Come e quando nasce il vostro progetto? Provenite da qualche zona particolare di Bari o da tutto il territorio urbano?
L’associazione sportiva dilettantistica Ideale Bari nacque il 28 Maggio 2012 da alcuni giovani che condividevano (e condividono) la stessa, viscerale, passione per il calcio, e che frequentavano attivamente la Curva Nord di Bari. Gli stessi, in netta contrapposizione verso il calcio-industria, business e spilla soldi, decidevano di sedersi ad un tavolino per buttar giù le linee guida di quella che sarebbe stata, entro pochi mesi, la prima squadra di calcio popolare della città. Il nostro progetto nasce per essere una squadra della città di Bari. I fondatori sono di vari quartieri della città e nei 5 anni a seguire si è aggregata gente da tutta la provincia.
Come declinate l'azionariato sociale e il momento assembleare? Il calcio popolare nasce principalmente contro lo strapotere dei soldi e la repressione sempre più dura, non è quindi un caso se molte realtà si collocano nell'ambito dell'estrema sinistra, anche se non tutti lo ostentano apertamente: cosa rispondete a chi vi accusa di essere politicamente ambigui? Inoltre, qual è il vostro rapporto con gli ultras del Bari?
Partecipazione, aggregazione e repulsione verso qualsiasi forma di lucro: erano questi i capisaldi che univano quegli stessi ragazzi, che iniziarono a concettualizzare il calcio in una forma diversa rispetto alla precedente, maggiormente collettivizzata e omnicomprensiva. Squadra, staff tecnico, società, tifoseria: tutti i partecipanti al progetto curano questi aspetti, settimanalmente, riunendosi in assemblee che si tengono sugli spalti del campo “Lovero” di Bari-Palese. L’ Ideale Bari nasce, in buona sostanza, per rafforzare il concetto che lo sport è un diritto di tutti, e soprattutto che il calcio non è un interesse di pochi (e speculatori), ma di chiunque lo ami. In tal senso, si manifesta il nostro rapporto con la “politica” : il nostro non è sicuramente un progetto politico ma non crediamo di aver mai assunto comportamenti discutibili. Benché il gruppo fondatore provenga dalla curva nord, sono entrate in pianta stabile nel progetto individualità che al San Nicola non hanno mai messo piede ma che hanno visto nell'Ideale Bari la semplicità dello sport popolare basato sull'anticapitalismo di fatto; sulla nostra gradinata non è ammesso nessun tipo di comportamento razzista; siamo rispettati da realtà di calcio popolare apertamente politicizzate. Siamo ultras, non abbiamo bisogno di etichettarci in altra maniera o di dichiarare altra appartenenza. Anche il nostro rapporto con gli Ultras Bari è buono: compatibilmente agli impegni “calcistici” e non, vengono alle nostre partite e ci supportano.
Probabilmente la vostra è una delle realtà di calcio popolare in Italia in cui è più è evidenziata l'attitudine ultras, cosa vuol dire per voi essere ultras di una squadra di calcio popolare? Spesso quando si spiegano i motivi della scelta del calcio popolare, molti accennano alla mancanza di divieti che invece fioccano nel calcio maggiore, eppure voi avete subito dei momenti di repressione e dei divieti di andare in trasferta, ce ne volete parlare, come vi spiegate ciò? Come giudicate il momento del calcio popolare?
Il nostro progetto rientra nel circuito di quelle squadre gestite dai tifosi, come accade a Quarto, Sulmona, Cosenza, Cava de’ Tirreni, ecc. Secondo noi, il calcio popolare sta vivendo una stagione di fervente attività e a tal proposito crediamo sia necessaria una rete di squadre popolari che diventi punto di riferimento per le battaglie comuni che un modo per sostenersi economicamente nelle varie spese che riguardano indistintamente tutte le squadre (palloni, attrezzature sportive, borsoni, …). Noi stessi, abbiamo fondato questo club ritenendo che una squadra gestita dai propri ultras, unici portatori sani di passione e partecipazione, possa essere l’ unica effettiva soluzione per contrastare il fenomeno del calcio business, della speculazione, del dolo e della frode sportiva. Soluzione funzionale, tra l’altro, in quanto ci ha dato, negli anni, la possibilità di portare avanti delle battaglie, non solo con ribellione, ma anche nel “palazzo”, dal “di dentro”, basti pensare ai divieti aggirati di quest’anno, riuscendoci a tesserare come dirigenti accompagnatori ufficiali della squadra, facendo tranquillamente il tifo all’interno degli impianti, come è accaduto qualche settimana fa a Conversano, o come è capitato a Giovinazzo in Coppa Puglia, dove siamo riusciti ad entrare nonostante un provvedimento prefettizio che vietava l’ ingresso alla tifoseria ospite.
Oltre all'aspetto puramente calcistico voi vi siete dati da fare anche in diversi progetti sociali...
In 6 stagioni, l’Ideale Bari ha raggruppato centinaia di persone, di qualunque estrazione sociale, raccogliendo numerosi consensi sia a livello cittadino che nazionale, stringendo rapporti di collaborazione con altre realtà che condividono i medesimi obiettivi. Oltre l’aspetto calcistico, l’Associazione cura numerosi e trasversali progetti, facendo del radicamento territoriale la propria forza: iniziative di beneficenza, cineforum, dibattiti, presentazione libri, istituzione del gruppo donatori “Gabriele Sandri”, sono solo alcune attività portate avanti dai membri del progetto, ogni anno.
Avete incontrato difficoltà nel sostentarvi con l'autofinanziamento? Come sta procedendo questa stagione?
Nella sua storia, l’Ideale Bari ha vinto 2 campionati, e raggiunto un secondo posto in Coppa nella stagione 2014-2015, segno tangibile che anche un calcio fatto di pochi spiccioli, ma puliti e spesi bene, possono dar forma ad un progetto positivo, organizzato e vincente, sia dentro che fuori il rettangolo verde! Attualmente la squadra, al suo secondo campionato consecutivo di II categoria pugliese, è seconda a 6 punti dalla prima, ed è ancora in corsa in Coppa Puglia.
È inutile girarci intorno: probabilmente voi siete al centro di quella che è la prima vera rivalità registrata tra due squadre di calcio popolare, ovviamente ci riferiamo allo Spartak Lecce, volete dirci la vostra in merito?
Riguardo al nostro “rapporto” con lo Spartak Lecce, riteniamo che non potremmo mai avere una rivalità con loro, per il semplice fatto che non sono Ultras. Siamo comunque aperti ad ogni confronto con tutte le realtà di calcio popolare per far crescere questa nuova idea di calcio contro un sistema marcio e repressivo: per noi, dinanzi a leggi che ci vogliono lontani dagli spalti, non esiste campanilismo e sarebbe stupido non confrontarsi. È innegabile che siano nate delle incomprensioni dopo gli incontri tra le nostre squadre, come è innegabile che non abbiano voluto reagire insieme a noi ad una “presunta” repressione.
Che progetti avete per il futuro? Avete intenzione di aprire un settore giovanile?
Per il futuro, in conclusione, abbiamo innanzitutto l’intenzione di crescere, come progetto aggregativo. Sportivamente il nostro sogno è di creare un piccolo settore giovanile, ma c’è bisogno di investimenti e risorse, che al momento non abbiamo : ad ogni modo, cercheremo sicuramente di realizzare questo nostro piccolo-grande desiderio e toglierci qualche altro sfizio in cantiere…Un saluto alla redazione di Sport Popolare e lunga vita al calcio del popolo!
Giuseppe Ranieri