 dicembre 2017, quando ai tifosi della Spal, giunti nella Capitale per seguire la loro squadra in trasferta contro la Roma, era stato impedito di far entrare nel settore ospiti dell’Olimpico la bandiera raffigurante la faccia di Federico Aldrovandi.
Una decisione assurda, senza un vero e proprio perché alle spalle se non quello di “ordine pubblico” che vede proprio l’impianto capitolino come il maggior laboratorio sociale per quel che riguarda la repressione nell’ambito calcistico di questo paese. Per far sentire in qualche modo la loro voce i tifosi giunti da Ferrara, numerosi e pronti a tifare con calore anche grazie allo storico ritorno in serie A, hanno deciso di rimanere in silenzio per tutta la durata della partita.
La notizia, manco a dirlo, non ha trovato il benché minimo spazio nelle ore successive né sui giornali né sulle tv nazionali del Belpaese. Come se la morte di Federico Aldrovandi, per la quale nel giugno 2012 sono stati condannati in maniera definitiva a 3 anni e sei mesi di reclusione i quattro carabinieri coinvolti, sia un evento da nascondere alle future generazioni; tanto alla fine a pagarne il prezzo più alto è stato un semplice diciottenne che, secondo le parole di un ministro della Repubblica italiana, probabilmente in quel momento era sotto l’effetto di qualche droga.
Tutta questa storia avviene, inoltre, a poche settimane dalla storia di Luca Fanesi, tifoso della Sambenedettese che si trova in coma da inizio novembre a seguito di incidenti avvenuti alla fine della partita tra la sua squadra e il Vicenza. Secondo la nota della questura della città veneta Luca è finito in come dopo aver sbattuto la testa su un cancello a seguito di una “caduta accidentale”.
Secondo le parole degli amici di Luca, invece, il tifoso sarebbe stato picchiato violentemente da alcuni poliziotti giunti sul posto per sedare la rissa tra le due tifoserie. Anche qui una verità non è ancora venuta fuori ma non è invece mancata la solidarietà dai gruppi ultras di varie zone d’Italia nei confronti dello stesso Luca.
Tale solidarietà è stata chiesta da ACAD (Associazione Contro gli Abusi in Divisa) che, nelle scorse ore, ha lanciato un vero e proprio appello affinché non vada perduta la memoria di Federico Aldrovandi. L’appello, di cui pubblichiamo il testo di seguito, chiede una mobilitazione per il 9 e 10 dicembre prossimi durante la sedicesima giornata del campionato di serie A.
Il divieto di far entrare la bandiera con il volto di Federico Aldrovandi, imposto ai tifosi della Spal nella trasferta romana, è un fatto troppo grave; troppo grave per relegare la nostra rabbia solo ai post sui social, troppo grave da necessitare una risposta di tutti.
Federico fu ucciso nel settembre 2005 a soli 18 anni. Fu ucciso da quattro poliziotti che gli spezzarono il cuore fino a soffocarlo, rompendogli addosso due manganelli fino a procurargli 54 lesioni. “Schegge impazzite” fu la definizione che diede un procuratore generale a quelle persone, prima della loro condanna definitiva in Cassazione.
Quello che ha subito Aldro è una verità storica, oltre che giudiziaria, inaccettabile come lo furono i fatti vergognosi successivi alla sua morte: negli applausi dei sindacati di polizia agli agenti condannati, nelle offese alla madre, nelle querele alla madre, nelle dichiarazioni folli e disgustose di certi esponenti istituzionali che hanno negato per anni l’evidenza.
Il divieto imposto ai tifosi della Spal non ha alcuna giustificazione.
E’ un atto di prepotenza e arroganza. E’ un atto da Stato di Polizia.
Abbiamo deciso di non rassegnarci alla denuncia e al racconto: se non volevano Federico in curva, Federico glielo faremo trovare ovunque.
A pochi giorni dai fatti di Vicenza dove Luca, tifoso della Sanbenedettese, è finito in come ed è tuttora in ospedale, è necessario mandare un segnale forte contro la violenza e gli abusi di polizia di questi ultimi decenni, affinché non vi siano mai più altri Federico.
ACAD, l’Associazione Contro gli Abusi in Divisa, invita tutta la collettività a partire dalle tifoserie e dalle curve, oltre la propria fede e oltre i colori, ad esporre ove sia possibile l’immagine di Federico Aldrovandi con striscioni, magliette, foto, bandiere e qualsiasi mezzo ognuno ritenga più opportuno e ad accompagnare, dove realizzabile, il tutto con l’ashtag #FedericoOvunque.
Chiediamo a chiunque di far apparire Federico in ogni luogo possibile delle nostre città, con la dignità ed il rispetto che la famiglia Aldrovandi ci ha sempre insegnato.
Sabato 9 e domenica 10 dicembre facciamogli vedere che non abbiamo dimenticato quello che hanno fatto a Federico, mostrando Federico ovunque, com’era da vivo.
#FedericoOvunque
#giustiziaeveritàperAldrovandi
#bastaabusi