Si yo fuera Maradona
saldría en mondovision
para gritarles a la FIFA
¡que ellos son el gran ladrón!
Manu Chao
Pochi giorni fa l’intero mondo del calcio è stato letteralmente sconvolto da una rivelazione improvvisa, un fulmine a ciel sereno, una di quelle cose che mai ti aspetteresti che fossero possibili: i vertici della Fifa sono corrotti!
Lasciando da parte il sarcasmo, i fatti in breve: all’alba di mercoledì 27 maggio un’operazione dell’Fbi porta all’arresto di sette alti funzionari della Fifa, portati via in modo piuttosto scenografico dall’albergo di Zurigo dove si apprestavano a partecipare al meeting dell’organizzazione che ha poi portato venerdì 29 alla rielezione a Presidente del boss indiscusso del calcio mondiale da quasi un ventennio, Joseph Blatter. Il nuovo mandato dello svizzero è però durato pochissimo: una volta venuto alla luce il coinvolgimento del suo numero due, il segretario generale della Fifa Valcke, in una tangente da 10 milioni di dollari relativa ai mondiali in Sudafrica del 2010, Blatter è stato costretto a dimettersi, nonostante per giorni si sia distintamente avvertito lo stridore delle unghie del 79enne che provava ad aggrapparsi alla poltrona in ogni modo. Lui sostiene di aver lasciato “per il bene del calcio”, ma fonti statunitensi fanno trapelare che Blatter stesso sarebbe indagato dall’Fbi, anche se per adesso non è stata formalizzata alcuna accusa nei suoi confronti. La lunghissima era-Blatter si conclude dunque nell’ignominia, facendo magicamente risvegliare la coscienza civile del mondo del calcio e del giornalismo, che adesso si schierano come un plotone d’esecuzione contro un uomo e un sistema che hanno servito e riverito per quasi vent’anni. I pochi, come il sempre pittoresco Maradona, che hanno costantemente denunciato lo squallido sistema corruttivo che sta alla base del sistema-calcio, devono accontentarsi di un poco esaltante “ve l’avevamo detto”. E così, approfittando di questa ennesima vicenda vergognosa, ancora una volta il mondo del calcio può rifarsi una verginità, così come avviene in casi simili anche nel mondo della politica: abbiamo estirpato le mele marce, adesso sì che il sistema riprenderà a funzionare come si deve. Ma lasciando da parte le mistificazioni, la vera logica che sta dietro a tutto ciò rimane quella delle guerre tra bande: quando viene smantellata una famiglia, ce ne saranno subito altre che combatteranno per prendere il suo posto. E infatti vediamo sgomitare il principe giordano Hussein, Platini e vedremo chi altri, ognuno con il suo codazzo di clienti più o meno fedeli. D’altra parte il calcio con il suo giro d’affari è uno dei fiori all’occhiello del capitalismo globale, proprio a livello di fatturato: pensare che il suo funzionamento possa essere soggetto a regole etiche equivarrebbe a pensare lo stesso del sistema bancario o del traffico internazionale di cocaina. Finché sarà inserito in questo contesto economico, il calcio susciterà sempre appetiti malsani e ciclicamente verrà “sconvolto” da scandali simili, come ogni altro aspetto della nostra società dominato dalle logiche di profitto.
Ma rispetto allo scandalo-Fifa è interessante sottolineare anche l’aspetto puramente geopolitico della vicenda. Nella spartizione di potere e influenza nel mondo del calcio entrano e si mischiano infatti logiche economiche, politiche e strategiche degne delle più avanzate teorie delle relazioni internazionali. C’è da dire che ai nostri occhi di semplici appassionati critici mancano troppi elementi per abbozzare un’analisi documentata, ma alcune riflessioni si possono fare. Innanzitutto è degno di nota il fatto che l’operazione che ha demolito il sistema-Blatter sia stata condotta dall’Fbi, cosa che lascia intendere un’intenzione politica più generale da parte degli Usa di disfarsi di questa cupola del calcio mondiale. A fare da partner politico all’operazione è l’Europa (la Uefa di Platini), schierata quasi del tutto compattamente nel fronte anti-Blatter. Le roccaforti del potere del vecchio dirigente svizzero sono invece le Federazioni di Africa e Asia, le quali gli hanno permesso di essere rieletto pochi giorni prima delle dimissioni. Si nota quindi una certa coincidenza con uno scontro tra “occidente” e “resto del mondo”, e d’altra parte le tangenti intorno a cui ruota lo scandalo non riguardano tanto il calcio giocato, ma proprio il sistema di assegnazione dei Mondiali e la gestione delle Federazioni continentali. Come non pensare, anche a costo di apparire lievemente complottisti, che questa indagine dell’Fbi, pur essendo fatta contro un sistema palesemente corrotto da sempre, scatta proprio nel momento in cui i prossimi due mondiali si svolgeranno in Russia e Qatar, e quindi saranno particolarmente delicati dal punto di vista geopolitico? E se Blatter era il corrotto paladino del Terzo Mondo, cosa ci proporranno al suo posto Usa ed Europa? Qualcosa di meglio? Difficile.
Si può qui cogliere nuovamente l’occasione per fare i complimenti al mondo della stampa e dell’opinionismo sportivo: nessuno ha battuto ciglio quando il Mondiale 2022 è stato assegnato al Qatar, partner dichiarato del fondamentalismo islamico a livello globale. Quasi superfluo far notare che a tacere furono quegli stessi giornali che oggi ci riempiono di incubi favoleggiando di terroristi che si infiltrano nei barconi di migranti. Far fare i Mondiali ai finanziatori dell’Isis invece andava bene, anzi no: Blatter era corrotto quindi adesso i Mondiali in Qatar non vanno più bene. Del resto, il buon giornalista di regime porta sempre acqua al mulino di chi lo paga, la coerenza è solo un optional: se riesci a farcela stare, bene, altrimenti pazienza.
Solo all’inizio del 2016 scopriremo chi avrà vinto in questa nuova faida tra poteri forti del calcio mondiale. L’unica certezza è che vincerà il più forte, il più furbo, il più potente, non certo chi avrà le proposte migliori per sviluppare il gioco del calcio in tutto il pianeta. D’altra parte abbiamo detto che il calcio è uno dei settori di punta del capitalismo globale, e allora come sperare in una rivoluzione nel mondo del calcio se non ci impegniamo a costruire LA rivoluzione, quella vera?
Matthias Moretti