Sicuramente di tutta la redazione di sportpopolare il sottoscritto è il meno indicato a scrivere un articolo di analisi e riflessione sul mondo ultras in generale.
Il mio è un approccio istintivo, umano, emozionale.
Siamo stati un po per caso un po' per scelta nel lungo week end con cui i Bukaneros, storico gruppo ultras di Vallecas, celebrava il venticinquennale della sua nascita e il suo eterno amore al Rayo Vallecano.
Prima di questa esperienza sapevo il minimo indispensabile su di loro, gruppo ultras che esalta i valori della maglia e che non cela in nessun modo il suo orgoglio antirazzista e soprattutto antifascista.
E già per questo solleticavano il mio immaginario, poi abbiamo colto l'occasione per vederli all'opera nella propria casa.
Innanzitutto, sceso a Vallecas, quartiere periferico e popoloso di Madrid ho subito colto lo spirito popolare che aleggiava nel “barrio”e l'appartenenza osmotica fra quartiere e stadio posto proprio al centro di esso.
La mia impressione è stata subito meravigliosa, il sabato durante l'allenamento di rifinitura prima della partita contro l'Alcorcon tutta la curva era gremita e incessante riecheggiava il proprio sostegno.
Fin qui tutto normale ma appena mi volto e scorgo l'intero stadio una coreografia mastodontica rimpie le tribune vuote con un colpo d'occhio impressionante!
Durante tutte le giornate hanno riempito il programma alternando momenti goliardici e di aggregazione a momenti di riflessione sulla strada percorsa e su quella da intraprendere.
Si sono presentati libri che ripercorrono una vita da Bukaneros, hanno dato vita ad una birra di loro produzione che servirà al finanziamento del gruppo, materiale e merchandising tutto gestito dai tifosi.
Ho scoperto che la loro sede è un occupazione vera e propria, come lo furono la precedente e quella prima ancora e con orgoglio dicono: “sempre sarà cosi!”
Durante il sabato nel pomeriggio ci hanno portato alla struttura di allenamento e sede della società
dove in un meravigliosa torciada con una immensa bandiera antifascista alle spalle si è sostenuta la squadra giovanile. Hanno vinto e segnato tanto e ad ogni goal i giovani calciatori correvano per ricevere l'abbraccio di quella curva che per un giorno è stata roba loro.
Meraviglioso il momento della fine della partita in cui degli adolescenti con occhi sognanti, in un discorso tremante per l'emozione, hanno ribadito che senza di loro e il loro sostegno il calcio non vale niente.
E forse è cosi veramente.
Campeggia una scritta molto bella che recita così : CALCIO-SOSTENITORI=NIENTE.
Tutto lo stadio e i dintorni sono tappezzati di scritte e adesivi che rimarcano i valori fondanti dei Bukaneros che però coinvolgono tutti e in cui tutti si identificano, e l'impressione che mi porto
a casa è che qui i Bukaneros si siano portati dietro l'intera comunità fungendo da avanguardia per tutto il popolo biancorosso.
La differenza con altre curve è la loro totale dedizione alla causa antifascista e di conseguenza la loro difesa e autodifesa è un perno della loro organizzazione, perché Madrid è piena di canaglie fasciste e come è successo in passato la loro infamia potrebbe lasciare il segno.
Ho conosciuto inoltre la storia di un un portiere molto amato dal “rayismo”: è la storia Wilfred Agbonavbare, prematuramnte scoparso a soli 48 anni per colpa di un cancro.
Fu il portiere che con la sua prestazione superlativa e parando un rigore si ascrisse ai libri di storia del calcio fermando la corsa di un lanciatissimo Real Madrid alla conquista del titolo.
Ma invece che apprezzarne le virtù fu oggetto di inqualificabili insulti razzisti e minacce divenendo da allora proprio un emblema dei valori del Rayo, in particolare della sua strenua lotta al razzismo.
Fu così che nel 2015 quando il portiere nigeriano morì, la curva cambio il suo nome, e non c'è partita in cui il suo nome non riecheggi nello stadio.
Concludo con un saluto e un augurio a tutti i Bukaneros, e che il loro esempio viva per sempre.
W LA VIDA MEJOR!
Daniele Poma